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di Alessia Bulla

'Posso ancora dire la mia' è l'iniziativa della Federazione dei logopedisti italiani, lanciata in occasione della 'Giornata europea della logopedia'. Obiettivo principale chiarire dubbi, rispondere a domande e sensibilizzare sui problemi del linguaggio e sull'importanza di una riabilitazione 'su misura'

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Secondo il decreto del ministero della Sanità del 14 settembre 1994, n. 742, “L’attività del logopedista è volta all’educazione e rieducazione di tutte le patologie che provocano disturbi della voce, della parola, del linguaggio orale e scritto e degli handicap comunicativi”. Al fine di sensibilizzare la popolazione sulle difficoltà di comunicazione e sull’importanza della riabilitazione, la Federazione dei logopedisti italiani (Fli), in occasione della 'Giornata europea’ dedicata al disturbo comunicativo neurologico acquisito, ha dato il via all’iniziativa dall’eloquente titolo 'Posso ancora dire la mia’. In cinque giornate, dal 9 al 13 marzo, esperti hanno risposto telefonicamente per chiarire dubbi e dare consigli sui 'problemi di parola’.

Come stimato dalla Fli, sono oltre tre milioni gli italiani affetti da un disturbo comunicativo acquisito, dovuto a lesioni cerebrali non congenite manifestatisi a seguito di malattie degenerative post-natali o nel corso della vita per traumi, gravi disabilità, ictus, encefaliti, meningiti o altre patologie quali afasia, disartria, demenza. Implicazioni specialmente di natura neurologica, che progressivamente portano a un declino del funzionamento cognitivo, colpendo così anche la memoria, l’attenzione, le funzioni esecutive, con conseguenze inevitabili sulla personalità.

In tutti i casi una riabilitazione logopedica è fondamentale. “L’obiettivo è ristabilire la massima autonomia e la migliore qualità di vita possibile di chi è affetto da un disturbo della comunicazione, incrementando la piena partecipazione dell’individuo alle attività di vita quotidiana, tenendo conto del fatto che queste patologie possono lasciare segni e ripercussioni destinati a durare per tutta la vita”, sottolineano gli esperti in neuroscienze Giuseppe Mancini e Rossella Muo.

Grazie alla riabilitazione, la funzionalità verbale, pur non risolvibile, è terapeuticamente migliorabile, soprattutto con i programmi riabilitativi studiati e regolati sul paziente e sulle sue necessità comunicative. L’intervento terapeutico deve essere d’équipe: medici specialistici, operatori sanitari, familiari o care-giver. Ancora più importante è agire in modo tempestivo nel bambino: mentre nell’adulto parliamo infatti di rieducazione, cioè ripristinare una condizione cognitiva precedente, in età infantile si possono correggere disturbi che potrebbero protrarsi con la crescita. Se il bambino a 2 anni ha un vocabolario inferiore alle 50 parole, oppure a 3 anni ha difetti di pronuncia o di articolazione di parole e/o frasi, o ancora, in età scolare ha problemi di inversione di lettere e numeri nella lettura o nella scrittura è opportuno consultare uno specialista, che stabilirà se e come intervenire.

Tiziana Rossetto, presidente della Fli, sottolinea che le giornate di 'Posso ancora dire la mia’ sono state dedicate a tutti “pazienti, medici di medicina generale e specialisti, logopedisti, professionisti sanitari della riabilitazione e/o coloro che normalmente hanno a che fare con la comunicazione, come, per esempio, gli insegnanti, autorità locali e nazionali, la popolazione in generale, perché la parola sia sempre meno un 'disturbo’ e sempre più una reale occasione di comunicazione”.

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