Dal 16 al 18 settembre si è svolto a Pisa 'Geoitalia 2013’ IX forum italiano dedicato alle geoscienze, organizzato dalla Federazione nazionale scienze della terra (Fist). L’edizione 2013, dal titolo 'Le geoscienze per la società’, ha fornito l’occasione per presentare i risultati della campagna di rilievi condotta nel Mar Rosso da un team di ricercatori dell’Istituto di scienze marine (Ismar) del Cnr di Bologna, che hanno mostrato come, a causa della progressiva separazione della penisola arabica dall’Africa, si stia progressivamente formando un nuovo bacino oceanico.
“Le placche Africa e Arabia si separano alla velocità di circa 15 millimetri l’anno”, spiega Marco Ligi dell’Ismar-Cnr. “Da un punto di vista geologico il Mar Rosso rappresenta un oceano ancora nella sua infanzia, destinato a diventare il quarto del pianeta”.
Ligi è fra i ricercatori che hanno preso parte alla spedizione Ismar-Cnr intrapresa nel 2005 a bordo della nave Urania: i rilievi si sono concentrati, nel Mar Rosso centrale, nello studio dei bacini Thetis e Nereus, che presentano un fondale con rocce basaltiche di tipo oceanico, testimonianza del processo in atto di frammentazione del blocco continentale e di progressiva transizione da un rift di tipo continentale a uno oceanico.
I fenomeni ciclici di 'apertura’ e 'chiusura’ dei bacini oceanici coprono mediamente un arco temporale di circa 500 milioni di anni e la formazione di un nuovo oceano avviene per effetto di forze distensive che assottigliano la crosta terrestre, dando vita a nuovi rift continentali, quindi alla formazione di nuova crosta oceanica.
I dati raccolti nel corso della spedizione - relativi a morfologia, variazioni dello spessore crostale, anomalie magnetiche e gravimetriche, intensità di magnetizzazione delle rocce e variazioni del tasso di espansione oceanica - hanno permesso di ricostruire quello che accade durante i primi istanti della formazione di un nuovo oceano e di capire che, mentre la zona del Mar Rosso meridionale è in fase di oceanizzazione avanzata, la zona più settentrionale si trova ancora nella fase di rift continentale.
“I nostri risultati confermano l’ipotesi che l’oceanizzazione non avviene in modo sincrono lungo tutto l’asse del Mar Rosso, ma inizialmente in celle isolate che successivamente agiscono quali nuclei per una propagazione assiale dell’espansione oceanica”, conclude il ricercatore. “Di sicuro, comunque, in futuro le più note località turistiche della zona non si affacceranno più su un mare minore, ma su un grande oceano”.
Fonte: Marco Ligi, Istituto di scienze marine, Bologna, tel. 051/6398882 , email marco.ligi@bo.ismar.cnr.it