L'altra ricerca

Errori clinici: sono prevedibili?

medico
di Manuela Costa

Negli ospedali italiani si sbaglia più o meno come in quelli francesi, spagnoli, olandesi e canadesi. È quanto emerge dal primo studio che misura il tasso di incidenza degli eventi avversi e la loro prevedibilità, in un campione rappresentativo di pazienti ricoverati in cinque grandi strutture sanitarie italiane. Lo ha condotto il Centro rischio clinico e sicurezza del paziente della Regione Toscana

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Negli ultimi 10 anni gli eventi avversi in ospedale sono stati oggetto di numerose indagini epidemiologiche, il primo studio italiano che misura il tasso d'incidenza degli errori clinici e la loro prevedibilità è stato pubblicato su 'Epidemiologia & prevenzione', rivista dell'Associazione italiana di epidemiologia. In base alle ricerche effettuate, si stima che negli ospedali nostrani si sbagli più o meno come nelle omologhe strutture francesi, spagnole, olandesi e canadesi: in circa cinque casi su cento.

La ricerca, inoltre, mostra come il 56% dei casi possano essere prevenuti, a patto che si applichino protocolli e linee guida nella gestione del paziente. "Gli 'eventi avversi' derivanti da un errore clinico coprono un'ampia sfera di situazioni, le cui conseguenze vanno dal prolungamento della degenza con necessità di ulteriori terapie all'errore nella somministrazione di una cura senza esito, fino ai casi più gravi, come presenza di disabilità post degenza e, più raramente, decesso del paziente" precisa Riccardo Tartaglia, tra gli autori dello studio e direttore del Centro rischio clinico e sicurezza del paziente.

La metodologia della ricerca si è incentrata sulla revisione delle cartelle cliniche al momento della dimissione, in un campione di cinque strutture appartenenti al Servizio sanitario nazionale, scelte in base a criteri di dislocazione territoriale e complessità. Sono state valutate 7.573 cartelle cliniche, relative a dimissioni del 2008. L'incidenza media di errori rilevata è stata del 5,2%, un livello più basso rispetto al tasso fornito dagli studi internazionali, pari al 9,2%. La distribuzione degli incidenti per specialità è risultata prevalente in area medica (37,5%); la chirurgia è in seconda posizione (30,1%), seguita da pronto soccorso (6,2%) e ostetricia (4,4%).

La prospettiva dello studio non era medico-legale, ma orientata alla qualità e sicurezza delle cure del paziente. "I risultati e gli stimoli dello studio consentono alla ricerca sul rischio clinico di individuare il suo spazio specifico all'interno dell'indagine epidemiologica, dei suoi rapporti con l'analisi organizzativa e la sanità pubblica, con la speranza che questi dati riescano a stimolare le istituzioni sanitarie a interventi urgenti per contenere il numero di incidenti. Senza dimenticare che la medicina non è una scienza esatta e che non tutti gli eventi avversi sono prevedibili", conclude Tartaglia.

Manuela Costa

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