Focus: La Grande Guerra

Ricercatori con la baionetta

Alessandro Della Seta
di Sandra Fiore

Numerosi intellettuali e professori universitari, anche di origine ebraica, parteciparono al conflitto. Uno studio condotto da Massimo Cultraro del Cnr-Ibam tenta di restituire impressioni e motivazioni di protagonisti quali Alessandro Della Seta e Vittorio Macchioro. Le memorie e i documenti lasciati da Corrado Ricci archeologo e storico dell'arte, sono stati invece digitalizzati da Eleonora Maria Stella del Cnr-Icvbc e raccolti ne 'Il 'Carteggio di guerra', testimonianza della difficile azione di salvaguardia del patrimonio artistico e monumentale in quel periodo

 

 

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Quello degli storici dell'arte e degli archeologi in 'trincea' è un capitolo non ancora del tutto esplorato delle vicende della Prima Guerra mondiale. Sono diverse migliaia le figure che vi parteciparono, alcuni anche come volontari, distinguendosi in molti casi per atti di eroismo e congedandosi con alti riconoscimenti al valor militare. Massimo Cultraro, ricercatore dell'Istituto per i beni archeologici e monumentali (Ibam) del Consiglio nazionale delle ricerche, si è messo sui passi di questi intellettuali, attraverso lo studio dei loro taccuini e della corrispondenza privata. “Uno dei contributi più interessanti è offerto da un'ampia categoria di studiosi di origine ebraica”, spiega Cultraro. “Alessandro Della Seta (1879-1944) lasciava la cattedra di Archeologia all'Università di Genova e, all'età di trentotto anni, si arruolava combattendo sull'Asiago, per poi tornare a casa con due croci di guerra. Altri ebrei italiani furono coinvolti in situazioni più drammatiche e sofferte, come Vittorio Macchioro (1880-1958), docente di archeologia all'Università di Napoli, che visse il ferimento e l'abbandono a ridosso delle linee nemiche come un'esperienza interiore che lo portò, a guerra finita, a convertirsi al cristianesimo”.

Alcuni studiosi dopo l'esperienza della prima linea si dedicarono a temi mistici. “Il ripiegamento interiore è il segno di quella 'irreversibile ri-generazione', come è stata definita dallo storico Antonio Gibelli, che lascia al veterano la consapevolezza di una violenta e inarrestabile trasformazione della propria personalità”, continua il ricercatore. “Molti di loro, come lo stesso Della Seta o il noto orientalista Giorgio Levi Della Vida (1886-1997), segneranno il progresso degli studi classici in Italia, facendo spesso menzione dell'esperienza vissuta da giovani sui campi di battaglia. Ci fu anche chi, come l'archeologo veneto Pirro Marconi (1897-1938), ufficiale volontario degli Alpini e pluridecorato, fece tesoro delle conoscenze maturate in guerra: quando nel 1927 cominciò gli scavi di Agrigento, appena assegnato alla Regia soprintendenza di Palermo, fece costruire una linea ferrata Decauville, su modello di quella utilizzata dal genio militare, per facilitare le operazioni di movimento terra e accelerare l'attività di scavo”.

Grande Guerra

Dalle epistole e dai documenti di molti umanisti, alcuni dei quali dipendenti della Direzione generale antichità e belle arti si può ricavare un tassello importante di anni cruciali della storia, come il primo conflitto mondiale. Eleonora Maria Stella dell'Istituto per la conservazione e valorizzazione dei beni culturali (Icvbc) del Cnr ha potuto studiare e valorizzare il fondo cartaceo inedito - composto da sei volumi - raccolto da Corrado Ricci (1858-1934), archeologo e storico dell'arte. “Grazie alla sinergica collaborazione della Biblioteca classense di Ravenna, dove il carteggio è custodito, è stato possibile effettuare un lavoro preliminare di numerazione delle singole carte e la digitalizzazione completa dei volumi, la cui consistenza complessiva consta di oltre mille documenti di varia natura: carteggi, opuscoli, cartoline dal fronte, rassegne stampa”, commenta la ricercatrice. “Il 'Carteggio di guerra' offre uno spaccato inedito del 'sistema delle arti' in Italia, in una fase cruciale della sua storia. Attraverso le esperienze e le testimonianze dirette dei protagonisti istituzionali dell'epoca – ma anche di gente comune, amici, conoscenti, studiosi – entriamo nel vivo degli avvenimenti e comprendiamo la difficile gestione di coordinamento fra il potere centrale della Direzione generale antichità e belle arti e gli organismi periferici di tutela dell'Italia nord-orientale, dal marzo 1915 ai trattati di pace del 1919”.

Fonte: Massimo Cultraro, Istituto per i beni archeologici e monumentali, Catania , email massimo.cultraro@cnr.it - Eleonora Maria Stella, Istituto per la conservazione e valorizzazione dei beni culturali, Monterotondo Scalo , email eleonora.stella@mlib.icvbc.cnr.it -

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