Focus: Napoleone

Ma che campagna d'Egitto

Tell el-Maskhuta
di Giuseppina Capriotti Vittozzi

L'azione militare svolta tra il 1798 e il 1801 ebbe anche un risvolto scientifico: più di centocinquanta studiosi e tecnici documentarono e illustrarono il Paese del Nilo. Inoltre Bonaparte, interessatosi al Canale dei Faraoni, creò le premesse per la realizzazione di quello di Suez. Una missione archeologica del Cnr-Ispc scava nella città di Tell el-Maskhuta, check-point dell'antico canale di cui sono tornati alla luce alcuni resti

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Al fine di creare un diversivo nel conflitto con la Gran Bretagna, Napoleone si volse audacemente ad attaccare gli interessi britannici in Oriente, in particolare in Egitto, con la campagna che si svolse tra il 1798 e il 1801. Tale operazione non fu esclusivamente militare, ma comportò anche un impegno scientifico: la spedizione, infatti, coinvolse più di centocinquanta scienziati e tecnici, i cosiddetti Savants, che avevano l'incarico di documentare il paese del Nilo sia da un punto di vista naturalistico sia archeologico, secondo la visione tipicamente enciclopedica del tempo. Nel 1798, al Cairo venne fondato l'Institut d'Égypte, che doveva essere il centro delle attività dei SavantsIn quegli anni, questi perlustrarono l'Egitto documentando il paese con magnifici disegni e descrizioni, che diedero vita agli splendidi volumi della Description de l'Égypte, un'enciclopedia dedicata completamente al paese dei faraoni, composta - nella sua prima edizione detta Imperiale e pubblicata a partire dal 1809 - da ventidue grandi tomi di testo e immagini. In maniera analitica, i volumi mostrano la flora e la fauna, il territorio del paese, i monumenti antichi e quelli dell'età moderna. Nello stesso periodo, a Rosetta, su uno dei rami del Nilo non lontano dalla costa mediterranea, nel 1799, un militare francese rinvenne la famosa Pietra di Rosetta, attualmente al British Museum.

Siamo agli albori dell'egittologia, la nascita di una specifica disciplina storico-archeologica sull'Egitto antico. La riscoperta e lo studio dell'Egitto faraonico erano nati in Italia, nei secoli precedenti, soprattutto per i numerosi manufatti archeologici che provenivano dal terreno, soprattutto romano e più in generale italiano: oggetti, anche colossali come gli obelischi, che erano stati trasportati in Italia in epoca romana, quando gli imperatori, dopo la conquista dell'Egitto da parte di Ottaviano, vi videro un modello affascinante di potere monarchico. La nascita dell'archeologia, la riscoperta del mondo classico durante il periodo umanistico e rinascimentale, aveva dunque visto svilupparsi anche l'interesse per la civiltà dei faraoni, con conseguenti - tanto numerosi quanto inutili - tentativi di deciframento dei geroglifici. La Pietra di Rosetta, trasportata inizialmente all'Institut d'Égypte, con le sue iscrizioni parallele in geroglifico, demotico e greco, fu lo starting point del deciframento da parte di Jean-François Champollion nel 1822, anche se altri, come l'inglese Thomas Young, si erano già avvicinati alla soluzione dell'enigma fornendo un notevole contributo.

L'attivismo di Napoleone lo aveva condotto a interessarsi anche del cosiddetto Canale dei Faraoni, nella prospettiva di dare vita a un collegamento navale tra il Mediterraneo e il Mar Rosso, che verrà realizzato poi con il Canale di Suez, inaugurato nel 1869. Le fonti classiche, a partire da Erodoto, citano infatti l'esistenza di un canale navigabile nell'area, realizzato in epoca faraonica. Nel 1798, Napoleone, con un seguito di personalità dell'Institut d'Égypte, si recò a Suez e condusse una perlustrazione dell'area alla ricerca delle tracce dell'antico canale. Attualmente, la missione archeologica dell'Istituto di scienze del patrimonio culturale del Cnr, fondata da chi scrive e ora diretta da Andrea Angelini, scava nell'importante città di Tell el-Maskhuta, che doveva essere un check-point chiave dell'antico canale. La grande cinta muraria ben conservata, e in particolare l'enorme muro spesso circa 22 m, rinvenuti dalla missione archeologica del Cnr alla fine del 2017, ben qualificano questo sito che si trovava al confine nord-orientale dell'Egitto, lungo il Canale dei Faraoni, il cui interesse fu enfatizzato dallo stesso Bonaparte.

All'inizio dell'agosto del 1798, nella baia di Abukir, a ovest di Alessandria d'Egitto, si svolse uno dei più famosi confronti armati tra Francia e Gran Bretagna in Egitto: la battaglia navale nella quale Orazio Nelson dimostrò la superiorità inglese sul mare, acquistando notevole fama. Anche in questo caso l'archeologia attuale si intreccia con gli eventi della campagna napoleonica in Egitto. La missione archeologica italiana dell'Università degli studi di Torino, guidata da Paolo Gallo, scava sull'isola di Nelson, estrema propaggine del promontorio che delimita la baia di Abuqir: in anni recenti, nei primi strati del terreno, ha rinvenuto sepolture di soldati della Royal Navy, caduti agli ordini di Nelson durante la battaglia di Abuqir; negli strati più profondi, gli archeologi hanno successivamente scoperto importanti resti di un insediamento antico.

L'impulso propulsore impresso dalla campagna napoleonica in Egitto allo sviluppo di studi scientifici sul paese dei faraoni fu formidabile. Dopo il deciframento dei geroglifici, Jean-François Champollion organizzò con il pisano Ippolito Rosellini, suo amico e allievo, la prima vera missione egittologica, la missione franco-toscana (1828-1829), finanziata tanto dal re di Francia quanto dal granduca di Toscana, che operò in Egitto documentando i monumenti con una nuova visione, grazie alla possibilità di leggere finalmente le iscrizioni geroglifiche. Gli importanti risultati scientifici furono pubblicati in Italia da Ippolito Rosellini, nei bellissimi volumi “I monumenti dell'Egitto e della Nubia”. A seguito della spedizione napoleonica in Egitto, l'impegno archeologico della Francia nel paese è rimasto ampio e importante: notevole punto di riferimento ne è, ancora oggi, l'Institut français d'archéologie orientale du Caire (Ifao).

Fonte: Giuseppina Capriotti, Centro archeologico italiano, Istituto italiano di cultura, Ambasciata italiana al Cairo , email giuseppina.capriotti@cnr.it; -