Faccia a faccia

Noi donne? Siamo più competitive

Flavia Pennetta
di Claudio Barchesi

La tennista Flavia Pennetta, numero 22 del ranking mondiale Wta di singolo e in quindicesima posizione nel doppio, ha appena ricevuto il diploma d'onore del Coni per i suoi meriti sportivi con la nazionale italiana di tennis in Fed Cup. Parteciperà ai giochi olimpici di Londra 2012

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Flavia Pennetta, tennista italiana, è nata a Brindisi nel 1982. Alta 1.72 per 58 kg di peso, è stata la prima italiana di sempre a entrare nella top ten del ranking mondiale Wta (2009). Nel 2011 è stata numero uno nella classifica del doppio. Nel 2009 e 2010 ha contribuito a far vincere la Fed Cup all'Italia. Per i suoi meriti sportivi, il 18 aprile 2012, è stata insignita del diploma d'onore del Coni dal presidente Giovanni Petrucci e dal premier Mario Monti. Attualmente è la tennista numero 22 del ranking mondiale di singolo e la numero 15 nel doppio. Il segreto dei suoi successi? "Non lasciarsi mai abbattere dalle avversità".

Quando ha iniziato a giocare?

All'età di cinque anni. Una passione che all'inizio mi è stata trasmessa dai miei genitori, ma che poi è diventata la mia vita. Come spiego nella mia autobiografia 'Dritto al cuore': in casa solo il gatto non giocava a tennis! La famiglia mi ha sempre sostenuto con calore e affetto. Senza di loro non sarei diventata la donna che sono oggi.

Lo sport è stato quindi importante per la sua educazione e formazione?

Fondamentale. Lo sport insegna a rispettare le regole e a fare sacrifici. Inoltre trasmette il valore che ogni sconfitta non è mai definitiva perché ci si può rialzare e affrontare una nuova sfida con più motivazione di prima.

La sua vittoria più bella?

Ce ne sono molte, ma la vittoria sulla Zvonareva agli Us Open 2009, dove ho annullato sei match point, è stata davvero entusiasmante. Il pubblico era in delirio. Un bellissimo ricordo.

Lei, Francesca Schiavone, Roberta Vinci, Sara Errani: le donne italiane sono ai primi posti del ranking mondiale. I maschi hanno più difficoltà.

Noi donne siamo molto determinate e la costanza dell'impegno ci ha ripagate in più occasioni. Tra gli uomini forse c'è meno rivalità e competitività, elementi che in campo permettono di andare dritto per la propria strada, senza guardare in faccia nessuno. Sono tuttavia sicura che il gruppo maschile riuscirà a riemergere.

Serena Williams pesa 12 kg più di lei. Quanto conta la forza fisica nel tennis moderno?

Dipende. La superiorità fisica può contare, ma nel tennis la forza da sola non basta. Deve accompagnarsi a una buona solidità mentale e a una preparazione tecnica adeguata. Inoltre, sotto il profilo tattico, tutti hanno i loro punti deboli.

Come cura la sua preparazione fisica e mentale?

Non seguo alcun metodo particolare: cerco di fare semplicemente cose che mi rilassano, come passare del tempo con i miei affetti. Il corpo di noi atlete è al centro di una preparazione attenta e costante, che ci aiuta sicuramente a curare anche l'aspetto psicologico. Mi alleno di mattina e di pomeriggio sul campo e svolgo anche sessioni in palestra. Il mio allenatore è Gabriel Urpi, conosciuto quando mi sono trasferita in Spagna. Una scelta che è stata molto importante, sia per la vita privata sia per quella professionale.

Quale dieta segue?

Il mio piatto preferito, che poi è anche quello che so cucinare meglio - senza però mai riuscire ad eguagliare quello di mia madre - è la parmigiana di melanzane. La mia dieta è di tipo mediterraneo e bevo moltissima acqua.

Quali sono i suoi hobbies?

In generale quando non gioco o non mi alleno, mi dedico ad attività normali: fare shopping, uscire con le amiche, andare al cinema e trascorrere più tempo possibile con i miei cari. Quando riesco, mi piace anche andare a cavallo.

Che ne pensa della tecnologia nello sport? Meglio il giudizio elettronico o umano? 

L'hawk-eye (dispositivo elettronico che osservando la traiettoria della palla in gioco mostra visivamente il punto di impatto statisticamente più probabile sul campo)  è ovviamente preciso, ma con questo sistema si è sminuito, sfidato e messo in dubbio il ruolo giudice di linea. Prima le decisioni arbitrali coinvolgevano di più il pubblico: un aspetto che potrei rimpiangere, qualora questo sistema venisse inserito ufficialmente in ogni torneo.

A un giovane quale consiglio darebbe?

I sacrifici da fare per ottenere successo nello sport e nella vita sono molti. Non bisogna mai lasciarsi abbattere dalle prime difficoltà, e continuare a lavorare con costanza, divertendosi. Credo poi che il segreto per diventare campioni sia saper rimanere umili, con i piedi per terra, anche dopo le prime vittorie.

Claudio Barchesi