Faccende domestiche? Una questione di genere
Un'indagine svolta dal Cnr-Irpps tra i dipendenti degli Enti pubblici di ricerca sulla conciliazione tra vita privata e lavoro durante lo smart working evidenzia che, per le attività domestiche, le donne si sono occupate principalmente di cucinare, pulire e accudire i figli. Gli uomini si sono dedicati soprattutto al disbrigo di pratiche burocratico-amministrative
Dal primo lockdown del 2020, molto è cambiato nel mondo lavorativo. Con l'introduzione forzata del cosiddetto smart working (sw), molti dipendenti hanno trasformato la propria abitazione in luogo di lavoro, decidendo i tempi delle proprie attività sulla base di obiettivi definiti e condivisi con il datore di lavoro. Secondo i dati del Ministero del lavoro al 29 aprile 2020, i dipendenti in sw risultavano essere un milione 827mila, di cui oltre un milione 600mila sono stati attivati a seguito delle norme sull'emergenza epidemiologica. Ma come è percepita e vissuta dai lavoratori questa situazione e come ha influenzato le dinamiche familiari? L'Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali (Irpss) del Cnr di Roma ha realizzato un'indagine finalizzata a comprendere l'influenza dello sw nella divisione dei compiti domestici tra uomini e donne occupati negli Enti pubblici di ricerca (Epr) italiani.
Tramite un questionario composto da ventisei domande, il gruppo di ricerca “Smart working e questioni di genere” ha coinvolto il personale Epr, in prevalenza del Consiglio nazionale delle ricerche e dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, sul tema della conciliazione vita-lavoro durante il periodo di smart working. “L'indagine è stata condotta online sulla piattaforma 'Limesurvey', dal 6 aprile al 10 giugno 2020 e il questionario è stato compilato da 2.721 dipendenti Epr, tra ricercatori, tecnologi, personale tecnico e amministrativo, tutti in smart working durante il lockdown”, spiega Maria Cristina Antonucci del Cnr-Irpps. “Il 65,7% del personale coinvolto ha dichiarato di farsi carico dei figli minori o maggiorenni conviventi o dei genitori/parenti anziani, trovandosi a sostenere un complesso equilibrio tra le esigenze professionali e quelle familiari all'interno della medesima cornice domestica”.
Nell'ambito del questionario, è stato chiesto agli interpellati, suddivisi per genere, se e quanto abbiano prestato aiuto al partner nella gestione del ménage domestico e familiare durante il lockdown. “Il 54,6% degli uomini e il 63,6% delle donne in smart working hanno confermato di aver dedicato il medesimo impegno di sempre nella condivisione delle incombenze legate alla casa e alla famiglia”, continua la ricercatrice. “Tuttavia, entrando nel merito della suddivisione dei compiti all'interno delle coppie, è emerso che pulizie domestiche (73%), preparazione dei pasti (62,8%) e cura dei figli (52,3%) sono le attività che le donne dichiarano di svolgere sempre. Mentre gli uomini si sono per lo più occupati di portare a termine compiti quali il disbrigo di pratiche burocratico-amministrative (58,9%) e la gestione della spesa (51,7%). Pur riguardando un campione con levato livello culturale, come è il personale Epr, la suddivisione dei ruoli familiari resta dunque molto tradizionale, per cui spicca un'attività femminile di cura rivolta verso l'interno del nucleo domestico, mentre rimane appannaggio prevalentemente maschile tutto ciò che riguarda il mondo extradomestico. Questa situazione comporta il rischio per le donne di un maggiore stress, a seguito di un carico di lavoro più intenso e tradizionale nella famiglia. L'uomo, cui vengono affidati carichi burocratici o legati a riparazioni e spese, gode invece di una maggiore proiezione sociale esterna del ruolo familiare e domestico, con la riduzione dello stress legato alla lunga presenza in casa”.
L'esperienza del lavoro agile, pur se condotto in condizioni di emergenza e lockdown, ha lasciato comunque una traccia positiva nella percezione degli intervistati. “Alla domanda se considerassero l'ipotesi di prolungare l'attività lavorativa in smart working dopo la fine della crisi pandemica, oltre il 54% di rispondenti, donne e uomini, ha risposto positivamente”, conclude Antonucci. “Un segnale interessante, che testimonia la capacità dei lavoratori del mondo della ricerca pubblica di sviluppare innovazione sociale nel bilancio tra vita e lavoro”.
Per saperne di più: Cellini, M., Antonucci, M.C, Avveduto, S., Crescimbene, C., Di Tullio I., Luzi, D., Pecoraro, F., Pisacane, L., Ruggieri, R. (2020). Indagine su Smart Working e questioni di genere negli enti di ricerca italiani durante l'emergenza Covid19, CNR IRPPS Working paper, settembre 2020. Disponibile in accesso aperto al link: https://www.movetothecloud.it/irpps/e-pub/index.php/wp/article/view/254
Fonte: Maria Cristina Antonucci , Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali, Roma, email mariacristina.antonucci@cnr.it