Focus: Natale

Con i tuoi, con chi vuoi o in solitudine...

Persona sola
di R. B.

A spiegare gli effetti negativi che l'isolamento può avere sul nostro organismo, specie durante le feste, è Elisabetta Menna dell'Istituto di neuroscienze del Consiglio nazionale delle ricerche. Che fornisce anche qualche suggerimento

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Il periodo delle festività natalizie costituisce un’ottima occasione per trascorrere un po’ di tempo in compagnia degli amici e dei propri cari, anche di quelli che non si possono incontrare spesso perché magari abitano lontani, in altre città o addirittura all'estero. Condividere le proprie giornate, incontrando altre persone è senza dubbio bello e ha ricadute positive sul nostro benessere mentale. C’è però anche chi, per ragioni diverse, si trova a vivere questo periodo da solo, a causa ad esempio di un lutto, della fine di una relazione, perché è andato in pensione e ha perso il contatto sociale che aveva al lavoro, perché ha cambiato professione e si sente isolato dai nuovi colleghi, perché si è trasferito. Una situazione che può verificarsi anche da giovani, per esempio all’inizio degli studi universitari lontano dalla propria città di origine. In questo caso, le feste di Natale sono causa di disagio, la solitudine provoca malessere e può contribuire addirittura a veri e propri disturbi.

“La solitudine è un fattore di rischio per il benessere mentale e per la prospettiva di vita, esattamente come il fumo e l’obesità. Numerosi studi scientifici hanno rivelato che l’isolamento sociale è associato a una riduzione della durata della vita e che ha un impatto sull’organismo simile allo stress”, spiega Elisabetta Menna, ricercatrice dell’Istituto di neuroscienze del Cnr. “Se la solitudine diventa una condizione di lunga durata può aumentare lo stress cronico; la conseguenza sono livelli alti di cortisolo, che a lungo produce effetti negativi sull’organismo, ostacolando il sonno e il normale ritmo sonno-veglia. Aumentati livelli di cortisolo sono inoltre correlati a un accresciuto rischio di sviluppare ipertensione e disturbi cardiovascolari, debilitano il sistema immunitario e possono favorire patologie come l’osteoporosi. Le persone sole vanno incontro poi a perdite cognitive più rapide, con un rischio significativamente maggiore di demenza. Al contrario, le interazioni sociali possono favorire un invecchiamento sano e proteggere dalla neurodegenerazione”.

Donna sola

Sentirsi soli di tanto in tanto capita a tutti e non ha effetti sul nostro benessere mentale. Diverso è invece quando lo stato di solitudine dura a lungo o quando si verifica in periodi particolari, come appunto le feste di Natale. “Tra solitudine e disagio psichico si può instaurare un circolo vizioso in cui è difficile determinare qual è la causa e quale la conseguenza: da un lato, infatti, le persone solitarie hanno un rischio maggiore di sviluppare alcuni problemi di salute mentale come ansia e depressione; dall’altro chi ha problemi di salute mentale ha maggiori probabilità di essere più solitario”, chiarisce la ricercatrice.

Varie evidenze scientifiche suggeriscono come solitudine e isolamento siano dei validi predittori di disagio psichico. “Un recente studio longitudinale eseguito nel Regno Unito ha indagato il legame tra solitudine e depressione nelle persone di età pari o superiore a 50 anni e ha confermato che a ogni aumento di un punto sulla scala della solitudine è collegato un aumento del 16% della gravità media dei sintomi di depressione. Questo tipo di solitudine è associato anche a un aumento dei pensieri di suicidio”, continua Menna. “La natura auto-alimentante della solitudine può peggiorare il suo impatto sulla nostra salute mentale: quando siamo soli, è più probabile che ci preoccupiamo, e rimuginare può influenzare il modo in cui percepiamo le cose e gli eventi che ci riguardano. Questo può intrappolarci in un ciclo in cui siamo più predisposti a cogliere segnali sociali negativi, rafforzando così i nostri sentimenti di solitudine”.

Viste le significative conseguenze di questo stato sulla salute mentale, prevenirlo dovrebbe essere una priorità fondamentale per i singoli e per le comunità. Avere una maggiore consapevolezza dei fattori di rischio che l’isolamento implica può aiutare a mettere in atto strategie difensive o compensative prima che i problemi diventino cronici. Per combattere questa condizione “è  importante cercare di svolgere attività che stimolino la mente, tenersi occupati, svolgere un'attività fisica, interagire con le persone che si  incontrano nella vita quotidiana, trascorrere del tempo con gli animali domestici, ma anche utilizzare i social media in modo positivo. Consultare uno psicoterapeuta può aiutare”, suggerisce Menna.  “Ma anche chi non soffre di solitudine può fare qualcosa innanzitutto non giudicando o stigmatizzando chi ne è afflitto cercando di rendere i gruppi cui appartiene accoglienti e mostrando ascolto e comprensione. Più che mai durante il periodo natalizio”.

Fonte: Elisabetta Menna, Istituto di neuroscienze, e-mail: elisabetta.menna@in.cnr.it

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