Spazio al femminile

Il 30 novembre 2014 Samantha Cristofoletti, capitano dell'Aeronautica militare, raggiungerà la Stazione spaziale internazionale a bordo di un Sojuz e sarà la prima italiana a volare nello spazio. Prima di lei poche altre donne hanno vissuto questa straordinaria esperienza: rispetto agli uomini sono 45 contro più di 450.

Di questa discriminazione di genere parla la docu-fiction 'No gravity' di Silvia Casalino, ingegnere dell'Agenzia spaziale francese Cnes col desiderio di andare in orbita: irrealizzato dopo che la sua domanda a un bando per astronauti dell'Agenzia spaziale europea (Esa) non è stata accolta. Prendendo spunto dalla propria delusione, Casalino dà voce ad alcune protagoniste delle imprese spaziali, spesso vittime di discriminazioni nel difficile percorso che porta i pochissimi selezionati a volare nello spazio. Una pellicola di attualità, che esce in un momento di grande interesse da parte del pubblico internazionale verso queste imprese, a seguito del recente atterraggio di Curiosity su Marte, la sonda della Nasa, progettata per andare a caccia delle tracce di vita su Marte.

La prima a prendere la parola è Donna Haraway, autrice del 'Cyborg manifesto', un documento stilato alla fine degli anni '80 contro la società 'patriarcale', che propone un'alternativa 'futurista', in cui i corpi abbiano innesti di hardware e diano vita a 'tecnomostri mitologici', in parte esseri umani e in parte robot, ma senza genere sessuale.

A seguire, Francoise Bories tecnologa del Cnes fino al 2004 e prima donna inviata in missione nella Guyana francese, che riferisce delle diffidenza e perplessità percepite da parte dei colleghi maschi sulla sua presenza nella base di Kourou. È poi la volta di Claudie Haigneré, prima e unica europea a viaggiare nello spazio: dopo un addestramento di 10 anni nel centro di Star City di Mosca volò due volte - nel 1996 e nel 2001 - con lo shuttle Soyuz. Haigneré elenca le tre esperienze più entusiasmanti vissute in orbita: l'assenza di gravità, vedere dall'oblò la Terra "fragile, lontana e magnifica", poter condurre una cooperazione "multiculturale, multigenere, diversificata per approccio scientifico".

Non poteva mancare la Cristofoletti, che Casalino raggiunge al Centro europeo di addestramento, a Colonia. Un incontro emozionante: "Mi lascia indossare la sua uniforme e provare l'equipaggiamento per simulare l'attività extraveicolare... Per la prima volta nella mia vita - e forse la sola e l'ultima - mi sento come nello spazio". Da Colonia a Mosca, dove lavora dal 1958 Adyla Kotovskaya, componente dello staff che preparò il lancio del primo Sputnik sovietico con a bordo la cagnetta Laika. Solo nel 1963, spiega Kotovskaya, le donne fecero la loro comparsa con Valentina Tereshkova, che però poté partecipare solo dopo avere accertato che il volo non avrebbe compromesso la sua capacità di procreare.

Gene Nora Jessen, una delle donne che ha partecipato al Mercury 13, ricorda che la Nasa dal 1958 al 1963 ha addestrato 13 donne per un progetto che, malgrado le buone risposte ai test, fu annullato, riservando la missione agli uomini. A concludere, la testimonianza di Mae Carol Jemison, prima astronauta di colore, a bordo della missione Space Shuttle Sts-47.

In 'No gravity', opera prima della Casalino in veste di film-maker, vengono montate in forma di storie parallele immagini della stessa regista mentre si allena per la selezione dell'Esa, interviste e fotogrammi storici, come quelli della Kotovskaya con Laika, della Tereshkova e la celebre sequenza del decollo tratta dalla pellicola di Fritz Lang 'Una donna nella Luna'.

La scheda

Titolo: No gravity

Regia: Silvia Casalino

Cast: Donna Haraway, Francoise Bories, Claudie Haigneré, Samantha Cristofoletti, Adyla Kotovskaya, Gene Nora Jessen, Mae Carol Jemison