Gli studiosi si rendono sempre più conto che quel sistema di comunicazione di una parte della popolazione sorda è una vera e propria lingua con una propria grammatica, una sintassi e delle regole diverse dalla lingua vocale italiana. “Dopo gli anni ’70 si inizia ad adottare finalmente l’espressione ‘Lingua dei segni italiana’ (Lis) e ci uniformiamo così alla convenzione terminologica adottata in quegli stessi anni per indicare le altre lingue dei segni via via studiate: American sign language (Asl), Langue des signes française (Lsf) e British sign language (Bsl)”, prosegue Tomasuolo. “Le ricerche sulla Lis di quel periodo diventano quindi di tipo linguistico (descrizione delle strutture lessicali, grammaticali e sintattiche; creazione dei primi dizionari, ecc.), psicolinguistico (processi di acquisizione, comprensione e produzione; rapporti tra sviluppo linguistico e cognitivo, ecc.), sociolinguistico e antropologico (studio della comunità dei segnanti; delle varietà sincroniche e diacroniche; ecc.) con importanti ricadute in ambito educativo e logopedico. Vengono organizzati convegni nazionali in tutti questi ambiti, compresa la formazione degli interpreti. In ognuna di queste iniziative il Cnr-Istc (e in particolare il laboratorio LaCAM) è impegnato in prima linea e in collaborazione con l’Ente nazionale sordi, le associazioni di categoria e altri gruppi di ricerca nazionali e internazionali”.
Oggi, ancora prima del riconoscimento legislativo, la Lis è sempre più presente nella nostra società e a più livelli. “Nascono esperienze di bilinguismo italiano/Lis all’interno di scuole materne, elementari e medie con materiali multimediali bilingue. Anche nelle università cresce l’interesse nei confronti della lingua dei segni, con l’inserimento della Lis nell’ambito di specifici curricula formativi e/o di ricerca”, conclude la ricercatrice. “Le persone sorde segnanti divengono sempre più consapevoli e protagoniste: impiegano creativamente la Lis in composizioni poetiche, testi teatrali e forme artistiche di diversa natura, come dimostrano i festival dedicati al teatro, alla poesia e al cinema sordo. Basta navigare in rete per trovare produzioni spontanee, traduzioni letterali o adattamenti di poesie e canzoni in Lis”.
Fonte: Elena Tomasuolo, Istituto di scienze e tecnologie della cognizione, Laboratorio LaCAM, elena.tomasuolo@istc.cnr.it