L'altra ricerca

C'era una volta... Bisenzio

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di Emanuele Guerrini

Svelare la storia della città 'invisibile’ laziale è l’obiettivo del progetto ideato e coordinato da Andrea Babbi del Römisch-Germanisches Zentralmuseum di Mainz, appena avviato grazie all’impegno economico della comunità scientifica tedesca, della Soprintendenza archeologia e di un team internazionale di ricerca

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Nei pressi dell'odierna cittadina di Capodimonte, sul lago di Bolsena, sorgeva una città etrusca dinamica e fiorente chiamata Bisenzio. A differenza dei grandi insediamenti della costa tirrenica come Cerveteri, Tarquinia e Vulci, il centro di Bisenzio è stato abitato senza soluzione di continuità tra la fine del secondo millennio e gli inizi del V secolo a.C. Poco nota al pubblico e al di fuori della cerchia degli specialisti, resta però ampia memoria della città nei ricchi e articolati corredi funebri conservati nei musei di Viterbo e di Villa Giulia a Roma, oltre che in quelli finiti in diversi musei stranieri.

Lo scorso 13 giugno è stato presentato a Capodimonte l’avvio di un progetto di ricerca multidisciplinare dedicato proprio all’antica Bisenzio e finalizzato a uno studio accurato della città, intesa come sistema complesso (insediamento, suburbio, necropoli), connesso col territorio circostante. Il progetto mira a delineare un quadro archeologico, sociale e storico della città e della società, tra l’età del tardo bronzo e il periodo arcaico. E grazie alla partecipazione di un team di archeologi, geofisici, geologi, antropologi e specialisti di archeozoologia, archeobotanica, archeometria e cartografia digitale svelerà la storia della città 'invisibile’ di Bisenzio.

Lo studio, che durerà tre anni, con possibilità di un'estensione di altri tre anni, è ideato e coordinato da Andrea Babbi del Römisch-Germanisches Zentralmuseum di Mainz, che spiega: “Oggi, grazie all'impegno economico della Comunità scientifica tedesca, della Soprintendenza archeologia del Lazio e dell’Etruria meridionale e di un prestigioso team internazionale di ricerca, è possibile intraprendere una ricerca ad ampio spettro e multidisciplinare, che si avvale delle più avanzate tecniche di indagine non invasive, messe a punto dalla geofisica”.

A parte alcune scoperte precedenti, scavi sistematici hanno avuto luogo tra il 1884 e il 1894. Tra il 1911 e il 1933 si sono concentrati sulla zona a sud di Monte Bisenzio. “Mentre i rapporti pubblicati forniscono informazioni utili sulle tombe e gli arredi funerari, solo una piccola minoranza dei corredi è stata illustrata”, prosegue Babbi.

Dopo la Seconda guerra mondiale, numerosi piccoli scavi sono stati effettuati dalla Soprintendenza per i beni archeologici dell'Etruria meridionale. “Secondo il tipo di sepoltura e gli assemblaggi funerari, le tombe più antiche sono databili ai primi anni del IX secolo a.C., mentre le ultime sepolture etrusche risalgono tra il 500 a.C. circa e l'inizio del V secolo a.C.”, conclude il ricercatore. “Le sepolture più importanti sono state ritrovate in località Olmo Bello, dove tra il 1927 e il 1931 sono state scoperte più di 200 tombe”.

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