Se la gita scolastica diventa un viaggio virtuale
L'antica arte della narrazione e l'esperienza digitale possono confluire in una nuova modalità di apprendimento e di educazione alla cultura per gli studenti. Ce ne parla Augusto Palombini, ricercatore del Cnr-Ispc
Il periodo di lockdown e la chiusura per un tempo così prolungato delle scuole hanno certamente rappresentato, per grandi e piccoli, un momento destinato a mutare le abitudini, anche dopo il ritorno alla vita consueta. Per le scuole c'è sicuramente la difficoltà di riprendere quello che è da sempre uno strumento essenziale di educazione alla cultura: le gite scolastiche, le visite a musei, mostre, eventi culturali. “È vero che, proprio in concomitanza con il lockdown, le istituzioni di questo settore hanno sensibilmente moltiplicato e migliorato la loro offerta di materiale online in termini di virtual tour, video narrativi e documentari, applicazioni interattive”, afferma Augusto Palombini dell'Istituto di scienze del patrimonio culturale (Ispc) del Cnr e direttore scientifico del progetto Archeovirtual.
Anche se l'esperienza culturale online non può essere paragonata alle visite in presenza, può comunque costituire un'enorme opportunità, specie per i ragazzi. “Agli albori della diffusione i prodotti multimediali nei musei e sui siti web erano spesso guardati con diffidenza dai responsabili delle istituzioni, perché si riteneva che fossero utilizzabili in sostituzione della visita reale, sottraendo quindi spettatori interessati”, prosegue Palombini. “Oggi possiamo dire che non è affatto così, e che anzi i prodotti multimediali e i musei virtuali vanno visti come apparati di supporto alla visita. Il loro ruolo corretto è proprio di facilitare la lettura di ciò che altrimenti sarebbe difficilmente comprensibile per i non esperti. Insomma, dobbiamo considerare la tecnologia come una sorta di occhiali che ci consentono di vedere in modo più nitido i resti del nostro passato, e non di rinunciarvi”.
Una delle modalità in cui questo effetto si concretizza è proprio la preparazione alla visita. “Attraverso strumenti basati sulle antiche tecniche narrative, come il racconto in prima persona o la narrazione a incastro, e utilizzando contemporaneamente gli strumenti più recenti della tecnologia, come la realtà virtuale, possiamo raccontare le vicende storiche e i luoghi in cui si sono articolate in modo che rappresentino un punto di memoria e di curiosità, stimolando una visita futura”, spiega il ricercatore. “A pensarci bene, non c'è nulla di nuovo in tutto ciò, se ricordiamo quante volte, durante un viaggio, abbiamo forzato i programmi e gli itinerari per la volontà di visitare un luogo particolare, semplicemente perché avevamo letto un romanzo ambientato proprio lì. La caccia alle storie di chi è passato prima di noi è in fondo un'attività profondamente radicata nella natura umana, e i musei virtuali non sono altro che la moderna manifestazione di questo impulso antichissimo”.
La scuola, quindi, ha una straordinaria opportunità: la possibilità di sfruttare le tecnologie, oggi ancor di più a disposizione, per una nuova forma di educazione alla cultura. “Utilizzando gli strumenti messi in rete e le esperienze da remoto sarà possibile suscitare nei più giovani l'interesse, la comprensione e la curiosità, mettendoli in condizione di scegliere autonomamente di visitare un certo museo o un particolare luogo anziché ricordare la gita scolastica più come fuga dalle lezioni che come un 'viaggio d'istruzione'”, conclude Palombini.
Fonte: Augusto Palombini, Istituto di scienze del patrimonio culturale (Cnr-Ispc) , email augusto.palombini@.cnr.it