Saggi

Modernità, progresso e avvenire? Nella nebbia

di Marco Ferrazzoli

Tre volumi ci possono aiutare nella riflessione sulla crisi dell'idea di futuro: “Declino e tramonto della civiltà occidentale” di Giuseppe Bedeschi (Rubbettino), “In difesa della modernità” di Alain Touraine (Raffaello Cortina) e “Il tramonto dell'avvenire” di Paolo Franchi (Marsilio). Sembra di poter concludere che “del domani non v'è certezza”

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“Non c'è più il futuro di una volta”, si usa talvolta dire, con facile battuta, a intendere che la modernità è diventata un ossimoro, che le percezioni pessimistiche e gli atteggiamenti depressi prevalgono, che singulti tecnologici e innovativi si accompagnano a scetticismi e posizioni (di segno ideologico opposto) oggettivamente retrograde, per esempio sulla conoscenza e sulla ricerca scientifiche, che nell'immenso calderone dell'overload informativo cui sempre meno riusciamo a sottrarci (di orientarcisi pare non si dia nemmeno l'ipotesi) si mescolano informazioni e affermazioni di segno opposto che rendono impossibile tracciare una linea almeno previsionale, tendenziale verso il domani. E poi, come dicono gli economisti, a buona ragione dopo non averci informato della crisi economica del 2008, “fare previsioni è difficile, soprattutto sul futuro”. Un'altra battuta facile.

Il tema è però tutt'altro che divertente o risolvibile con un aforisma, è anzi complesso e investe studi molto articolati che partono dal passato, cioè dagli ultimi secoli nei quali abbiamo conosciuto un'accelerazione e dei balzi in avanti formidabili, ideologicamente e applicativamente, passato che va però studiato con la capacità di associare il massimo rigore scientifico nella storiografia alla intuizione storico-filosofica giusta, al fine di capire non solo “dove”, ma “se” stiamo andando. Sull'Almanacco della Scienza ci siamo occupati diverse volte del tema, recensendo volumi come quelli di Vulpiani e GammaitoniIaquinto e TorrengoBergerAttaliBignami e BellonCompagnonCadelo e PellicaniBoniAltini, citando quelli di Arjun Appaduraj (“Modernità in polvere”), Peter Wagner (“Modernità, comprendere il presente”) e tanti altri.

L'argomento ci appassiona, interessa e coinvolge direttamente per almeno tre ragioni. La prima è che un presente che vive senza un'idea di futuro non è un problema esistenziale esclusivamente per i giovani, la seconda è che buona parte di questo pericoloso agnosticismo inficia il rapporto tra la ricerca scientifica, l'innovazione tecnologica e la società articolata nei suoi vari pubblici e stakeholder. La terza è quella ovvia, attuale, cioè che la pandemia ci ha travolti a livello sanitario, sociale ed economico, costringendoci a pensare un “domani” in termini molto concreti e immediati, con tutti gli inevitabili contrasti (aggravati dalla mancanza di riflessione culturale della quale stiamo dicendo).

Recentemente sono usciti tre interessanti e stimolanti volumi sul tema, anche se in nessuno dei titoli compare la parola futuro ma quelle di “modernità”, “progresso” e “avvenire”. “Declino e tramonto della civiltà occidentale” (Rubbettino) di Giuseppe Bedeschi, emerito di Storia della filosofia alla Sapienza Università di Roma potrebbe apparire un semplice saggio sulla “filosofia della crisi” che ha prosperato nel XIX e XX secolo: in realtà è molto di più poiché, grazie anche a un'impostazione lineare, storico-cronologica, e a un'accorta misura nell'approfondimento degli autori trattati (Hegel, Marx, Saint-Simon e Comte, Burckhardt, Weber, Freud, Ortega y Gasset, Nietzsche, Spengler, Heidegger, Aron e altri), mediante la selezione di passi altamente significativi, mostra proprio l'intreccio ineludibile tra la convinzione e la negazione rispetto a un principio ispiratore e a un fine ultimo del divenire storico. “In difesa della modernità” (Raffaello Cortina) di Alain Touraine esprime invece evidentemente, sin dal titolo, una posizione molto netta, che il sociologo dell'Ecole des hautes etudes di Parigi deriva, per sua stessa ammissione, da Joseph Stiglitz, Nobel per l'Economia, e dai suoi volumi quali “La grande frattura”.

Pur nella loro diversità, i due volumi concordano nell'evidenziare come la ventata fiduciosa e ottimistica portata dai cambiamenti e avanzamenti avvenuti con l'industria, la meccanica, i motori, la medicina, la longevità, la maggiore e migliore alimentazione, l'aumento di ricchezza disponibile, i mezzi di comunicazione, abbiano dovuto fare i conti (talvolta sembrerebbe perdendoli) con le controindicazioni che li hanno caratterizzati, disuguaglianza sociale e impatto ambientale in primis, e con la secolarizzazione religiosa, che da requisito progressista ha finito per trasformarsi in un indifferentismo genericamente demolitorio. Si arriva così al terzo volume che entra in un dettaglio molto “georeferenziato”: “Il tramonto dell'avvenire” (Marsilio) di Paolo Franchi, giornalista che da sempre ha battuto i “Palazzi” governativi e parlamentari. Al di là dell'aspetto politologico, che in questa sede non ci compete, l'intuizione portante del titolo sembra in effetti conseguire coerentemente da quanto finora detto. Al di là del processo fiduciario verso i partiti, dagli errori che la sinistra come la destra possono avere commesso dalla metà del '900 in poi, per una cultura politica che aveva fatto della promessa di un futuro preciso la propria linea e base, il processo di crisi del domani è un elemento determinante. Più che illuminato dal sole, secondo molti osservatori, l'avvenire è confuso da nebbie.

 

titolo: Declino e tramonto della civiltà occidentale
categoria: Saggi
autore/i: Bedeschi Giuseppe 
editore: Rubbettino
pagine: 146
prezzo: € 15.00

titolo: In difesa della modernità
categoria: Saggi
autore/i: Touraine Alain  
editore: Raffaello Cortina
pagine: 306
prezzo: € 26.00

titolo: Il tramonto dell'avvenire
categoria: Saggi
autore/i: Franchi Paolo  
editore: Marsilio
pagine: 415
prezzo: € 19.00

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