Focus: Svanire

Ripescare l'identità

Pescatrici dell'isola di Bom Jesus dos Passos
di Roberta Varriale

L’Istituto di studi sul Mediterraneo del Consiglio nazionale delle ricerche supporta le pescatrici dell’isola brasiliana di Bom Jesus dos Passos nella loro attività con l'obiettivo di contrastare la scomparsa delle caratteristiche tipiche locali. Lo racconta la ricercatrice Roberta Varriale, ideatrice di un modulo di formazione con cui le donne locali acquisiscono competenze imprenditoriali

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Grazie ai risultati di una ricerca nel campo delle scienze umane, alla quale ha partecipato anche l’Istituto di studi sul Mediterraneo (Ismed) del Cnr, è stato possibile supportare gli sforzi di una piccola comunità di donne pescatrici brasiliane impegnate nell’inversione del processo di caduta in disuso delle proprie produzioni tipiche e delle tradizioni culturali. Lo scenario di riferimento è l’Isola di Bom Jesus dos Passos in Brasile, un luogo con una lunga storia: colonizzata nel 1624 dagli olandesi, che ne impedirono l’accesso agli schiavi di provenienza africana, fu poi abitata anche da coloni francesi. L’isola ha svolto un ruolo commerciale e ha assunto con il tempo una significativa funzione nel settore dei cantieri navali. Nel 1776, quando André de Carvalho vi costruì la chiesa Nosso Senhor dos Passos, ha ricevuto il suo nome attuale. Queste contaminazioni culturali, unite allo scenario naturale terricolo e marino che la caratterizzano, hanno fatto sì che nei secoli si sviluppassero nell’isola numerose attività legate alla marineria e alla pesca. L’inquinamento da una parte e la privatizzazione delle isole circostanti dall’altra però hanno profondamente cambiato il rapporto della collettività con la terra natia e l’isola dei pescatori, dei marinai e dei maestri d’ascia sta scomparendo.

Alla lotta delle pescatrici per maggiori e più severi controlli sul loro mare, sempre meno pescosi e incontaminati, negli ultimi anni si è aggiunta una serie di investimenti volti a trasformare Bom Jesus dos Passos in un polo di servizi per le isole private che la circondano e in una location turistica con moli a pagamento. La trasformazione del water front ha ridotto l’accesso al mare per i residenti, restringendo le attività di cantieristica e pesca tradizionali, con effetti sulla popolazione, sull’identità e sull’ecosistema del luogo.

Pescatrici

Nei negozi per turisti non c’è spazio per l’artigianato locale; nei ristoranti è prediletta una cucina di tipo internazionale, con ingredienti di importazione. Inoltre, a causa dei prezzi praticati, i servizi sono inaccessibili alla comunità del luogo. Persino i costumi, icona della produzione brasiliana, sono importati, mentre le produzioni locali, nel settore della moda sono vendute solo presso botteghe lontane dal water front e dalle aree di shopping frequentate dai turisti.

La comunità di Bom Jesus dos Passos è destinata insomma a veder soccombere la sua identità e la sua indipendenza economica, ma le pescatrici portano avanti un processo autogestito volto a contrastare, quello che sembra un destino segnato. Tuttavia, gli strumenti a disposizione di queste donne - poco istruite, provate da una vita difficile da sempre indirizzata alla mera sussistenza e insicure rispetto alle loro reali potenzialità - sono limitati.

Barche dell'isola

Per sostenerle, rafforzare il loro senso di appartenenza e supportarle nella crescita delle attività nel settore della pesca, la Regione Sardegna, ha finanziato il progetto “Sostegno al saper fare delle donne”, dell’Organizzazione di volontariato “Amici di Sardegna” che ha l’obiettivo di rafforzare la cooperativa di pescatrici Colonia de Pesca Z-03, attraverso la formazione. Il progetto prevede anche la realizzazione di uno stabulario per il trattamento delle ostriche.

L’Istituto di studi sul Mediterraneo (Ismed) del Cnr partecipa come partner a questo progetto, nel quale è stato messo a punto un modulo di formazione frontale, esercitazioni e confronti volto al consolidamento dell’identità e dell'appartenenza, alla creazione di un brand per le produzioni tipiche con elementi basilari di marketing e di diversificazione produttiva. Le pescatrici sono state coinvolte in tutte le fasi. In primo luogo, è stato somministrato loro un sondaggio per conoscere le caratteristiche delle componenti del gruppo; in seguito, si è lavorato sul senso di collettività, utilizzando esperienze di cooperazione imprenditoriale femminile di successo a livello internazionale. Le pescatrici sono state coinvolte poi nella creazione di un logo, di un marchio e di uno slogan che le rappresentassero. Si è quindi operato un censimento delle potenzialità inespresse, nella lavorazione delle conchiglie, delle stoffe ma, soprattutto, di derivati dei prodotti di pesca vendibili su mercati più ampi. Sono stati girati filmati, scattate fotografie e tutti i contenuti sono confluiti in un nuovo account Instagram attraverso il quale le pescatrici stanno cominciando a farsi conoscere aldifuori della loro isola.

Il progetto è stato accolto con grande entusiasmo dalle donne. Sono coinvolti con Cnr-Ismed anche Dipartimenti di Scienze economiche e aziendali e di Ingegneria elettrica ed elettronica dell’Università di Cagliari, Asecon, i Comuni di Cagliari e di Salvador.

Fonte: Roberta Varriale, Istituto di studi sul Mediterraneo, roberta.varriale@ismed.cnr.it

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