L'altra ricerca

Gli atenei parlano da vent'anni

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di Paola Scioli

Si è svolto a Roma a novembre il forum 'Le Università che comunicano' organizzato dall'Aicun, l'associazione che riunisce i responsabili di questo settore. Sono interventui esperti e operatori dei media

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Si è svolto a Roma il 5 e 6 novembre scorsi il forum 'Le Università che comunicano: vent'anni di esperienza, le sfide per il futuro'. L'incontro è stato organizzato dall'Aicun in occasione del ventennale della fondazione dell'associazione che riunisce i responsabili della comunicazione universitaria in Italia.

La riflessione su come sono cambiati l'attività e il ruolo dei comunicatori in ambito universitario e sulla professionalità acquisita ha fatto solo da sfondo al dibattito su due temi di stretta attualità: la comunicazione della ricerca e l'utilizzo sempre maggiore da parte delle università dei Social media come strumento di comunicazione a fianco e/o in alternativa agli strumenti di comunicazione tradizionali e agli altri media digitali.  

Partendo dai dati della ricerca sullo stato della comunicazione universitaria che l'Aicun fa periodicamente dal 1993, sono stati evidenziati l'evoluzione e i cambiamenti che hanno caratterizzato le università negli ultimi vent'anni. I partecipanti sono stati sollecitati a fare un'attenta riflessione sui mutamenti, sulle aspettative e sulle sfide future che si troveranno ad affrontare. Questi argomenti, strategici per i prossimi anni, sono stati discussi con relatori di grande esperienza e professionalità, quali Geert Lovink, Andrea Barchiesi, Alma Grandin, Fabio Gasparrini, Cristina Lacava, Francesco Marabotto, Marco Ferrazzoli.

Obiettivo centrale della comunicazione universitaria è sempre di più negli ultimi anni la necessità di migliorare la reputazione degli atenei presso la società civile e il riconoscimento del ruolo fondamentale delle nostre università per la crescita del Paese, soprattutto in un momento di crisi come quello che stiamo attraversando. E per ottenere ciò, gli atenei hanno sempre  più bisogno di manager di grande cultura e professionalità, dotati di creatività e capaci di dialogare con pubblici diversi utilizzando linguaggi specifici, pronti a interpretare le esigenze dei target di riferimento e dei vertici aziendali, in grado di partecipare attivamente alla definizione delle scelte strategiche che ogni ateneo è tenuto a fare in tempi sempre più serrati. Si può parlare pertanto di una nuova cultura della comunicazione che deve promuovere una lettura dell'istituzione universitaria come sistema di relazioni permanenti con molteplici pubblici da raggiungere tramite messaggi condivisi e l'uso combinato di una molteplicità di mezzi (dai mezzi convenzionali a quelli digitali e ai Social media).

L'attività di comunicazione deve poi tenere conto della possibilità - connessa in modo specifico all'evoluzione tecnologica dei mezzi, oltre che al mutato atteggiamento dei vari pubblici e alla molteplicità di fonti di informazione di cui essi dispongono - che questi pubblici hanno di porre in essere propri "programmi" di comunicazione e del conseguente interesse dell'istituzione universitaria a condividere con i pubblici in questione i contenuti degli stessi messaggi. La comunicazione può, dunque, costituire un formidabile mezzo per uscire da una situazione di crisi tramite la proposta eticamente corretta della complessa realtà universitaria come risposta efficace alle specifiche esigenze e aspettative dei pubblici in esame, il che non può che derivare da un effettivo processo di condivisione delle stesse. Il valore della comunicazione, in un approccio di pubblica utilità, è strettamente connesso ai principi di qualità e di trasparenza, principi che la Pubblica Amministrazione del nostro Paese ha da diversi anni posto come obiettivi generali da conseguire, al fine di migliorare il rapporto con l'utente e facilitare l'accesso. In particolare, nel caso della comunicazione universitaria, essa si sostanzia quale approccio strategico essenziale per concretizzare i principi del diritto allo studio riconosciuti dalla nostra Carta Costituzionale.

Paola Scioli

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