Editoriale

Guidare il Cnr, una sfida

Sono Presidente del Consiglio nazionale delle ricerche da meno di quindici giorni: l'incarico mi è stato conferito lo scorso 18 febbraio dal ministro dell'Istruzione, dell'università e della ricerca, Francesco Profumo, che ringrazio per l'attestazione di stima e il credito che ha riposto in me.  Sono consapevole delle difficoltà del mio mandato, dei suoi limiti, così come dei problemi del Cnr e, più in generale, della ricerca scientifica nel nostro Paese. Ma sono ottimista e fiducioso perché sin dai primi i
di Luigi Nicolais

Così il neo-presidente del maggiore Ente di ricerca italiano Luigi Nicolais definisce l'incarico recentemente conferitogli dal ministro Francesco Profumo. "Sono consapevole delle difficoltà ma sono ottimista e fiducioso. Dobbiamo assumerci la responsabilità del cambiamento. Guardiamo lontano"

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Sensazioni analoghe a quelle provate quando iniziai a lavorare come ricercatore Cnr al Laboratorio di ricerche su tecnologia dei polimeri e reologia di Arco Felice.  Allora il Paese, nonostante le difficoltà politiche ed economiche, riconosceva maggior credito alla ricerca pubblica. Nei ricercatori prevaleva creatività, ottimismo e fiducia. Anche nelle imprese c'era un interesse forte a conquistare tecnologicamente nuovi campi, esplorativi e applicativi. Il sistema delle regole, poi, per quanto già da allor

Sono Presidente del Consiglio nazionale delle ricerche da meno di quindici giorni: l'incarico mi è stato conferito lo scorso 18 febbraio dal ministro dell'Istruzione, dell'università e della ricerca, Francesco Profumo, che ringrazio per l'attestazione di stima e il credito che ha riposto in me.

Sono consapevole delle difficoltà del mio mandato, dei suoi limiti, così come dei problemi del Cnr e, più in generale, della ricerca scientifica nel nostro Paese. Ma sono ottimista e fiducioso perché sin dai primi incontri ho raccolto grande disponibilità, entusiasmo e collaborazione da parte di tutti.

Sensazioni analoghe a quelle provate quando iniziai a lavorare come ricercatore Cnr al Laboratorio di ricerche su tecnologia dei polimeri e reologia di Arco Felice.

Allora il Paese, nonostante le difficoltà politiche ed economiche, riconosceva maggior credito alla ricerca pubblica. Nei ricercatori prevaleva creatività, ottimismo e fiducia. Anche nelle imprese c'era un interesse forte a conquistare tecnologicamente nuovi campi, esplorativi e applicativi. Il sistema delle regole, poi, per quanto già da allora mostrasse vincoli e pesantezze, permetteva maggiore libertà d'azione e decisioni rapide.

Nel corso degli anni, mentre professionalmente attraversavo Cnr, Università, Imprese, Amministrazioni, ho riscontrato, ma anche subito, la progressiva burocratizzazione della ricerca, la perdita di legittimità sociale, le lentezze, il progressivo allontanamento delle imprese, queste ultime attratte più dalla delocalizzazione delle produzioni, dal contenimento dei salari, dall'economia finanziaria che dagli investimenti in ricerca e innovazione.

Ora dobbiamo invertire la rotta, partendo da noi, del nostro Ente, assumendoci la responsabilità collettiva del cambiamento: non ha senso proporci come campioni dell'innovazione e assistere dalla panchina alle trasformazioni.

Dobbiamo liberare le energie dai vincoli di burocrazie miopi e mortificanti, ritrovare il piacere di fare e far fare ricerca, di condividerla, confutarla, migliorarla. Ma soprattutto dobbiamo far riscoprire la voglia di sceglierla come attività lavorativa, possibile e qualificante, perché socialmente riconosciuta e apprezzata, e non mortificata dalle precarietà, dai tempi dilatati per le stabilizzazioni, dai contratti risicati e risibili per importo economico, da fondi insufficienti e apparecchiature obsolete.

Usciamo dal cono d'ombra, siamo dinamici, facciamo rete: con il ministero, le università, le aziende, le amministrazioni regionali, i nostri omologhi internazionali. Adottiamo valutazione, trasparenza, merito. Guardiamo lontano. Sono certo che, insieme, riusciremo a vincere questa entusiasmante sfida.