Termini tipici dei social media, come "hashtag", “like” o "meme" sono sempre più diventati parte del lessico quotidiano, semplificando e rendendo più immediata la comunicazione anche grazie alle emoji. Purtroppo, però, questa semplificazione ha favorito anche fenomeni negativi come l’hate speech o il cyberbullismo. Di fronte a questo scenario, i giuristi hanno cominciato a interrogarsi sulla responsabilità delle piattaforme e su nuove tutele contro odio e discriminazione. Ne parliamo con Francesco Romano dell’Istituto di informatica giuridica e sistemi giudiziari del Cnr
Focus: Lingua e linguaggi
Alessia Cosseddu