Focus: Autunno

Come d'autunno sugli alberi le foglie 

alberi
di Claudio Barchesi

Finite le vacanze, mentre le giornate continuano ad accorciarsi e arrivano le prime piogge, la spensieratezza dell'estate cede il passo a un umore più cupo. Ma non è solo un fatto di clima: l'autunno ci ricorda in qualche modo il trascorrere inesorabile del tempo

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Alle porte dell'autunno, quando le vacanze sono ormai finite, le ore di luce diminuiscono e si affacciano le prime piogge, può capitare di cadere preda della malinconia. Ma a cosa rimanda il malumore che nasce nell'uomo davanti al cambiamento delle stagioni? "Le stagioni invecchiano in fretta o meglio, come dice Antonio Tabucchi in una raccolta di storie, il tempo invecchia in fretta. Le stagioni nel loro succedersi simboleggiano le fasi della nostra vita, ci danno il senso del tempo che passa e ci inducono a meditare sulla nostra finitudine", spiega Franco Bonaguidi dell'Istituto di fisiologia clinica (Ifc) del Cnr di Pisa.

D'altronde, l'uomo è da sempre afflitto dalla sua condizione mortale, una consapevolezza che tende, nel corso della vita, a nascondere a sé stesso. "Nel suo inconscio l'uomo non può concepire la sua morte. Cerca di ignorarla immergendosi nel lavoro e nelle diverse occupazioni e vivendo il più intensamente possibile", prosegue lo psicologo dell'Ifc-Cnr. "Ma quanto più rimuove il sentimento di questa sua condizione tanto più si allontana dalla natura ed è impreparato a scontrarsi con essa. Nella perdita delle persone care, nell'invecchiamento, nel percepire lo scorrere del tempo, e nella perdita della bellezza del suo corpo l'uomo è indotto a riflettere sulla sua impermanenza".

Bonaguidi ricorda come, in un breve saggio intitolato 'Caducità', Sigmund Freud racconti che un giorno in compagnia di un amico e di un giovane poeta stava facendo una passeggiata in una contrada estiva di montagna in piena fioritura (Freud non ci dice il nome del poeta ma sembra accertato che si tratti di Ranier Maria Rilke): "Il poeta ammira la bellezza della natura intorno ma non ne trae gioia, al contrario ne prova tristezza. Freud si accorge del turbamento del giovane amico e gliene chiede la ragione. Il giovane poeta gli risponde che è diventato triste al pensiero che tutta quella bellezza intorno presto perirà con l'inverno. Freud rovescia l'interpretazione del poeta. Non è la bellezza che perirà ma è l'uomo che scomparirà a causa della sua condizione umana. In quanto alla bellezza della natura, essa ritorna a fiorire ogni anno dopo l'inverno e questo ritorno in rapporto alla durata della vita è un eterno ritorno".

Caducità dunque davanti all'eterno alternarsi delle stagioni: l'uomo, al contrario delle piante, non rinasce in primavera dopo la sua morte e un doloroso conflitto gli impedisce, dunque, di godere pienamente della bellezza della vita. "Vorrei riportare l'esperienza vissuta di un paziente di 68 anni che ha passato tutta la vita facendo il lavoro di tessitore in proprio in un ampio scantinato della sua casa", continua il ricercatore. "Nella ripetitività del suo lavoro e della sua vita, la sua percezione del tempo si altera e si congela in un tempo senza età. Si sente un eterno ragazzo. Poi all'improvviso la scoperta di una malattia. Esce di casa (la sua prigione interiore) in un giorno pieno di sole. 'Per la prima volta, racconta, ho guardato i monti intorno alla mia città e li ho visti bellissimi'. Si sente improvvisamente vecchio e nel sentimento doloroso della perdita incontra di nuovo la vita".

Ogni anno l'autunno ritorna a mostrare i suoi scenari suggestivi, pieni di nuovi colori. La caduta delle foglie diventa l'emblema della nostra condizione. "Si sta come d'autunno sugli alberi le foglie" recita in un unico verso una famosa poesia di Giuseppe Ungaretti. "In questo paesaggio ritroviamo i nostri ricordi, rimpianti, rancori, profumi, silenzi, gioie, tristezza. Tutta la tristezza del tempo perduto", conclude Bonaguidi. "Ma questa tristezza è preziosa se saputa ascoltare. Attraverso essa impariamo un po' a morire mentre impariamo a vivere più vicino al ritmo della natura, che è lo stesso che scandisce la vita dell'uomo: libera la nostra mente e ci rende più vivi, in grado di dialogare con noi stessi e con gli altri in un modo nuovo, di stabilire nuove priorità, di riscoprire gli affetti e i rapporti più autentici".

Claudio Barchesi

Fonte: Franco Bonaguidi, Istituto di fisiologia clinica, Pisa, tel. 050/3152192 , email franco.bonaguidi@ifc.cnr.it 

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