La probabilità di essere un giocatore a rischio e/o problematico è maggiore tra chi ha amici che giocano d'azzardo, chi è vittima di binge drinking (bere 5 o più unità alcoliche in un tempo ristretto) nell'ultimo mese; chi ha utilizzato cannabis frequentemente (20 o più volte) nell'ultimo mese, oppure chi ha usato almeno un'altra sostanza illegale nell'anno, così come tra i forti fumatori di sigarette (10 o più al giorno), tra chi beve alcolici tutti i giorni, ha assunto droghe sconosciute e ha fatto uso di psicofarmaci non prescritti durante l'anno. La probabilità di essere un giocatore a rischio e/o problematico è, invece, minore tra chi ha i genitori che controllano le attività del sabato sera e la gestione dei soldi e tra chi ha un buon rapporto con padre, madre e amici.
Nel 2015 quasi un quarto degli istituti scolastici superiori ha dedicato attività specifiche alla prevenzione del gioco d'azzardo, una quota in considerevole aumento che si osserva in tutte le macroaree geografiche, in particolare nelle regioni centrali. L'analisi evidenzia che all'aumentare degli istituti attivi nell'ambito della prevenzione corrisponde una diminuzione sia degli studenti-giocatori a rischio (dal 27% del 2008 all'11% nell'ultimo biennio) sia di quelli problematici (dal 10% del 2008 all'8% circa). “Le scuole attraverso attività di educazione ai rischi correlati al gioco d'azzardo hanno contribuito alla diminuzione della quota sia degli studenti-giocatori a rischio sia di quelli problematici”, commenta Sabrina Molinaro. “Dai dati emergono inoltre chiare indicazioni rispetto all'importanza del 'parental monitoring' nella prevenzione dell'insorgenza di problematicità legate al gioco d'azzardo. Il fenomeno in questa particolare fascia di età è stato in parte contenuto grazie all'impegno della società civile e delle istituzioni, ma in considerazione del fatto che questi fenomeni subiscono modifiche in tempi brevissimi è necessario ripetere il monitoraggio, utilizzando strumenti scientificamente appropriati, con cadenze sistematiche”.
Fonte: Sabrina Molinaro, Istituto di fisiologia clinica, Pisa , email sabrina.molinaro@ifc.cnr.it -