
Testimone dell'orrore nei campi di concentramento nazisti, la scrittrice Edith Bruck, ebrea di origine ungherese, ha saputo gestire un carico di ricordi laceranti grazie alla “terapia” della scrittura, intesa come liberazione e volontà di lasciare un segno, un monito a non cedere alla barbarie di cui ella stessa fu vittima quando era adolescente.