Un terzo dei ricercatori, degli istituti e dei progetti del Cnr, numerosi centri di eccellenza, e aree altamente tecnologiche si trovano nel Mezzogiorno. Qui sono nati anche numerosi spin-off, e si possono contare diversi accordi con università, altri centri di ricerca e imprese. Il Cnr dunque può e vuole essere, anche in futuro, un motore di sviluppo per il Sud. E vuole concorrere al suo rilancio, che si riverbererà in tutto il Paese. Il Consiglio nazionale delle ricerche produce innovazione e può garantire la qualità dei progetti di ricerca, favorire l'integrazione delle politiche delle diverse regioni meridionali, e raccordarle con il resto del Paese e oltreconfine. Potenzialità che gli sono state riconosciute anche dal Ministro dell'economia Giulio Tremonti, che proprio nel Cnr vede uno snodo per il riscatto e il rilancio del Sud. Il prossimo anno, inutile negarlo, sarà più difficile per via di una contrazione generale dei fondi dovuta alla crisi economica in atto. Ma, soprattutto nel Mezzogiorno, arriveranno ingenti risorse che andranno messe a frutto. Noi abbiamo la capacità e l'intenzione di intercettarle per produrre innovazione e ricchezza, utilizzando la ricerca come cinghia di trasmissione del progresso e del benessere verso la società. E' nelle nostre intenzioni focalizzare gli sforzi nei settori delle tecnologie avanzate, dell'efficienza energetica, della tutela ambientale, delle metodologie innovative per il made in Italy, dell'agroalimentare e nella produzione di farmaci biotecnologici. La legge finanziaria, il riordino degli enti di ricerca e la nostra capacità di fare rete tra i vari istituti e discipline, oltre che con le altre realtà scientifiche, sono solo alcuni dei tasselli su cui si giocherà nei prossimi mesi la partita per un migliore futuro del Cnr, del Mezzogiorno e del Paese. Spetta a noi cogliere tutte le occasioni al meglio.