Focus: Conquiste scientifiche

La lingua dei segni italiana: una conquista di civiltà

Lingua dei segni
di Cecilia Migali

Le attività di ricerca sulla Lis nascono proprio al Cnr, presso l’odierno Istituto di scienze e tecnologie della cognizione, negli anni ’70 dello scorso secolo, sulla scorta degli studi europei e americani iniziati vent’anni prima. Si tratta di una lingua a tutti gli effetti e come tale viene studiata, come spiega la ricercatrice di quella struttura Elena Tomasuolo. Nel 2021 arriva il riconoscimento legislativo con il quale l’Italia si mette in pari con gli altri Paesi europei

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Il 19 maggio 2021 è una data che segna una conquista storica per la comunità nazionale dei sordi e di civiltà per la collettività intera: la lingua dei segni italiana (Lis) riceve finalmente il riconoscimento legislativo “La Repubblica riconosce, promuove e tutela la lingua dei segni italiana (Lis) e la lingua dei segni italiana tattile (List)”. L’Italia si allinea così, per ultima, agli altri Paesi europei che già avevano riconosciuto le proprie lingue dei segni nazionali.

L’articolo 34 ter del Decreto sostegni riconosce inoltre le figure dell’interprete Lis e dell’interprete List quali professionisti specializzati nella traduzione e interpretazione. Insomma, risultati epocali che colmano un grave ritardo soprattutto se si considera che l’interesse per lo studio delle lingue dei segni in Italia nasce verso la fine degli anni ’70 dello scorso secolo.

“La ricerca sulla lingua dei segni italiana parte proprio dal Cnr, presso l’odierno Istituto di scienze e tecnologie della cognizione (Istc), influenzato dalle ricerche condotte negli Stati Uniti e in Europa, iniziate venti anni prima”, racconta Elena Tomasuolo, ricercatrice presso il laboratorio LaCAM (Language and Communication Across Modalities Laboratory) del Cnr-Istc. “In quel periodo la forma di comunicazione usata informalmente dalle persone sorde per scambiare idee ed emozioni non aveva un vero nome: per indicarla i sordi italiani usavano il segno mimica/gesto; gli udenti usavano il verbo ‘gesticolare’ o l’espressione ‘linguaggio dei gesti’.  Era considerato, insomma, una sorta di codice privato non adatto a contesti pubblici anche da parte dei sordi stessi che, pur conoscendola e utilizzandola quotidianamente, non le attribuivano l’importanza che avrebbe meritato”.

Lingua dei segni

Gli studiosi si rendono sempre più conto che quel sistema di comunicazione di una parte della popolazione sorda è una vera e propria lingua con una propria grammatica, una sintassi e delle regole diverse dalla lingua vocale italiana. “Dopo gli anni ’70 si inizia ad adottare finalmente l’espressione ‘Lingua dei segni italiana’ (Lis) e ci uniformiamo così alla convenzione terminologica adottata in quegli stessi anni per indicare le altre lingue dei segni via via studiate: American sign language (Asl), Langue des signes française (Lsf) e British sign language (Bsl)”, prosegue Tomasuolo. “Le ricerche sulla Lis di quel periodo diventano quindi di tipo linguistico (descrizione delle strutture lessicali, grammaticali e sintattiche; creazione dei primi dizionari, ecc.), psicolinguistico (processi di acquisizione, comprensione e produzione; rapporti tra sviluppo linguistico e cognitivo, ecc.), sociolinguistico e antropologico (studio della comunità dei segnanti; delle varietà sincroniche e diacroniche; ecc.) con importanti ricadute in ambito educativo e logopedico. Vengono organizzati convegni nazionali in tutti questi ambiti, compresa la formazione degli interpreti. In ognuna di queste iniziative il Cnr-Istc (e in particolare il laboratorio LaCAM) è impegnato in prima linea e in collaborazione con l’Ente nazionale sordi, le associazioni di categoria e altri gruppi di ricerca nazionali e internazionali”.

Oggi, ancora prima del riconoscimento legislativo, la Lis è sempre più presente nella nostra società e a più livelli. “Nascono esperienze di bilinguismo italiano/Lis all’interno di scuole materne, elementari e medie con materiali multimediali bilingue. Anche nelle università cresce l’interesse nei confronti della lingua dei segni, con l’inserimento della Lis nell’ambito di specifici curricula formativi e/o di ricerca”, conclude la ricercatrice.  “Le persone sorde segnanti divengono sempre più consapevoli e protagoniste: impiegano creativamente la Lis in composizioni poetiche, testi teatrali e forme artistiche di diversa natura, come dimostrano i festival dedicati al teatro, alla poesia e al cinema sordo. Basta navigare in rete per trovare produzioni spontanee, traduzioni letterali o adattamenti di poesie e canzoni in Lis”.

Fonte: Elena Tomasuolo, Istituto di scienze e tecnologie della cognizione, Laboratorio LaCAM,  elena.tomasuolo@istc.cnr.it