Focus: Napoleone

La somatizzazione del potere

Napoleone
di Naomi Di Roberto

Napoleone morì di cancro allo stomaco il 5 maggio 1821. Una patologia nel cui sviluppo è indiziato anche lo stress, fattore comunque all'origine di vari disturbi, sia psicologici sia fisici. Ne abbiamo parlato con Francesca Mastorci dell'Istituto di fisiologia clinica del Cnr

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“Ei fu. Siccome immobile, dato il mortal sospiro”. Inizia così l'ode “Il 5 maggio” che Alessandro Manzoni scrisse in memoria di Napoleone. I dolori allo stomaco, di cui Bonaparte soffriva da tempo, insieme ad altri disturbi tra i quali l'epilessia, si acuirono durante il suo soggiorno sull'isola di Sant'Elena, dove morì il 5 maggio 1821. L'autopsia individuò la causa in un tumore allo stomaco. Colpa dello stress “da potere”, di un'eccessiva ansia alla cui somatizzazione si riconducono spesso malattie come gastriti e ulcere, alle quali viene ricondotta anche la celebre posa napoleonica con una mano poggiata sullo stomaco? Per certo, lo stress influisce sulla nostra percezione del benessere. “Il nostro sistema nervoso è cambiato pochissimo dalla preistoria a oggi e la risposta allo stress, mediata in gran parte dal sistema nervoso, è essenzialmente la stessa di milioni di anni fa. Il problema non sembra però risiedere nella risposta ma nei fattori stressanti, che sono ovviamente cambiati nel corso del tempo”, spiega Francesca Mastorci dell'Istituto di fisiologia clinica (Ifc) del Cnr. “L'uomo moderno ha la capacità di concepire pensieri stressanti che suscitano la medesima risposta fisiologica che viene adottata in caso di reale pericolo. Il problema è quindi l'interpretazione che l'essere umano dà dei fattori stressanti e che, nel corso dell'evoluzione, avrebbe reso lo stress cronico. Questo spiegherebbe perché, secondo uno studio condotto dall'Aisic (Associazione italiana contro lo stress e l'invecchiamento cellulare) e dall'Università Sapienza di Roma, il 70% delle morti in Italia sarebbe dovuto a malattie causate proprio da questi fattori. Inoltre, recenti ricerche attestano come la condizione di stress sia dipendente dal livello culturale della persona, dando l'idea della gravità e al contempo della complessità di questo fenomeno”.

Le ricadute fisiopatologiche possono essere molteplici. “Vi sono circostanze, emozioni ed eventi che colpiscono l'organismo in molteplici forme, determinando patologie connesse al comportamento alimentare, respiratorio, cognitivo, cutaneo, endocrino e che influenzano profondamente l'insorgenza di comportamenti a rischio, quali quelli legati all'abuso di sostanze”, aggiunge la ricercatrice. “Tra le patologie stress-correlate, ci sono le malattie cardiovascolari. La valutazione dello stress, come riportato nell'Interheart Study, rientra tra i parametri valutati nel calcolo del rischio cardiovascolare. Tutto questo crea quindi una via preferenziale per l'insorgenza di patologie come la depressione, il disturbo d'ansia generalizzato, il disturbo post traumatico da stress, oltre a patologie somatiche quali quelle a carico del tratto gastro-intestinale o le cutanee”.

Nel caso di Napoleone, un ruolo non secondario ha giocato senz'altro il fatto che fosse un uomo di potere e avesse di conseguenza grandi responsabilità e numerosi impegni. “Quando si parla di stress va sempre considerata l'endofenotipia, ossia la vulnerabilità genetica multifattoriale verso lo sviluppo di una determinata condizione patologica. Vulnerabilità legata proprio alla natura individuale dell'esperienza stressante. Ecco quindi che alcuni tratti comportamentali si manifestano insieme a specifiche attivazioni cardiovascolari e neuroendocrine, andando a definire specifici profili di risposta”, conclude Mastorci. “Tra questi rientra la figura dell'uomo di potere, persona tendenzialmente ambiziosa, attenta allo status sociale. Tuttavia, qualche anno fa sulla rivista scientifica internazionale Pnas un gruppo di ricercatori dell'Università della California ha dimostrato che all'aumento delle responsabilità corrispondeva una diminuzione dei livelli di stress, senza distinzione di età, sesso ed etnia, probabilmente dovuto all'effetto positivo esercitato dal senso di controllo sui sottoposti. Non si sa se questo sia la causa o l'effetto delle leadership, è possibile ritenere che esistono individui particolarmente adatti a rivestire ruoli di potere. Tuttavia, come già evidenziato dal medico austriaco Hans Selye nel 1973, lo stress costituisce l'essenza della vita, non una condizione patologica dell'organismo e, nel breve termine, ha un effetto motivante, positivo per l'organismo, è la sua cronicizzazione a danneggiare le capacità di adattamento individuali”.

Fonte: Francesca Mastorci, Istituto di fisiologia clinica, Pisa , email mastorcif@ifc.cnr.it -