Editoriale: Inclusione

Accogliere le fragilità, un “sano egoismo”

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di Marco Ferrazzoli

Il nostro magazine è dedicato al tema dell’inclusione, esaminato con il supporto delle ricercatrici e dei ricercatori del Cnr. Dall’ambito lavorativo a quello della mobilità, da quello sportivo alla disparità di genere. Perché una società migliore per gli ultimi lo è per tutti

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La scelta di dedicare il numero dell’Almanacco della Scienza on line da oggi 12 aprile 2022 all’inclusione è dovuta ad alcune semplici ma importanti ragioni. Il convegno “Accessibilità e mobilità: due parole chiave per l’inserimento lavorativo”, organizzato dall’Unità prevenzione e protezione (Spp) del Consiglio nazionale delle ricerche, che si svolge presso la sede centrale dell’Ente al fine di mettere in comune esperienze organizzative e di ricerca di diverse istituzioni. La natura multidisciplinare del Cnr, che si occupa di queste tematiche nello spettro che parte dalla ricerca fondamentale fino alle applicazioni tecnologiche e con approcci che vanno dall’ingegneria alle scienze biomedicali. L’esperienza della nostra presidente Maria Chiara Carrozza, che ha speso gran parte della sua carriera professionale nella bioingegneria e nella biorobotica, studiando soluzioni a vantaggio delle persone fragili e guidando istituzioni quali la Scuola superiore Sant’Anna e la Fondazione don Carlo Gnocchi. Il lavoro del nostro Ufficio stampa a favore di una corretta comunicazione delle disabilità, alle quali abbiamo dedicato uno speciale del nostro portale e una pubblicazione dal titolo “Il Superdisabile. Analisi di uno stereotipo”.

Non lo ricordiamo certo per vantarci. Al contrario. Agli obiettivi dell’inclusione e dell’integrazione lavorano tante realtà pubbliche e private, nonché tantissime persone. Ma l’impegno a favore degli esclusi è distribuito in modo iniquo, solo che si pensi al peso che grava sui caregiver, quasi sempre famigliari dei nostri concittadini più deboli. È quindi necessario che il sostegno aumenti e si organizzi meglio, cominciando col mettere a fattore comune le risorse dei maggiori stakeholder come il Cnr, l’Anmil o la Rai, solo per citare alcuni tra i partecipanti ai quali il Cnr-Spp ha voluto mettere a disposizione un momento di confronto.

Chiariamo che, per quanto meritevole sia il fine inclusivo, a muoverci è un obiettivo pragmatico e razionale, come è ovvio per un ente di ricerca scientifica: potremmo dire quasi un “sano egoismo”. Una società che agevoli i suoi membri più fragili o un ambiente fisico e umano che integri le persone escluse non sono migliori solo eticamente, lo sono anche praticamente; non lo sono soltanto per chi viene accolto, ma per tutti. Un marciapiede con gli scivoli, non occupati da auto in sosta, un luogo di lavoro dove un disabile possa spostarsi comodamente, un’informazione che faccia spazio ai dimenticati aumentano oggettivamente la qualità di quella strada, di quell’ufficio, di quel mezzo di comunicazione.

Tutto qui. Non intendiamo lanciare proclami roboanti ma rimarcare un messaggio quasi banale. In un periodo nel quale l’orrore della guerra in Ucraina reclama la nostra attenzione e la pandemia ha messo a dura prova la nostra tenuta individuale e collettiva, è bene ricordare che “male non scaccia male”, che i problemi globali non ci autorizzano a dimenticare quelli individuali, che lo sconcerto epocale  non oscura il dovere di volgere lo sguardo a chi ogni giorno rimane indietro, o sotto.

Con questo auspicio, vi invitiamo a leggere il nostro Almanacco. Dove si parla di mobilità sostenibile, ragazzi con condizione autistica, robotica per persone con disabilità e riabilitazione, gruppi e minoranze che subiscono emarginazione sociale, parità di genere, sordità e molti altri temi. Senza pretesa di esaustività, poiché purtroppo le esigenze di inclusione non si esauriscono mai.