Cinescienza: Mediterraneo

Dalla storia non si scappa

Mediterraneo locandina
di Emanuele Guerrini

"Mediterraneo" di Gabriele Salvatores racconta l'avventura di otto soldati italiani che, durante la Seconda guerra mondiale, vengono inviati a presidiare una sperduta isola greca. La rottura della radio li confinerà per tre anni in un isolamento fatale. Alberto Guasco, ricercatore dell'Istituto di storia dell'Europa mediterranea del Consiglio nazionale delle ricerche, ricostruisce il quadro storico del film premio Oscar nel 1992

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Seconda guerra mondiale. Otto soldati italiani vengono mandati a presidiare una remota isoletta greca, dove, non trovando nemici da combattere, familiarizzano con i pochi anziani, donne e bambini rimasti a causa del conflitto. Dopo la rottura della radio rimangono isolati per tre anni e non sanno della fine delle ostilità, fino all’arrivo di un aviatore italiano che avverte il comando per farli rientrare in patria. Ma non tutti vorranno tornare. Questa la trama di "Mediterraneo" di Gabriele Salvatores, vincitore nel 1992 del premio Oscar come migliore film straniero e di tre David di Donatello come migliore lungometraggio, sonoro e montaggio.

“Il film si svolge nel mezzo del conflitto, a partire dall'estate del 1941. Gli italiani avevano invaso la Grecia dieci mesi prima, una decisione presa da Mussolini nella pretesa di poter condurre una propria guerra parallela sulle coste del Mediterraneo orientale, rispetto all’alleato Hitler”, spiega Alberto Guasco dell'Istituto di storia dell'Europa mediterranea (Isem) del Consiglio nazionale delle ricerche. “I nostri soldati non erano di certo stati teneri con i locali, anche se il film rinverdisce un po’ il mito degli ‘italiani brava gente’, migliori dei tedeschi perché in fondo più umani. Che è per l’appunto uno stereotipo, duro a morire”.

I protagonisti del film Mediterraneo

I protagonisti del film Mediterraneo

L’invasione della Grecia è una decisione che si rivela perdente. “L’attacco italiano costa vite umane, sconfitte e costringe all’intervento le truppe del Terzo Reich. Solo con il loro arrivo e con il loro supporto la cosiddetta campagna di Grecia ha successo. Fino al 1944, quando il quadro si rovescia grazie al movimento di resistenza greco e soprattutto all'intervento inglese”, prosegue il ricercatore del Cnr. “Poi qui, di solito, la storia della Grecia esce dai radar della percezione pubblica fino al 1966 e al cosiddetto golpe dei colonnelli. Ma è invece una terra di frontiera dell’incipiente Guerra fredda, che si trascina fino alla fine degli anni Quaranta e vede la vittoria della fazione antimarxista”.

I protagonisti del film, come accennato, rimangono isolati e non sanno che la guerra è finita. È possibile che situazioni simili accadano veramente? “Sono noti diversi casi di soldati giapponesi rimasti dispersi nelle isole del Pacifico e convinti solo con molta fatica dai propri vecchi ufficiali che la guerra era terminata. Il caso più noto è quello di Hiroo Onoda, un militare nascostosi nella giungla sull'isola filippina di Lubang, che venne arrestato dopo quasi 30 anni dalla fine della Seconda guerra mondiale, nel 1974. Non so se questi episodi abbiano ispirato gli sceneggiatori della pellicola", racconta Guasco. "Nel caso di Mediterraneo però protagonista del film è un gruppo di soldati italiani non un militare solo e senza contatti umani. Una volta distrutta la radio, tutti vivono in una sorta di sospensione temporale dove la vera assente è proprio la grande storia". 

L'aviatore interpretato da Antonio Catania

L'aviatore interpretato da Antonio Catania

Alla fine del film quasi tutti i soldati tornano in Italia, ma non trovano le opportunità che alcuni di loro immaginavano. “Nel finale due protagonisti si rincontrano molti anni dopo, constatando la delusione di tutte le loro speranze. Un finale un po’ qualunquista, che non rende l’idea degli ‘anni di ferro’ della nascita della Repubblica italiana, della contrapposizione frontale tra Democrazia cristiana e Partito comunista o del processo di stabilizzazione e consolidamento della Repubblica”, conclude Guasco. 

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