Focus: Divulgazione o deformazione?

ll metodo che ha diviso l'Italia

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di Gianluca Viscogliosi

Basata su asserzioni indimostrate ma promosse da alcuni media, il presunto protocollo Stamina ha alimentato la speranza di tante famiglie di pazienti affetti da malattie incurabili. La vicenda è ora giunta al suo epilogo

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Lo scorso marzo sembra essersi definitivamente conclusa la vicenda che ha visto Davide Vannoni e il metodo Stamina protagonisti di uno dei casi più controversi della storia recente della sanità italiana. È infatti arrivato il patteggiamento di Vannoni a un anno e dieci mesi nel processo per associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata, che lo vedeva coinvolto insieme ad altri tredici imputati. Una sentenza che, a detta del Pm Raffaele Guariniello, ha restituito giustizia e credibilità alla scienza, già in passato compromessa nel nostro Paese da casi analoghi.

“In Italia si presentano con una certa regolarità casi mediatici creati da abili manipolatori di mass media che promettono guarigioni eccezionali per mali inguaribili”. A parlare è Gianluigi Condorelli, dell’Istituto di ricerca genetica e biomedicina (Irgb) del Cnr ed ex direttore del Dipartimento di scienze biomediche del Cnr. “I più eclatanti sono stati il famoso 'siero di Bonifacio’, poi il caso Di Bella e, infine, il più recente caso Stamina. Sono di solito personaggi senza un curriculum scientifico adeguato, alcuni, come Vannoni, nemmeno laureati in medicina”.

Ma in cosa consiste questo metodo tanto pubblicizzato? “Parlare di 'metodo’ è già una contraddizione, in quanto i tentativi di Vannoni e soci avevano tutto tranne che basi metodologiche scientifiche”, continua il ricercatore. "La 'terapia’ si basava su proprietà infondate delle cellule del midollo osseo, che sarebbero consistite nella capacità di differenziare verso qualsiasi tipo di cellule, incluse quelle neuronali. Un processo che da tempo gli staminologi di tutto il mondo stanno tentando di sperimentare con alterne fortune, perché questa peculiarità è esclusiva delle cellule embrionali, ma non delle staminali adulte come quelle del midollo osseo, ammesso e non concesso che quanto Vannoni dichiarava di aver purificato fossero effettivamente tali”.

Un metodo costruito su basi fragili e infondate che si proponeva, negli intenti della Stamina Foundation, di porre rimedio a malattie rarissime e incurabili, come l’Atrofia muscolare spinale (Sma) o la Leucodistrofia metacromatica, ma che prometteva anche importanti e sensibili miglioramenti per patologie più comuni come il morbo di Parkinson. “Una formidabile leva psicologica che è stata forse l’aspetto più inquietante della storia”, spiega Condorelli.

E i mezzi di comunicazione hanno recitato un ruolo fondamentale, ma non sempre per chiarire le cose. In particolare modo il programma televisivo 'Le iene’, ha alimentato con numerose puntate la speranza di quanti vedevano nella terapia di Vannoni la via per salvare i propri familiari, spesso bambini. “Una forza così dirompente da indurre il ministero della Salute ad approvare sperimentazioni che ineluttabilmente si sono dimostrate inutili, se non dannose”, osserva Condorelli in riferimento al decreto, che approvava in via eccezionale le somministrazioni del preparato.

A due anni dall’esplosione mediatica il caso si è sgonfiato, lasciando però dietro di sé le macerie culturali di un paese che paga una fortissima mancanza di diffusione del pensiero scientifico. Quali devono essere quindi le contromisure che possiamo prendere affinché casi del genere non si ripetano? “Occorre far comprendere a tutti che solo con il metodo scientifico, inventato dall’italiano Galileo Galilei, un risultato acquisisce validità e che nella scienza non esiste la bacchetta magica", conclude Condorelli.

Fonte: Gianluigi Condorelli, Istituto di ricerca genetica e biomedicina del Cnr , email gianluigi.condorelli@humanitasresearch.it -

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