'Accometaggio' riuscito
ll 12 novembre scorso, per la prima volta nella storia, un lander ha toccato il suolo di una cometa. La missione della sonda Rosetta continua, secondo quanto previsto, acquisendo i dati che il robot Philae sta inviando dal corpo celeste e che sveleranno qualcosa in più sulla sua composizione e dinamica, oltre che sulle origini della vita sulla Terra
Dopo un viaggio di dieci anni e quasi tre di 'letargo’, siamo arrivati per la prima volta su una cometa. Grande è stata l’emozione quando, mercoledì 12 novembre 2014, il robot Philae si è staccato dalla sonda Rosetta ed è atterrato sulla cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko.
“L’obiettivo della missione è acquisire informazioni nascoste nei più antichi corpi celesti del nostro sistema solare, che custodiscono i campioni del materiale da cui si sono formati il Sole e i pianeti quasi cinque miliardi di anni fa”, spiega Valerio Rossi Albertini, fisico dell’Istituto di struttura della materia (Ism) del Cnr.
Ma come ha fatto la sonda dell’Agenzia spaziale europea (Esa) a raggiungere in tempi ragionevoli lo spazio profondo? “Durante il lungo viaggio, Rosetta ha sfruttato l’effetto 'fionda gravitazionale’, una tecnica di volo spaziale che utilizza la gravità di un pianeta per modificare il percorso e la velocità di un veicolo spaziale. È chiamato anche 'gravity-assist’ o 'swing-by’.
Per accelerare la sua corsa, la sonda si è esibita in un vero e proprio 'biliardo gravitazionale’, utilizzando la propulsione dell'effetto 'fionda’ della Terra, per ben tre volte, e di Marte e ha avuto incontri ravvicinati (fly-by) con gli asteroidi 2867 Šteins nel 2008 e Lutetia nel 2010, prima di proseguire il suo viaggio. Una traiettoria frutto di studi e calcoli di estrema precisione”.
Non sono mancati momenti di suspence: il sistema di ancoraggio di Philae non ha funzionato e il lander è rimbalzato per quasi un chilometro sulla cometa, che ne conta quattro in larghezza, per poi finire in una zona scura, avendo esaurito le batterie che non potevano essere ricaricate dai pannelli solari. Ma, nonostante la posizione, Philae è riuscito a raccogliere informazioni e inviarle a Rosetta, e poi a Terra.
C’è molto 'made in Italy’ nella missione. In particolare, la ricerca e l'innovazione tecnologica italiana si sono concentrate sui pannelli solari, tre strumenti a bordo della sonda madre, forniti dall’Agenzia spaziale italiana, Virtis, Giada, Osiris/Wac e la mini-trivella SD2 del lander.
Il trapano SD2, che porta la firma di Amalia Ercoli Finzi del Politecnico di Milano, è entrato in funzione, anche se ancora non si sa bene se sia riuscito a estrarre qualcosa dal suolo, che si è rivelato più solido del miscuglio di ghiaccio e polveri che ci si aspettava. L’Agenzia spaziale tedesca (Dlr) ha fatto sapere che uno dei laboratori chimici a bordo di Philae ha ricevuto, subito dopo l’'accometaggio’, alcuni campioni e ha 'annusato’ l’atmosfera identificando molecole organiche, in corso di analisi. L’attuale posizione potrebbe anche offrire dei vantaggi: essendo all’ombra e ben preservato, Philae potrebbe continuare a lavorare sulla cometa più del previsto, magari riaccendendosi durante l'avvicinamento al Sole, che fornirà nuovo alimento ai suoi pannelli.
Due i prossimi appuntamenti importanti di Rosetta: ad agosto 2015 continuerà a scortare la cometa fin quando possibile e si avvicinerà molto al Sole, a 185 milioni di chilometri a dicembre 2015, infine, è programmata la conclusione della missione, dopo un'odissea di 6,5 miliardi di chilometri, che ha mobilitato 14 paesi europei e gli Stati Uniti per 20 anni.
Rosanna Dassisti
Fonte: Valerio Rossi Albertini , Istituto di struttura della materia, Roma, tel. 06/49934146,- 4176, email valerio.rossi@artov.ism.cnr.it