Focus: Cinema e scienza

Disaster movie, una passione naturale

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di Federica Fumante

Le catastrofi raccontate sul grande schermo affascinano il pubblico, forse per ragioni ataviche, per l'eco lontana dei disastri ai quali la specie umana è scampata nel corso dell'evoluzione. A spiegare questa attrazione Mario Tozzi ricercatore dell'Igag-Cnr e divulgatore scientifico

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“I 15 minuti iniziali di 'Hereafter' di Clint Eastwood (2010) rimangono impressi a lungo: è la prima rappresentazione realistica e molto verosimile di uno tsunami, per la precisione quello del 2004 nel Sudest asiatico. Il tutto visto dalla parte di una vittima. Se non fosse per l'acqua troppo pulita, probabilmente per ragioni cinematografiche, avremmo la perfetta rappresentazione di come, in caso di maremoto, si venga bombardati da oggetti di ogni tipo e natura e di come non si possa assolutamente governare alcunché: si è in completa balìa della catastrofe”. Così Mario Tozzi, ricercatore dell'Istituto di geologia ambientale e geoingegneria (Igag) del Cnr e divulgatore scientifico, sottolinea il fascino che i cosiddetti 'disaster movie' esercitano sul pubblico. Gli esempi non mancano, basti pensare a pellicole come 'Pompei' (2014), che “è ispirato a un'eruzione che sollecita gli uomini da 2.000 anni e che è stata rappresentata perfino in teatro, oltre che raccontata e recitata decine di volte”.

Gli uomini, dunque, sembrano amare la catastrofi e il cinema che le testimonia. Ma perché? “Le immagini di calamità naturali catalizzano la nostra attenzione al di là dell'aspetto spettacolare o dell'interesse per la scienza e il mondo naturale: c'è qualcosa di atavico, una radice antica che ci obbliga a osservare le cronache dei disastri con il sollievo di averla fatta franca”, spiega Tozzi. Da questo punto di vista, sulla Terra, nessuno è al sicuro e più si è poveri, meno si può stare tranquilli. Ma ad attirarci verso queste opere di fiction non è solo la rassicurazione che, per il momento, l'abbiamo scampata e che è toccato a qualcun altro. È qualcosa di più, forse l'eco lontana delle catastrofi cui siamo scampati quando ci siamo fatti strada nell'evoluzione della vita”.

La nostra origine è stata catastrofica, a qualsiasi scala, dall'Universo alle stagioni della Terra. Terremoti ed eruzioni della Rift Valley africana hanno condizionato l'identificazione dei primi uomini, l'eruzione di Toba ha passato al setaccio l'umanità, omogeneizzandola geneticamente. Siamo, in realtà, figli dei disastri”.

Non meno attraenti sono le estinzioni di massa di altre specie. “La saga di 'Jurassic Park' ha goduto di un successo clamoroso e ha avuto il merito indiretto di risvegliare l'attenzione per una disciplina, la paleontologia, che sembrava sepolta come i fossili di cui si occupa”.

Ma la passione per l'apocalisse riaffiora anche in alcuni aspetti della vita quotidiana. Per esempio quando rallentiamo per vedere cosa è accaduto nella corsia stradale opposta, dove ci sono auto incidentate, luci della polizia e lenzuoli sulle vittime. O quando indugiamo nel servizio del tg per sapere se c'è ancora qualcuno rimasto imprigionato sotto le macerie di un crollo” conclude il ricercatore.

Fonte: Mario Tozzi, Istituto di geologia ambientale e geoingegneria, Roma , email mario.tozzi@cnr.it -

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