Editoriale

La scienza come narrativa

Sulla ricerca come romanzo, in senso metaforico ed esistenziale, si è detto e scritto almeno quanto sulla vita come romanzo e sulla vita come ricerca.
di Marco Ferrazzoli

La ricerca non è solo l'arida rappresentazione del dato naturale, è anche il racconto: talvolta più tecnico, altre volte di grande bellezza. Quando gli scienziati sono anche buoni scrittori, o quando un poeta come Lucrezio intuisce la 'natura delle cose', si sublima la nostra cultura. Si abbattono le distinzioni tra antico e moderno, umanistico e scientifico, narrativa e saggistica. Trovate molti esempi nel Focus di questo Almanacco, in cui assieme ai ricercatori del Cnr vi consigliamo alcune letture, estive e non: da Tolkien a Buzzati, Jean Giono, Don de Lillo, Verne, Ovidio, Joyce, Galileo, Darwin, Houellebecq e Wells

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Sulla ricerca come romanzo, in senso metaforico ed esistenziale, si è detto e scritto almeno quanto sulla vita come romanzo e sulla vita come ricerca. Sta di fatto però che da un lato la ricerca scientifica si esprime in forma di racconto: un paper è un testo con cui uno scienziato narra ai suoi colleghi revisori cosa e come ha scoperto, cercando di essere convincente, ancorché in un linguaggio tecnico che bada molto più alla credibilità dei dati e del metodo che non alla bellezza della forma. Ma è anche vero che molti grandi scienziati sono stati degli ottimi scrittori, non solo parlando del loro lavoro a pubblici più ampi in modo divulgativo, ma anche come autori di fiction.

L'elenco è sterminato, citiamo in modo assolutamente casuale. Repubblica pochi anni fa ha dedicato la consueta collana di letture estive allegate al quotidiano a titoli di Craig Venter e Stephen Hawking (i libri del quale, dopo la scomparsa, sono letteralmente esplosi nelle librerie reali e on line). In quell'occasione, il nostro presidente Massimo Inguscio commentò, a proposito del 'De rerum natura' di Lucrezio: “Un grande poeta intuisce molto della natura del mondo”. Già, perché se c'è molta letteratura nella scienza è vera anche la considerazione speculare: la ricerca si ispira talvolta alla poesia e alla letteratura. I libri che riescono a oltrepassare questi steccati tra contenuto scientifico e genere letterario, in realtà, ritornano alle origini dei grandi classici da cui muove tutta la nostra cultura: di recente si è osservato come nella sola Iliade si possano trovare tracce di biologia evoluzionista, fisiologia e scienze naturali.

Queste opere, dunque, hanno la capacità di abbattere le distinzioni tra antico e moderno, umanistico e scientifico, narrativa e saggistica: proprio per questa loro trasversalità hanno, fortunatamente, ancora grande successo. Alla collana di Repubblica, non a caso, ha fatto eco a breve distanza quella analoga del concorrente Corriere della sera, che addirittura utilizzò i fumetti. E solo poche settimane fa la classifica Ibs dei best seller pubblicata su La Lettura era capeggiata da Carlo Rovelli, l'autore del best seller 'Sette brevi lezioni di fisica' (Adelphi), con il suo ultimo 'Ci sono luoghi al mondo dove più che le regole è importante la gentilezza'(Corriere della sera), seguito dalla biografia di Enrico Fermi scritta da David Schwartz, figlio del Nobel per la fisica Melvin, 'Enrico Fermi. L'ultimo uomo che sapeva tutto' (Solferino), volume che abbiamo peraltro avuto il piacere di presentare nella sede centrale del Cnr.

Di esempi, dicevamo, ne possiamo fare infiniti. Molti li trovate nel Focus monografico di questo Almanacco, in cui abbiamo chiesto aiuto ai ricercatori del Cnr per consigliarvi alcune letture, estive e non. Tra gli argomenti naturalistici affrontati attraverso pagine narrative, gli alberi (da J. R. R. Tolkien a Buzzati, a Jean Giono), l'ibernazione con Don DeLillo, con Jules Verne poi c'è solo l'imbarazzo della scelta: trivellazioni e geologia, fondali marini, viaggi spaziali e attorno alla Terra… E poi Ovidio come 'primo ambientalista', le leggi matematiche nascoste nell'Ulisse di Joyce, la capacità narrativa di Galileo e Darwin, il cibo onnipresente in letteratura, un maestro della fantascienza come Wells, il francese Houellebecq autore di due libri intitolati 'Le particelle elementari' e 'Serotonina' (e sempre particolarmente attento ai temi della scienza e della bioetica, come ha confermato commentando di recente sul Corriere della sera la vicenda di Vincent Lambert.

Aggiungiamo qui, velocemente e randomicamente, i nomi di Paolo Cognetti e Paolo Giordano, due degli scrittori più interessanti degli ultimi anni ed entrambi di formazione scientifica. Un romanziere come Tim Parks ha deciso di indagare le scienze cognitive in 'Ma che cosa ho in testa' (Utet). E, solo per accennare alla chimica di cui abbiamo scritto di recente anche sotto l'aspetto letterariotalvolta insolito, un premio Pulitzer come Andrew Sean Green con il suo ultimo 'La via dei pianeti minori' ha reso omaggio ai genitori, entrambi chimici (tra i quali ricordiamo comunque il romanziere-ricercatore Marco Malvaldi). Cosa sarebbe la storia della letteratura senza il Frankenstein di Mary Shelley, o senza 'Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde' di Robert Louis Stevenson, icone, per quanto negative, della scienza e del suo potere di indagare l'ignoto? Alleata e concorrente insieme, in questo, degli artisti, dei poeti, dei letterati. Un altro noto divulgatore come Massimo Recalcati, poi, ha dedicato il suo ultimo saggio proprio a un'antologia dei suoi libri preferiti.

Ultima annotazione, incentiviamo la lettura, soprattutto ma non soltanto tra i ragazzi, per contrastare i fenomeni di analfabetismo funzionale o di ritorno dai quali sembriamo sempre più affetti: il problema è tornato clamorosamente alla ribalta dopo gli esiti deludenti dei nostri studenti alle scorse prove Invalsi. Nei giorni in cui usciamo la Camera dei deputati ha addirittura preso in esame una proposta di legge condivisa e finalizzata a promuovere la lettura: iniziativa sicuramente apprezzabile e opportuna, mantenendo però sempre chiaro che le norme possono incentivare il piacere del libro, sicuramente non imporlo. Anzi, è stata proprio una certa errata didattica che ci ha allontanato dai libri dopo la scuola, come una sorta di – stavolta sì – dannosa vaccinazione.