Il segreto della senescenza cellulare
Un ricercatore dell'Istituto di genetica molecolare del Cnr alla guida del team che ha svelato il ruolo dei 'telomeri' nei meccanismi di invecchiamento cellulare. Lo studio pubblicato su 'Nature Cell Biology'
Sono i telomeri - le estremità dei cromosomi presenti all'interno delle nostre cellule - i 'cronografi' dell'inesorabile scorrere del tempo a livello cellulare. Lo svela lo studio 'Telomeri e senescenza' di un team della Fondazione istituto Firc di oncologia molecolare (Ifom), guidato da Fabrizio D'Adda di Fagagna dell'Istituto di genetica molecolare del Cnr (Igm-Cnr). I risultati su 'Nature Cell Biology'.
La ricerca, condotta in collaborazione con studiosi dell'Università di Milano Bicocca e della statunitense New Jersey Medical School, ha permesso di disegnare la 'mappa' delle regioni più indifese del genoma e di mettere in evidenza come queste fragili porzioni di Dna, situate alle estremità, siano implicate nel processo fisiologico dell'invecchiamento cellulare. Qui, infatti, si accumulano lesioni e segni di possibili 'danni genetici' che una cellula può subire nel corso della propria vita, senza che l'organismo provveda a 'ripararli', come invece avviene per altre aree del codice genetico a ogni ciclo di proliferazione cellulare.
"Il nostro Dna viene danneggiato da eventi straordinari come l'esposizione a radiazioni o a diversi agenti chimici e fisici oppure da attività vitali, quali la respirazione cellulare, processo che innesca la produzione di radicali liberi che possono 'rompere' la doppia elica", spiega d'Adda di Fagagna. "In tutti questi casi il Dna viene 'riparato' grazie a un formidabile sistema di protezione su cui si basa l'integrità del genoma. In alcuni punti del genoma però le lesioni non vengono 'aggiustate'; ci siamo chiesti se ciò avesse un nesso con l'invecchiamento e abbiamo riscontrato con l'età un accumulo progressivo di danni in queste porzioni cromosomiche".
La cellula, quindi, leggerebbe il passare del tempo non solo nella 'lunghezza' dei telomeri - come già evidenziato da uno studio di D'Adda di Fagagna del 2003 - ma anche nella loro compromessa integrità. Un processo che, se da un lato segna il deterioramento di tutta una serie di funzioni, dall'altro potrebbe costituire un meccanismo di prevenzione dell'insorgenza di tumori. "Sappiamo che la senescenza cellulare può essere messa in atto precocemente come difesa per 'bloccare' l'espansione di cellule tumorali impazzite", aggiungono Marzia Fumagalli e Francesca Rossiello dell'Ifom, coautrici dello studio. "Ora la sfida è comprendere se e in che modo i danni irreparabili che si accumulano nei telomeri siano in relazione con l'azione degli oncogeni responsabili della trasformazione tumorale e con i tentativi di contrastarla".
Il lavoro di ricerca è stato realizzato grazie al supporto, fra gli altri, della Fondazione italiana per la ricerca sul cancro (Firc), dell'Associazione italiana per la ricerca sul cancro (Airc), dell'Association for International Cancer Research (Aicr), della Comunità Europea, dell'European Molecular Biology Organization (Embo) e di Telethon.
Fonte: Giuseppe Biamonti, Istituto di genetica molecolare, Pavia, tel. 0382/546322 , email direttore@igm.cnr.it