Nature based-solution: per una società più sostenibile
Con questa definizione si intendono tutte le strategie che traggono ispirazione dalla natura e che vengono attuate nel contesto urbano, al fine di realizzare società più sostenibili. L’obbiettivo principale è quello di concretizzare azioni che, da un lato, tutelino la biodiversità e che, dall’altro, forniscano anche benefici sociali, ambientali ed economici. Abbiamo approfondito questi argomenti con Francesca Battistelli, dell'Istituto sull'inquinamento atmosferico del Cnr e affiliata al National Biodiversity Future Center
In una società sempre più globalizzata, caratterizzata da scambi internazionali, movimenti migratori, ambienti multietnici e, soprattutto, contraddistinta dalla complessità della comunicazione dovuta all’avvento di internet e dei social media, il cambiamento climatico è sicuramente un tema fortemente discusso e vicino alla popolazione mondiale. Ma oggi il mondo affronta diverse crisi che gli esseri umani sono chiamati a risolvere: la crisi climatica, ormai universalmente riconosciuta, che si intreccia con la crisi socio-economica e con la crisi della biodiversità. “L’unico approccio possibile per far fronte a questa triplice sfida è quello che tiene assieme tutte le questioni e prova a risolverle contemporaneamente, nella consapevolezza che le une sono legate alle altre e che affrontarle separatamente non porterà a superarne nessuna”, spiega Francesca Battistelli dell’Istituto sull’inquinamento atmosferico (Iia) del Cnr e affiliata al National Biodiversity Future Center (Nbfc). “Questo approccio si riflette ormai nelle policies globali, dall’Agenda per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite al modello ‘One Health’. L’ambizione della politica, della ricerca e dell’innovazione è quella di posizionare l’Unione Europea come leader nell’utilizzo delle nature-based solutions. Il Congresso mondiale dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (Iucn) del 2016 ha definito le Nature-based solutions (Nbs) come ‘azioni per proteggere, gestire in modo sostenibile e ripristinare gli ecosistemi naturali o antropizzati che affrontano le sfide della società in modo efficace e adattivo, fornendo contemporaneamente benessere alle persone e benefici per la biodiversità”.
Con “soluzioni basate sulla natura” si fa generalmente riferimento a soluzioni tecniche, prodotti, metodologie, infrastrutture che intendono far fronte alle sfide contemporanee lavorando con le risorse naturali e i servizi da esse prodotti. “Il concetto di nature-based solutions è collegato con quello di Servizi Ecosistemici, quei servizi culturali di approvvigionamento e di regolazione che i sistemi naturali forniscono a favore del genere umano. È proprio sfruttando questi servizi che le Nbs possono aiutarci a ripristinare gli ecosistemi e a gestirli in modo sostenibile, nel rispetto del benessere delle popolazioni e, nel medio-lungo termine, anche con un vantaggio economico rispetto ad altre soluzioni ingegneristiche”, continua la ricercatrice.
Secondo la Commissione Europea, le Nbs infatti possono generare benefici ambientali e sociali e costituiscono anche un’opportunità economica e di impresa. “Le Nbs sfruttano i servizi ecosistemici che la natura offre agli esseri umani per migliorarne il benessere e la salute, preservando al contempo la salute della biodiversità e l’equilibrio sociale”, precisa Battistelli.
Queste, inoltre, hanno guadagnato un forte slancio negli ultimi anni, soprattutto nella scena internazionale. Sono diventate sempre più popolari grazie anche a urgenze non più rimandabili, come la necessità di mitigare i cambiamenti climatici e adattarsi a essi, o l’esigenza di arrestare la perdita di biodiversità e di gestire le risorse naturali in un mondo in crescente urbanizzazione. Ma quali sono, nello specifico, esempi di nature-based solution da poter attuare nel contesto cittadino? “Le soluzioni che la natura fornisce sono di diversi tipi, le più comuni sono: le Infrastrutture Blu, cioè quei progetti che riguardano il ripristino di acque interne, alvei naturali o il recupero di aree costiere per consentire ai bacini idrici e alle linee di costa di svolgere le funzioni, ad esempio, di prevenzione del dissesto idrogeologico, di mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici, di protezione della biodiversità. Un’altra è la realizzazione di orti urbani di comunità, che uniscono l’aspetto sociale a quello legato all’approvvigionamento di cibo da filiera corta, riducendo le emissioni della filiera agroalimentare e fornendo cibo di qualità, restituendo una dimensione collettiva dell’abitare, in particolare nelle città”, conclude l’esperta. “Ci sono anche le infrastrutture verdi, i corridoi ecologici, percorsi urbani naturalistici, che - a seconda dell’area e della situazione in cui sono realizzati - contribuiscono ad alleviare problemi quali i cambiamenti climatici, l’inquinamento delle acque e dell’aria, la (ri)permealizzazione del suolo. L’inserimento di elementi naturali all’interno degli edifici, ad esempio tetti verdi nei palazzi residenziali, muri e barriere naturali all’interno di ospedali ed aeroporti. Pratiche agroforestali o l’inserimento in zone coltivate intensivamente di spazi lasciati incolti per creare ristoro per diverse specie di animali di ogni ordine e specie. Veri e propri parchi e/o foreste urbani, creati con specie di alberi e arbusti autoctoni, scelti per le migliori performance a seconda dei benefici attesi. L’abbandono intenzionale di aree, per permettere alla natura di ‘riprendersi’ spazi che erano stati sottratti spesso in favore di opere che prevedono la cementificazione e l’antropizzazione del territorio”.
Fonte: Francesca Battistelli, Istituto sull’inquinamento atmosferico, francesca.battistelli@cnr.it