Focus: Uguali ma diversi

Capodanno, a ognuno il suo

Capodanno
di Marina Landolfi

Le celebrazioni per accogliere l’inizio del nuovo anno nel mondo sono tante e variegate. Dipendono dalle tradizioni, dalle religioni e dai calendari seguiti dai diversi Paesi: da quello occidentale al cinese, dal tibetano al persiano. Anna-Paola Pola dell’Istituto di scienze del patrimonio culturale parla di alcuni usi e costumi legati ai vari modi di intendere il capodanno, soffermandosi su quello cinese

 

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Anche se nella maggior parte dei Paesi il capodanno si celebra il 1° gennaio, secondo il calendario gregoriano che fa cominciare l’anno in prossimità del solstizio d’inverno settentrionale, questa ricorrenza è strettamente legata alle culture e alle religioni praticate nelle diverse parti del mondo. Tra le varie tradizioni, i tibetani celebrano il loro inizio anno, il Losar, tra gennaio e marzo. In Cina, così come in Vietnam, Corea e Malesia, il capodanno segue il calendario lunare ed è festeggiato tra la fine di gennaio e la seconda metà di febbraio, mentre il primo giorno dell’anno persiano, che si festeggia principalmente in Iran e Afghanistan, coincide con l’equinozio di primavera. Ma se le celebrazioni sono diverse, il valore simbolico è lo stesso: l’augurio che l’anno nuovo possa essere migliore di quello trascorso.

“Nella profonda alterità che marca la cultura cinese rispetto a quella occidentale, emergono alcune sorprendenti affinità. Il capodanno italiano e quello cinese sono festeggiati in circostanze e con modalità diverse, ma il significato profondo e universale che segna il passaggio tra la fine di un ciclo e l’inizio di uno nuovo fa sì che la festa sia vissuta in entrambe le culture come un’occasione di rinnovo e rinascita, accompagnata in entrambi i casi da simboli di buon auspicio e prosperità”, spiega Anna-Paola Pola dell’Istituto di scienze del patrimonio culturale (Ispc) del Cnr. 

Festeggiamenti per l'inizio dell'anno

Il capodanno cinese, o Festa di primavera (春节 - chūn jié), rappresenta la ricorrenza più importante in Cina ed è celebrato di anno in anno in una data diversa. Tutte le festività tradizionali cinesi seguono il calendario lunare, pertanto le date delle festività variano ogni anno rispetto al calendario gregoriano. "Le date esatte vengono ufficializzate dal governo attraverso la Commissione per gli affari etnici del Consiglio di stato della Repubblica popolare cinese, che si occupa degli affari relativi alle minoranze etniche e alle tradizioni culturali”, chiarisce la ricercatrice. “Le celebrazioni, accompagnate da parate e spettacoli tradizionali con rappresentazioni di leoni e dragoni danzanti, durano 15 giorni e culminano con la Festa delle lanterne, simbolo di luce e speranza per il futuro. Spesso vengono coinvolti simboli e decorazioni legati all'animale zodiacale del nuovo anno. I segni cinesi sono associati ognuno a un animale specifico e seguono un ciclo di dodici anni. Ogni anno acquisisce le caratteristiche dell'animale corrispondente e si crede che le persone nate in un determinato anno zodiacale abbiano tratti di personalità simili a quell'animale. Il 2024 sarà l’anno del drago, un segno zodiacale che rappresenta forza, coraggio e determinazione".

Anche se Cina e Italia celebrano il nuovo anno in date diverse, i festeggiamenti presentano anche delle similitudini. Sia per gli addobbi della festa del Paese orientale sia per quelli dell’Italia il rosso è un must per decorazioni e indumenti da indossare in quella giornata, come simbolo di buon augurio; in occasione del nuovo anno gli ornamenti sono a tema per i cinesi con il carattere fù (Buona fortuna), mentre l’usanza di scoppiare i petardi è legata all’antico desiderio di allontanare gli spiriti avversi. “I fuochi d’artificio sono parte integrante dei festeggiamenti in quanto la tradizione cinese crede che il loro rumore possa scacciare gli spiriti maligni e portare fortuna”, prosegue l’esperta. “In Italia, indossare qualcosa di rosso, il colore dell’energia, del fuoco e della passione, è considerato di buon auspicio per iniziare il nuovo anno. In Cina, il rosso è il colore che scaccia gli spiriti maligni ed è quindi tradizionalmente impiegato negli eventi gioiosi, nelle celebrazioni e nei i matrimoni. Durante il capodanno, questo colore è utilizzato per abiti, lanterne, decorazioni e per i ‘couplet’, brevi versi scritti su strisce di carta rossa appese ai lati delle porte come buoni auspici per l'anno nuovo”.

La ricorrenza rappresenta per entrambi i Paesi un'occasione per riunirsi con la famiglia e festeggiare insieme. “In Cina il ritorno al Paese natale durante le festività del capodanno è considerata una tradizione doverosa, nota col nome di chūn yùn (春运), letteralmente ‘spostamento primaverile’”, ricorda Pola. “Questo fenomeno, ben descritto nel documentario ‘Last Train Home’ del 2009, è considerato uno dei più grandi movimenti di massa al mondo. Negli ultimi quarant’anni, infatti, la Cina è stata testimone di una grande migrazione interna dalle campagne alle aree urbane, con conseguente aumento della popolazione cittadina dal 20% al 60% tra il 1980 e oggi”.

Nel contesto di ritrovo familiare che si crea durante la festa, il cibo svolge un ruolo centrale e spesso le pietanze servite durante i festeggiamenti prevedono alimenti che “portano soldi” per il nuovo anno. “Vengono preparati piatti speciali da condividere con i propri cari”, aggiunge la ricercatrice. “Come in Italia le lenticchie sono associate a fortuna e prosperità in quanto la loro forma si dice ricordi le monete, così abbondano le pietanze cinesi dalla forma evocativa di monete o lingotti. I jiaozi (饺子), ad esempio, ravioli ripieni di carne o verdure, con la loro forma a mezzaluna che ricorda le antiche monete cinesi, sono consumati come buon auspicio”.

Esaminando poi le usanze di altri Paesi europei per propiziare buoni auspici per il nuovo anno, spicca l’usanza spagnola di mangiare dodici chicchi di uva allo scoccare della mezzanotte e quella tedesca di utilizzare maschere per la celebrazione del nuovo inizio. “In Giappone si dà il benvenuto al nuovo anno bevendo sakè e ascoltano i colpi del gong, mentre in Brasile ci si veste solo di bianco”, conclude Pola.

Fonte: Anna-Paola Pola, Istituto di scienze del patrimonio culturale, annapaola.pola@cnr.it

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