Vita Cnr

Nella sostenibilità il futuro del tessile

Pecora
di Francesca Gorini

Recuperare la lana di scarto degli allevamenti e trasformarla in elemento cardine di una nuova filiera per prodotti di abbigliamento e arredamento. Questo il tema di un progetto condotto dall’Istituto di biometeorologia del Cnr. I risultati sono stati presentati in un convegno a Firenze

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Ogni anno in Toscana vengono prodotte circa 500 tonnellate di lana grezza, di queste solo una parte è destinata alla produzione di tappeti rustici, filati per maglieria grossolani, riempitivi di materassi, mentre una significativa quantità è considerata materiale di scarto e viene smaltita come rifiuto speciale o indirizzata verso filiere non nazionali.

Con l’obiettivo di dare un nuovo valore a questa risorsa e di verificare una nuova politica produttiva sostenibile di tessuti ottenuti da lane provenienti da razze ovine locali, il Cnr ha condotto il progetto 'Filiera del tessile sostenibile’. Un'iniziativa che ha riunito mondo scientifico, istituzioni e partner imprenditoriali verso la ricerca di nuove soluzioni di recupero della lana locale, a partire dalla costituzione di una filiera locale 'tessile sostenibile’, in grado di coniugare tutela ambientale, valorizzazione del territorio e sostegno al mestiere artigiano.

Allo studio hanno partecipato due strutture del Cnr, l’Istituto di biometeorologia (Ibimet) di Firenze e l’Istituto di ricerca sull’impresa e sullo sviluppo (Ceris), oltre al Centro interdipartimentale di bioclimatologia (Cibic) dell’Università di Firenze, Unioncamere Toscana, Fondazione per il clima e la sostenibilità (Fcs), Old Fashion sartoria e Rs–Ricerca e Servizi di Prato. I risultati del progetto, recentemente concluso, sono stati presentati in un convegno organizzato a Firenze lo scorso marzo, al quale era collegata un’esposizione di capi di abbigliamento e complementi di arredo ottenuti dalla lavorazione di lane grezze toscane 'a Km zero’.

“Da 'onere’ per gli allevatori in termini di smaltimento e ingombro, la lana può diventare una risorsa con risvolti economico-sociali e culturali per i territori: si sviluppano, infatti, filiere che possono generare indotto e occupazione e che, nello stesso tempo, contribuiscono a preservare il bagaglio di competenze e know-how del settore tessile, oggi a rischio di scomparsa, complice la crisi”, spiega Francesca Camilli dell’Ibimet-Cnr. “Oltre al tessile per l’abbigliamento e l'arredamento, sono stati individuati altri settori di applicazione interessanti, come l’agrotessile, nel quale abbiamo sperimentato il possibile utilizzo di dispositivi pacciamanti per il florovivaismo e di ammendanti  del terreno a base di lana in fiocco e triturata”. 

Ma il concetto di 'tessile sostenibile’ deve essere compreso e condiviso anche dai consumatori. “La nostra indagine ha permesso di appurare che solo una minima parte di quanti acquistano capi di abbigliamento in lana considera la sostenibilità un elemento determinante”, aggiunge Elena Pagliarino del Ceris-Cnr. “Occorre quindi lavorare per aumentare la consapevolezza e la conoscenza dei marchi legati al rispetto ambientale”.

Il progetto 'Filiera tessile sostenibile’ ha rappresentato l’ideale prosecuzione delle precedenti iniziative progettuali che dal 2004 vedono l’Ibimet-Cnr impegnato nella rivalorizzazione di risorse tessili locali come lino, canapa, ginestra e ortica.

Fonte: Francesca Camilli, Istituto di biometeorologia, Firenze, tel. 055/3033738