Recensioni

Luce sull’invisibile

Copertina del libro Invisibilità
di Gaetano Massimo Macrì

Un mito della fantascienza sotto le lenti del telescopio, “Invisibilità” (Apogeo) prova a fare chiarezza partendo da semplici domande: quanto è reale la possibilità di essere invisibili, al di là delle sue suggestive narrazioni? Cosa dice la scienza al riguardo?

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Accade, talvolta, che la fantascienza anticipi la realtà. Non deve stupire, certe idee una volta messe in circolo e rese disponibili si stratificano nella memoria collettiva, di cui si nutrono tutti, scienziati compresi. Il ricercatore si ritrova, così, a formulare teorie che spiegano l’impossibile. Il concetto dell’invisibilità, da questo punto di vista, è un esempio calzante. Il saggio di Gregory J. Gbur, “Invisibilità” (Apogeo) ripesca le pagine dei narratori del fantastico, che hanno il merito di aver concepito dispositivi per l’invisibilità e, in parallelo, ricostruisce l’altra faccia della medaglia, quella razionale, rappresentata dai tentativi compiuti dalla scienza di indagare la prospettiva di rendere reali quei dispositivi.

Si tirano le fila di due storie, in cui si passa dalle finzioni romanzate, a tratti romantiche, alle analisi severe della luce e della materia. Il quadro che emerge con chiarezza - indubbiamente il merito dell’opera - delinea l’evolversi dell’idea, già cara ai greci - pensiamo all’elmo dell’invisibilità usato da Perseo contro Medusa - che riflettevano su vantaggi e svantaggi del potere di essere invisibili.

La rapida evoluzione di scienza e tecnica ha accorciato le distanze tra quello che poteva sembrare, prima, un futuro immaginato e, oggi, un presente possibile. “Con l’ampliarsi della conoscenza del mondo naturale, era inevitabile che qualcuno provasse a immaginare se l’invisibilità fosse possibile rispettando i vincoli delle leggi naturali”, osserva Gbur, che sottolinea come “non fu uno scienziato a porsi per primo questa domanda, però, ma un autore di fantascienza”. Si riferisce a un racconto di Fitz-James O’Brien del 1859 che, per primo, assume un approccio scientifico sull’invisibilità. “Si fa riferimento a due dei fenomeni dell’ottica osservati sperimentalmente da più tempo: la legge della riflessione e la legge della rifrazione, entrambe discusse nella stessa epoca in cui lo Pseudo-Apollodoro ricamava poeticamente sulle imprese di Perseo”.

Il libro procede intrecciando sempre le letture fantastico-letterarie con le spiegazioni scientifiche degli stessi fenomeni. Interessante la “Invisibibliografia”, una raccolta di tutti i classici racconti sull’invisibilità, in ordine cronologico. Gli appassionati di fantascienza avranno modo di ripercorrere momenti chiave del loro genere preferito, scoprendo, d’altra parte, le meraviglie della scienza, la storia di una ricerca - e qui la faccenda è non meno avvincente - per comprendere “che cosa vibra nella luce?”. Là dove il romanziere si ferma, lo scienziato riesce a ottenere una risposta migliore.

Ne viene fuori un saggio che può appartenere a una sorta di ‘”Letteratura dell'immaginazione scientifica”. La lettura principale rimane quella di un testo che riflette su questioni di fisica e ottica. Le citazioni dei romanzi fantastici sono un supporto per raccontare le teorie scientifiche e, ammettiamolo, sono necessarie per rendere più scorrevole il contenuto.

In una lettura alternata, fra scienza e fantascienza, si ha l’impressione di come il tutto si possa ricongiungere, esattamente là dove la realtà supera la fantasia, quando, cioè, si comprende che uno strumento per l’invisibilità si potrebbe costruire. A questo punto è inevitabile un’altra domanda: a che pro tutto questo? La risposta, riportata da Gbur, di uno scienziato come David Schurig, (“potreste voler mettere un mantello sulla raffineria che vi blocca la vista della baia”), ha il sapore da fanta-romanzo. E qui il cerchio si chiude. In fondo, anche uno scienziato ha bisogno di fantasia e può far ricorso ai processi creativi per il proprio mestiere. La scienza è legata al risultato, ma un ricercatore chiuso in laboratorio sa bene, come sosteneva Einstein, che in alcuni casi l’immaginazione possa essere più importante della conoscenza nuda e cruda. Le stesse acute osservazioni, che probabilmente hanno portato alcuni a immaginare un mantello dell’invisibilità, hanno portato altri a studiarne la realizzazione.

In conclusione, il libro prende congedo dal lettore con il vecchio stile di certi manuali: “Come creare un vostro dispositivo per l’invisibilità”. Operazione complessa che ci vede forse ancora lontani dalla fabbricazione di mantelli per celarsi. E allora, la domanda che tutti si pongono avrà mai una risposta? “Restano da superare molte difficoltà, per implementare mantelli per qualsiasi tipo di onde, ed è possibile che non si riuscirà mai a superarle completamente”. Per il momento, rimane la dimostrazione teorica e un bel po’ di fantasia. 

Titolo: Invisibilità
Categoria: Saggio
Autore/i: Gregory J. Gbur
Editore: Apogeo
Pagine: 240
Prezzo: 24,00

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