Vaccini, sì ma con consapevolezza
Sono la migliore e più diffusa forma di prevenzione verso diverse malattie, nonostante i casi di acquisti di ingenti quantità di dosi inutilizzate e il rischio di controindicazioni all'assunzione
È di qualche settimana fa la notizia della sospensione della somministrazione di 487.000 dosi di vaccini, 175 mila distribuite in farmacia e 312 mila nel circuito delle Asl: il ministero della Salute ne ha disposto l'interruzione a causa di un problema nell'aggregazione delle proteine che avrebbe potuto indurre effetti collaterali e indesiderati.
Il ministro Renato Balduzzi ha garantito che, comunque, il problema dell'approvvigionamento dei vaccini antiinfluenzali non sussiste. Il caso di cronaca ha però rinfocolato le polemiche sugli ingenti oneri delle vaccinazioni pubbliche, già sorte in passato dopo l'acquisto di costose quantità di dosi per il rischio, paventato e non concretizzatosi, di alcune patologie.
"La confusione intorno alle vaccinazioni, a meno che non si parli di quelle dell'infanzia che hanno contribuito alla quasi eradicazione di molte gravi malattie infettive, è grande", ammette Roberto Volpe del Servizio prevenzione e protezione (Spp) del Cnr di Roma. "Alle dichiarazioni ufficiali del ministero della Salute e delle società scientifiche sull'argomento, si contrappongono talvolta i pareri differenti di singoli medici o di associazioni mediche. Persino alcuni operatori sanitari non si vaccinano contro l'influenza, trasmettendo un messaggio fuorviante ai pazienti".
A fronte della necessità della prevenzione, non va comunque sottovalutato l'aspetto economico della questione. "Il tono, con cui vengono prospettati i rischi, talvolta eccessivo nella corsa all'acquisto di milioni di dosi probabilmente incide da parte delle autorità sanitarie pubbliche", prosegue il ricercatore del Spp-Cnr. "Il caso dell'influenza A è emblematico: ai tempi della presunta pandemia erano stati acquistati circa 24 milioni di fiale di vaccini contro il virus H1N1, del quale si prevedeva una diffusione endemica, per un totale di 184 milioni di euro", sottolinea Volpe. "L'allarmismo, così come il vaccino, si è rivelato alla fine inutile: l'attesa pandemia ha fatto una quantità di vittime paragonabile alla normale influenza stagionale e soprattutto tra i lavoratori a contatto con animali, per i quali il rischio di contrarre il virus è sempre alto. L'accordo di prelazione con la casa farmaceutica implicata e le disposizioni dell'Unione Europea hanno provocato in questo caso un notevole spreco di risorse".
Come regolarsi, allora? "Documentandosi, rivolgendosi al medico di fiducia, al farmacista e visitando siti ufficiali per avere notizie certificate", suggerisce l'esperto del Cnr. "Anche contro l'influenza, la scelta di vaccinarsi deve essere consapevole e di buon senso. È auspicabile che i cittadini in sede di vaccinazione vengano informati per iscritto, con dati e statistiche, circa i possibili rischi da reazione che comunque, sono infrequenti".
Talvolta, infatti, si accusano i vaccini di poter provocare malattie croniche, per esempio l'encefalite da anti-morbillo. "In effetti, questo pericolo è di un caso su 10.000, mentre il rischio di encefalite da morbillo è di 1 bambino su 1.000!", precisa Volpe. "Nonostante rischi, talvolta importanti, i vaccini continuano a essere una delle scoperte più importanti in campo scientifico, con un ottimo rapporto costo-beneficio".
Angela Galloro
Fonte: Roberto Volpe, Servizio prevenzione e protezione del Cnr, tel. 06/49937630 , email roberto.volpe@cnr.it -