Focus: Conclave

Clausi cum clave' affinché si faccia presto

viglione
di Claudia Ceccarelli

Dell'origine della parola conclave, delle norme generali del raduno dei porporati e di altre curiosità sulla nomina del Papa parla Massimo Viglione dell'Isem-Cnr

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La Cappella Sistina è di nuovo sede di un conclave: l'elezione del successore di Papa Benedetto XVI vi ha radunato 115 cardinali provenienti da varie parti del mondo. Con le sue dimissioni inaspettate, Joseph Ratzinger ha affidato al collegio cardinalizio una decisione importante per il futuro della Chiesa. Ma se nessuno può definire tempi e risultato dell'elezione, il passato ci può aiutare a capire come si sia arrivati a questa procedura.

"La parola conclave nacque a causa della più lunga sede vacante della storia", ricorda il ricercatore dell'Istituto di storia dell'Europa mediterranea (Isem) del Cnr Massimo Viglione. "A Viterbo, dopo la morte di Clemente IV, i cardinali impiegarono ben 1.006 giorni - dal 1268 al 1271 - per eleggere Tedaldo Visconti, che prese il nome di Gregorio X. L'attesa esasperò talmente la popolazione, che i viterbesi arrivarono a segregare i cardinali all'interno del Palazzo dei Papi - clausi cum clave - a ridurre drasticamente il loro vitto e, infine, addirittura a scoperchiare il tetto del Palazzo per indurli ad accelerare la procedura che, peraltro, si trascinò un anno ancora. L'elezione di Gregorio X passa quindi alla storia come il primo conclave".

Numerosi, all'opposto, i casi di conclavi molto brevi. Solo a partire da Pio IX, quelli di due giorni sono stati ben cinque e hanno portato a eleggere Pio IX, Leone XIII, Pio XII, Giovanni Paolo I e Benedetto XVI. Numerosi anche quelli di un giorno appena e, anzi, la norma sono 1-3 giorni.

Le norme generali del raduno dei porporati sono sostanzialmente invariate da quasi un millennio. "Le regole procedurali, in grandissima parte, furono stabilite nell'XI secolo", spiega Viglione, "a seguito della riforma gregoriana, finalizzata a liberare la Chiesa dall'opprimente supremazia imperiale e a rendere più rigida e celere l'elezione. Nel 1562 Papa Pio IV, inoltre, introduce la segretezza del voto".

Fino a Gregorio VII, infatti, "l'elezione papale avveniva tramite cooptazione da parte del precedente pontefice sul letto di morte, elezione da parte della curia romana, acclamazione da parte del popolo di Roma e, in seguito, delle grandi famiglie romane o degli imperatori", continua Viglione. "Dal 1621 i cardinali possono eleggere il papa per ispirazione o acclamazione (accordo unanime per ispirazione dello Spirito Santo), per compromesso (affidando il compito a un ristretto gruppo scelto tra loro) o con votazioni a maggioranza. La bruciatura delle schede utilizzate, effettuata per conservare il segreto, dà la caratteristica fumata bianca, quando viene raggiunta la decisione sul nome del nuovo pontefice, grazie all'aggiunta di paglia, oggi sostituita da sostanze chimiche".

Ora il mondo è in attesa proprio della fumata bianca, con un'emotività aumentata dalle tante incertezze dei nostri tempi e dalla clamorosa scelta del papa emerito. "La rinuncia al Pontificato di Papa Benedetto XVI", conclude Viglione, lascia indubbiamente un segno indelebile nella storia. Pur essendo un evento non nuovo in assoluto, anzi previsto dal diritto canonico, le conseguenze sul futuro della Chiesa non sono ancora prevedibili".

Claudia Ceccarelli

Fonte: Massimo Viglione, Istituto di studi sull'Europa mediterranea del Cnr, Roma, tel. 06/72595217 , email viglione@isem.cnr.it -

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