La stessa storia raccontata da tre punti di vista. È questo, in sintesi, 'Parlare da soli' di Andrés Neuman, giovane scrittore argentino, residente da alcuni anni in Spagna, dove ha insegnato letteratura ispanoamericana.
Le tre voci sono quella di Lito, un ragazzino di 10 anni che si affaccia alla vita con l'entusiasmo tipico della sua età, eccitato perché può finalmente compiere un viaggio in camion da 'adulto' con il padre Mario. Di quest'ultimo è la seconda voce, differente per lo scarto di età, ma anche e soprattutto per lo stato d'animo: l'uomo infatti ha un tumore e sa che quello è l'ultimo periodo che può trascorrere con il figlio, all'oscuro della sua malattia. Il terzo punto di vista è quello di Elena, moglie di Mario e madre di Lito: la donna, vive con apprensione l'attesa del loro ritorno, temendo che la trasferta aggravi la patologia del partner.
Per Elena, inoltre, quei giorni si trasformano in una sorta di 'prova generale' dell'esistenza che l'attenderà dopo la morte del compagno, priva del suo sostegno, del suo amore e della sua presenza fisica, così prestante in passato e ora sempre meno imponente a causa del cancro. Per superare la paura dell'imminente abbandono Elena si rifugia nella scrittura e in un rapporto dalla passione quasi animalesca con il medico curante del marito: una relazione a momenti brutale ma rivitalizzante, che ripropone la classica contrapposizione tra 'eros' e 'thanatos'.
Su quella morte, che aleggia inevitabilmente su tutto il libro, nelle pagine finali riflette Mario, ricoverato in ospedale e ormai in fase terminale: "Dicono che la morte perfetta sarebbe nel sonno, senza accorgersi di niente, io non ne sono tanto sicuro, credo che preferirei sentirla, voglio viverla la mia morte, è tutto ciò che mi resta, non voglio che me la tolgano".
titolo: Parlare da soli
categoria: Narrativa
autore/i: Neuman Andrés
editore: Ponte alle Grazie
pagine: 197
prezzo: € 14.80