Omero, la realtà a portata di tatto
Realizzato da un team di ricercatori dell'Issia-Cnr di Bari, il progetto utilizza un'interfaccia tattile che permette ai non vedenti di conoscere la realtà nei suoi molteplici aspetti
Sfruttando le possibilità del tatto, l'Istituto di studi sui sistemi intelligenti per l'automazione (Issia) del Cnr di Bari ha avviato 10 anni fa il progetto Omero, coordinato da Giovanni Attolico. “Non vedenti e ipovedenti, hanno difficoltà ad accedere alle rappresentazioni virtuali, che di norma prevedono una restituzione su schermo”, spiega Attolico. “Noi abbiamo aggiunto alla modalità standard, quella tattile”.
Il team di ricerca ha lavorato in stretto contatto con il Consiglio regionale pugliese dell'Unione italiana ciechi. “Grazie a questa collaborazione abiamo testato più volte il sistema, ricevendo i feedback riguardo alla significatività dell'interazione tattile, così da migliorarne l'efficacia”. È nato così un sistema 'multimodale' con cui gli ambienti virtuali sono restituiti all'utente attraverso più canali sensoriali. “Omero utilizza contemporaneamente la vista, l'udito e il tatto”, chiarisce Attolico. “L'hardware è in grado di trasmettere all'utente sensazioni tattili simili a quelle che otterrebbe se muovesse la punta di una matita lungo un oggetto fisico nella realtà. Oltre a far sentire che c'è un oggetto, il sistema offre diversi tipi di fruizione tra la punta della matita e la superficie. La ruvidità, per esempio, onde evitare che il non vedente si perda nello spazio, tenendolo vincolato all'oggetto che sta toccando”.
L'ultima versione di Omero presenta una serie di miglioramenti che prevedono effetti tattili editabili dallo stesso utilizzatore, in modo da consentirgli di essere protagonista della realtà rappresentata. “La punta della matita in luogo delle cinque dita, permette di avere una buona percezione delle forme, delle dimensioni, delle proporzioni e, quindi, di conoscere gli oggetti. Il non vedente riesce ad acquisire l'identità degli oggetti, la loro forma, la loro proporzione e ad ampliare la propria esperienza” prosegue lo studioso dell'Issia-Cnr.
“Una persona vedente, anche se posa lo sguardo su un particolare dettaglio di una scena è in grado, con un veloce colpo d'occhio, di cogliere il significato e il senso di quello che sta guardando. Per il non vedente, invece, è possibile toccare anche a lungo un oggetto ignoto senza capire immediatamente con che cosa ha a che fare”. “Per questo i modelli 3D non possono essere presi come tali nel sistema di Omero. Un modello troppo ricco di dettagli travolgerebbe il non vedente con una serie inutile di informazioni e non verrebbe 'digerito'. È preferibile preparare il modello, passando da una rappresentazione schematica della realtà, in cui sia agevole cogliere le forme e le proporzioni, il senso generale anche della struttura tridimensionale dell'oggetto, e solo dopo che questa vista di insieme è stata soddisfatta e acquisita, si possono, via via, aggiungere altri livelli di dettaglio”.
I primi esperimenti sono stati effettuati su modelli geometrici semplici, per poi passare a situazioni più complesse, come gli interni di un appartamento. Nel giro di un quarto d'ora il non vedente è riuscito a conoscere tutti gli spazi che nella realtà avrebbero richiesto più tempo per l'assimilazione. Altri esperimenti hanno riguardato il Castello Svevo di Bari e hanno confermato i risultati.
Fonte: Giovanni Attolico, Istituto di studi sui sistemi intelligenti per l'automazione, Bari, tel. 080/5929441, email attolico@ba.issia.cnr.it