Faccia a faccia

Detti: è nata una stella

gabriele detti
di Claudio Barchesi

Livornese, classe 1994, Gabriele Detti ai recenti Campionati mondiali di nuoto di Budapest ha conquistato un oro e un bronzo. Ma i suoi successi sportivi sono iniziati quando gareggiava nella categoria juniores e sono frutto, come ci racconta, di costanza nell'allenamento e di grande forza di volontà

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Ai Campionati mondiali di nuoto di Budapest, che si sono tenuti lo scorso luglio, Gabriele Detti ha vinto l'oro negli 800, il bronzo nei 400 metri stile libero ed è arrivato quarto nei 1.500, a un passo dal podio. Livornese, classe 1994, Gabriele gareggia per l'Esercito. Nonostante la giovane età, il suo palmares sportivo è già importante: moltissimi i successi conquistati nelle categorie juniores, mentre la prima vittoria 'da grande' è stata agli Europei di Berlino del 2014, con due bronzi negli 800 e nei 1.500. Agli Europei di Londra 2016 ha conquistato un oro nei 400 e un argento nei 1.500 stile libero, due i bronzi olimpici ottenuti a Rio nei 400 e nei 1.500. Agli ultimi campionati italiani assoluti di Riccione ha vinto 200, 400 e 800 stile libero, battendo con 3'43”36 sui 400 il record italiano di Massimiliano Rosolino, che resisteva da 17 anni. Ai mondiali di Budapest, si è anche ripreso il record europeo degli 800, portandolo a 7'40″77. 

A quanti anni ha iniziato a nuotare e dove?

Ho iniziato a Livorno, mia città natale, all'età di 8 mesi.  Si dice che in acqua ridessi e da allora non ho più smesso. La piscina era quella dove lavorava mio zio, che oggi è il mio allenatore: Stefano Morini, il 'Moro'.  Si può dire che ho iniziato ad allenami appena nato.

La famiglia è stata importante?

Molto. A mettermi in acqua sono stati i miei genitori, due persone molto sportive. Mio padre era un vogatore e mia madre correva; fu mio zio però a consigliarli di farmi iniziare il prima possibile, perché “faceva bene”. Ci tengo a dire che i miei genitori, nella mia carriera, pur avendomi sempre seguito, aiutato e accompagnato tutti i giorni in piscina, non mi hanno mai costretto. Li ringrazio davvero e dedico a loro questi successi.

Diventare un campione richiede molti sacrifici?

Sì, ma affrontati sempre con passione. Da piccolo una caduta sugli scogli mi ha costretto a una lunga inattività: sono stato sei mesi ingessato. Per riprendermi c'è voluta tanta forza di volontà, non mi sono arreso e ho ripreso a nuotare con più forza di prima. La rimonta, come si sa, è la mia specialità, non mi arrendo mai. A 17 anni mi è stato proposto di trasferirmi a Roma, per allenarmi al Centro federale di Ostia. Andare via di casa a quell'età non è stato facile, ma sognavo già una medaglia alle Olimpiadi e volevo diventare un campione.

E quali caratteristiche fisiche e piscologiche occorrono?

Tanta voglia di fare e di arrivare lontano. È importante avere anche vicino persone comprensive e buoni amici e avere sempre fiducia in se stessi. Puntare a migliorarsi sempre. Quando per un infortunio ho dovuto rinunciare ai mondiali di Kazan del 2015, sapevo che mi sarei rifatto. 

A scuola come andava?

La scuola è sempre stata la priorità. Mi sono diplomato al liceo scientifico, lo studio veniva prima, poi il nuoto, quindi il divertimento, che per un ragazzo è importante.

Qual è il suo segreto per andare forte su distanze diverse, dai 200 ai 1.500?

Che mi piacciono tutte e mi piace allenarmi. Faccio un allenamento aerobico che si perfeziona e specializza solo con l'avvicinarsi delle gare. Certo, ce ne sono alcune che prediligo. Gli 800 di Budapest sono stati una cosa pazzesca, però i 400 stile libero per me restano la gara più bella in assoluto. La medaglia di bronzo a Budapest su questa distanza mi ha dato una grandissima soddisfazione: è stata una rimonta fantastica, come a Rio.

La sua giornata tipo

Mi sveglio, nuoto, mangio, nuoto, mangio, dormo! Inizio attorno alle 7.15, quando ogni volta mi chiedo “…chi me l'ha fatto fare”.  Poi faccio colazione e verso le 8.30 entro in acqua. Alle 12.30 pranzo, un po' di riposo, poi alle 16.30 palestra; dopo rientro in acqua per il programma pomeridiano. Così tutti i giorni dell'anno. Dopo cena, un po' di televisione e poi a letto e, credetemi, non mi ci vuole molto per addormentarmi.

Cosa mangia un nuotatore agonista?

Qualsiasi cosa capiti sotto la forchetta. Tanta pasta, frutta e verdura. Sono, come tutti sanno, un appassionato del tè freddo, una mia debolezza.

Con Gregorio Paltrinieri siete più amici o più rivali?

Amici. Praticamente viviamo insieme. Abbiamo a lungo condiviso la stessa camera al Centro federale di Ostia e da anni siamo vicini di stanza e di corsia in acqua. Seguiamo gli sport insieme, ci divertiamo molto e non abbiamo mai litigato. Però, io sono interista e lui juventino. Amici, ma anche rivali.

Scienza e sport, un rapporto spesso problematico. Nel nuoto esiste un problema doping?

Mi auguro di no. Mi piace pensare che gareggiamo tutti alla pari. Diversamente, non sopporterei di allenarmi e sacrificarmi tutti i giorni pensando che il mio avversario possa vincere imbrogliando.

I social, la rete quanta parte hanno nella vita di un giovane campione?

Non tantissimo, il giusto. Mi piacciono Instagram e Twitter, che seguo personalmente.

Il futuro: il prossimo obiettivo, un sogno, una certezza

L'obiettivo finora è stato ovviamente il mondiale di Budapest, ho pensato ad andar forte e fare del mio meglio per vincere. Il sogno per il futuro è quello di realizzare tutti i miei sogni. La certezza? La risposta è facile: domani sarò in piscina.

Claudio Barchesi