Focus: Anniversari

Alluvione del 1966: Firenze ma non solo

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di Valentina Grasso

Il novembre di quell'anno è ricordato soprattutto per l'evento che il 4 del mese sommerse Firenze e i suoi tesori. Ma anche altre aree d'Italia si allagarono. Si poteva prevedere tutto questo? Allora no, ma oggi la meteorologia ha strumenti e conoscenze che ci aiutano ad affrontare meglio simili scenari

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Il 4 novembre 2016 ricorre il 50° anniversario dell'alluvione di Firenze: l'alluvione, per antonomasia, per i fiorentini. In realtà nell'autunno del 1966 il fenomeno, interessò diverse aree del Paese con piogge particolarmente intense. “Le piogge persistenti interessarono anche altre aree d'Italia, come il sud della Toscana, parte dell'Emilia Romagna, l'Umbria e il Nord Est, in particolare Trento, Belluno e Venezia, che furono gravemente colpite”, ricorda Marina Baldi dell'Istituto di biometeorologia (Ibimet) del Cnr di Roma. “A Venezia e dintorni il 4 novembre del 1966 fu il giorno dell'Aqua granda, un'acqua così alta (194 cm) che non si ricordava a memoria d'uomo, e delle nuvole, che sembrava si potessero toccare con la mano per quanto erano basse. Venezia, sferzata da violenti venti di scirocco, venne quasi completamente sommersa dal mare Adriatico in tempesta; nella regione che va dal delta del Po e lungo tutta la costa veneta l'acqua salmastra non riuscì a defluire per molto tempo, con gravi danni all'agricoltura”. Grazie alla cooperazione fra l'allora Centro nazionale fisica dell'atmosfera e meteorologia del Cnr (oggi Istituto di scienze dell'atmosfera e del clima) e il Servizio meteorologico  dell'Aeronautica militare italiana-Itav (Ispettorato telecomunicazioni e assistenza al volo), nel 1967 venne pubblicato dal Cnr un Quaderno della ricerca scientifica nel quale gli autori illustravano in dettaglio l'evento e rimarcavano l'importanza di implementare gli strumenti per la previsione: rete di stazioni a terra, radar, modelli meteorologici.

Nel 1966 in Italia le previsioni venivano realizzate con metodi diversi dagli attuali. Il solo satellite disponibile per l'osservazione delle nubi sul Mediterraneo era l'americano Essa II, il solo radar per la stima della precipitazione in atto era quello dell'Aeronautica militare, presso l'Aeroporto di Roma a Fiumicino, e la rete di stazioni meteorologiche a terra era molto scarsa. I computer avevano una bassa potenza di calcolo, le previsioni meteo si limitavano a bollettini con le rilevazioni delle variabili atmosferiche tra gli osservatori meteorologici sparsi sul territorio e per le previsioni non esistevano modelli meteo sofisticati.

“Oggi, grazie ai moderni sistemi di osservazione e grazie soprattutto alla modellistica atmosferica, la previsione di un evento come quello del 1966 sarebbe più attendibile, dettagliata e tempestiva, come hanno dimostrato alcuni lavori di simulazioni modellistiche sull'evento con risultati molto buoni”, afferma Bernardo Gozzini, direttore del Lamma, consorzio tra Cnr e Regione Toscana. “Oggi, in quella configurazione atmosferica, le previsioni del modello meteo avrebbero portato a emettere un avviso meteo con un livello di allerta massimo, secondo le procedure adottate dal sistema di allertamento della Protezione civile”.

Nel 1966 non esisteva neppure un sistema nazionale di protezione civile come l'attuale, che svolge la sorveglianza meteorologica a livello territoriale ed emana l'allerta meteo. Va detto però che il cambiamento climatico attuale pone alla previsione meteorologica sempre nuove sfide. “Difficili da prevedere sono per esempio eventi come le cosiddette alluvioni lampo (flash floods), sempre più frequenti”, continua Gozzini.

Dei progressi della ricerca dal 1966 a oggi si parlerà al Convegno internazionale 'Le alluvioni del 1966. Le alluvioni di oggi', in programma a maggio a Firenze e organizzato dal comitato promotore del progetto 'Firenze 2016' per celebrare il 50° anniversario dell'alluvione e a cui partecipa anche il Cnr. “Quell'evento alluvionale vide negli anni a seguire un grande sforzo del mondo della ricerca, cui anche il Cnr prese parte, per migliorare sia il monitoraggio sia la previsione, e dette forte impulso anche ad altri settori, quale ad esempio lo sviluppo di tecniche di restauro innovative o lo studio dei fenomeni di erosione del suolo”, aggiunge Antonio Raschi, direttore dell'Ibimet-Cnr di Firenze. Nel progetto Firenze 2016 sono previsti anche incontri con le scuole proprio su questi temi, in cui sono coinvolti i ricercatori dell'Ibimet-Cnr e i previsori Lamma.

Per saperne di più: Comitato Firenze2016: http://www.firenze2016.it/ Convegno : http://www.firenze2016.it/le-alluvioni-del-1966-le-alluvioni-di-oggi-firenze-26-27-maggio-2016/

Fonte: Marina Baldi, Istituto di biometeorologia del Cnr, Sede di Roma, tel. 06/49937680 , email m.baldi@ibimet.cnr.it - Bernardo Gozzini, Consorzio Lamma-Cnr , email ozzini@lamma.rete.toscna.it - Antonio Raschi, Istituto di biometeorologia, Firenze , email direttore@ibimet.cnr.it -

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