Telmo Pievani, nel libro “In tutti i mondi possibili” racconta come nell’estate del 1976, Frances Arnold, giovane studentessa di Ingegneria meccanica e aerospaziale di Princeton, in viaggio a Madrid, legge “La biblioteca di Babele” di Jorge Luis Borges ed ha un’intuizione grazie alla quale, nel 2018, vince il Premio Nobel per la chimica.
La biblioteca di Babele descrive un universo immaginario fatto di libri che si possono ottenere combinando, tra loro, i caratteri dell’alfabeto. Questo spazio infinito di possibilità e coincidenze condiziona il pensiero di Frances che, dopo il rientro negli Stati Uniti, si imbatte in uno scritto del grande evoluzionista John Maynard Smith. Egli, a sua volta, immagina una biblioteca simile a quella di Babele, non di libri ma di proteine.
“Le proteine sono intese metaforicamente come dei libri con un codice e gli amminoacidi rappresentano l’alfabeto". L’intuizione geniale che condurrà Frances Arnold al Nobel è stata quella di pensare che un libro già scritto, ovvero una proteina che esiste già, potrebbe cambiare se al suo interno fossero introdotti dei nuovi caratteri, ovvero mutazioni. Frances, ingegnera chimica, prende quindi gli enzimi esistenti in natura e comincia a mutarli diventando la pioniera di una tecnica chiamata "evoluzione guidata".
Questa tecnica innovativa la porta a trovare, ad esempio, un enzima che lavora unendo carbonio e silicio, una combinazione che in natura non esiste oppure carbonio e boro che è una sostanza presente in gran quantità e, quindi, poco costosa. Trova degli enzimi che riescono a lavorare ad altissime temperature o in substrati dove solitamente non lavorano e che la natura si era dimenticata di inventare o, perlomeno, non lo aveva ancora fatto sino a quel momento. Se noi oggi andiamo al supermercato è probabile che un detersivo, un cosmetico, un biocombustibile sia fatto con gli enzimi di Frances Arnold.
Telmo Pievani, dentro le pagine del libro, ci porta alla scoperta di tutte le altre possibili ‘biblioteche’ che la scienza, dopo l’idea di Frances Arnold, elabora; quella DNA, dei virus etc. Salendo la scala tridimensionale ci imbattiamo in ‘biblioteche’ di organismi veri e propri, piante e animali. Lui ce li descrive come morfospazi e si tratta di “giochi combinatori”.
La vecchia idea di evoluzione, ovvero, di un processo di perfezionamento ottimale dove vige la frase “se la natura non l’ha fatto allora non è possibile” viene meno nel morfospazio, quel luogo dove anche Frances ha immaginato enzimi non esistenti in natura e li ha creati. Dimostrando, difatti, che la natura ha delle possibilità intrinseche che può anche non sviluppare ma ciò che è possibile supera di gran lunga ciò che è reale.
“Quello che fino adesso si è realizzato ‘in natura’ è soltanto una piccola parte di tutto quello che potrebbe esistere là fuori e lei lo ha dimostrato procedendo per combinazioni, possibilità e tentativi ed arrivando a creare degli enzimi nuovi che funzionano benissimo", ci dice Telmo Pievani che, oltre a raccontarci la storia di una grande donna, ci dona una riflessione profonda sul ruolo dell’immaginazione nella costruzione della conoscenza umana e da come partendo da un modello mentale, per Frances le infinite combinazioni della biblioteca di Borges, si possa arrivare a vere e proprie scoperte scientifiche. “In natura, dopotutto, l’evoluzione non è altro che un’infinita esplorazione di possibilità”.
Titolo: In tutti i mondi possibili
Categoria: Saggi
Autore: Telmo Pievani
Editore: Cortina Editore
Pagine: 192
Prezzo: 14,00