Anche tu squalo?
Ester Cecere dell’Istituto di ricerca sulle acque del Cnr parla di questa specie dall'aspetto feroce sottolineando che non tutti gli esemplari si presentano così è il caso dello squalo lanterna e di quello elefante
Quando pensiamo agli squali nel nostro immaginario compare immediatamente il feroce esemplare bianco, protagonista del celeberrimo film “Lo squalo” di Steven Spielberg. Ma non tutti gli appartenenti a questa specie hanno lo stesso aspetto feroce. Anzi, ce ne sono alcuni che non sembrano neanche .. degli squali. È questo il caso di Oxynotus centrina (Linnaeus, 1758), nome volgare “pesce porco” o “squalo che grugnisce”, poiché emette un verso che ricorda quello di un maiale. Il suo corpo ha una forma particolare, curva e con il dorso molto elevato, anche grazie a una voluminosa e ampia pinna dorsale. La lunghezza non supera il metro e mezzo mediamente, quella dei maschi si aggira intorno ai 65 centimetri e quella delle femmine ai 78; il colore della livrea varia dal grigio al marrone, tutta la pelle è ornata da caratteristici puntini bianchi. Il pesce porco vive tra i 100 e i 700 metri di profondità ma viene catturato anche intorno ai 55 metri. Predilige infatti, ambienti marini con fondi fangosi o sabbiosi, dove il suo ventre appiattito gli consente di muoversi lentamente e strisciare sul fondo, al contrario degli altri squali che hanno una forma perfettamente idrodinamica, fatta per opporre poca resistenza all'acqua e che consente loro di nuotare velocemente. La specie è poco comune nel Mediterraneo; in Italia è stata segnalata lungo tutte le zone costiere, tranne che nel Mar Adriatico settentrionale. Questo pesce viene pescato soprattutto con reti a strascico pelagiche o anche con palamiti da fondo, ma spesso è vittima di catture accessorie, perché non presenta quasi nessun interesse commerciale: le sue carni non sono ricercate e, quando viene pescato, viene usato insieme ad altri piccoli squali per produrre farina di peesce. Tra le altre parti utilizzate ci sono anche il fegato, lavorato per estrarre olio, e la pelle, molto ruvida e tagliente, usata per produrre una sorta di carta abrasiva. La rarità e la scarsa conoscenza della specie ne fanno uno dei pesci più difficili da monitorare, anche perché molti dati di catture non vengono resi noti dai pescatori. (http://www.specieaspim.it/uploads/specie/pesci/oxynotus-centrina/scheda-oxynotus-centrina.pdf). È una specie in via d'estinzione, classificata come “vulnerabile” nella Red List dell’Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn). Nell’agosto del 2021, un esemplare di pesce porco lungo poco più di un metro è stato rinvenuto, purtroppo senza vita, all'interno della darsena medicea di Portoferraio, all'Isola d'Elba.
Un altro squalo dall’aspetto completamento diverso da quelli che siamo soliti vedere nei documentari o nelle foto è lo “squalo goblin” (Mitsukurina owstoni, Jordan, 1898), detto anche “squalo folletto”: i pescatori giapponesi chiamavano la specie “tenguzame” prima che venisse descritta scientificamente. I “tengu” sono creature del folklore giapponese simili ai folletti, con un naso molto lungo che ricorda appunto il muso dello squalo goblin. La principale caratteristica che lo distingue dagli altri squali è proprio la tipica forma della testa, con un lungo rostro simile a un becco, a forma di cazzuola, molto più lungo del muso delle altre specie.
Gli squali hanno una serie di sensori sulla testa, le cosiddette ampolle di Lorenzini, che consentono loro di percepire i campi elettrici generati dagli animali presenti nei dintorni. La strana forma della testa del goblin può costituire un vantaggio nell'oscurità abissale, spiega John Carlson del Fisheries Service della National Oceanic and Atmospheric Administration (Noaa), visto che la distribuzione dei sensori lungo il rostro allungato e piatto aumenta il raggio di percezione per individuare le prede. Caratteristiche di questa specie sono anche le lunghe mascelle estroflessibili, che vengano fatte sporgere in fuori durante l’attacco per facilitare la cattura della preda. Altra peculiarità unica del folletto tra gli squali è il colore rosa del corpo causato dai vasi sanguigni presenti sotto la pelle, tanto sottile da essere trasparente. È presente in tutto il mondo, dall'Australia nell'Oceano Pacifico, al Golfo del Messico nell'Oceano Atlantico, anche se la maggior parte degli esemplari conosciuti proviene dalle acque al largo del Giappone, dove la specie fu scoperta.
Testa dello squalo folletto
Lo squalo goblin si nutre di molti organismi che popolano gli abissi, come calamari, granchi e pesci abissali. La sua biologia e il suo comportamento riproduttivo sono poco noti, poiché lo si incontra raramente. Sebbene possa sembrare una specie rara, non appare in pericolo e per questo non figura tra le specie considerate a rischio dalla Iucn. Nel 2014, a largo di Key West, in Florida, a circa 620 metri di profondità, venne pescato un esemplare di 4,5 metri: l’incontro con questo esemplare, che si pensa fosse una femmina, aggiunge un tassello importante alla conoscenza della distribuzione geografica di questi animali, i cui avvistamenti sono estremamente rari (UNO SQUALO GOBLIN IN FLORIDA - LA MIA PASSIONE PER GLI ANIMALI weebly.com).
Molti altri squali non hanno un aspetto terrificante e, alcuni di essi hanno addirittura una particolarità sorprendente: sono bioluminescenti e, per questa loro caratteristica, vengono definiti “squali lanterna”. La bioluminescenza è la produzione di luce da parte di organismi viventi tramite una reazione chimica. È un fenomeno diffuso tra gli organismi marini, sia vertebrati sia invertebrati, ma nel 2000 essa venne documentata e analizzata in tre specie di squali: lo “squalo zigrino” (Dalatias licha Bonnaterre, 788) lo squalo "lanoso nero" o "lucifero” (Etmopterus lucifer Jordan & Snyder, 1902) e lo “squalo lanterna meridionale” (Etmopterus granulosus Günther, 1880). L'osservazione avvenne durante un’indagine sui pesci al largo della costa orientale della Nuova Zelanda nel gennaio 2020, effettuata dagli scienziati del laboratorio di Biologia marina dell’Université Catholique de Louvain in Belgio e da quelli del National Institute of Water and Atmospheric Research (Niwa) di Wellington, in Nuova Zelanda.
Il primo, lo squalo zigrino, può raggiungere i 180 cm di lunghezza ed è pertanto il più grande vertebrato luminoso conosciuto, tanto che i ricercatori lo hanno definito uno “squalo luminoso gigante” (Scoperti enormi squali bioluminescenti che brillano nell'oscurità delle profondità marine - greenMe). Sempre nel 2000, i biologi marini della Florida Atlantic University trovarono uno squalo che vive nelle profondità dell'Oceano Pacifico, al largo delle coste nordoccidentali delle isole Hawaii. Tuttavia, esso fu distinto dalle altre specie di squali bioluminescenti ed eretto a specie nuova per la scienza con il nome di Etmopterus lailae Ebert, Papastamatiou, Kajiura & Wetherbee solo nel 2017 (Lo squalo lanterna che brilla nel buio: è lungo 40 centimetri e pesa un chilogrammo fanpage.it).
Gli squali lanterna vivono a profondità comprese tra i 200 e i mille metri, dove la luce solare non penetra. I fotofori, cioè gli organi all'interno dei quali avviene la reazione chimica che produce la luce, sono distribuiti principalmente nella zona posteriore, lungo i fianchi. Ad oggi non è stato ancora definito con certezza il ruolo di questi organi luminescenti, tuttavia gli scienziati dell’Elasmobranch Research Laboratory della Florida Atlantic University, ipotizzano che possano essere utilizzati per la ricerca del partner, per confondere i predatori o per catturare prede come piccoli pesci e gamberetti, attirati dalla luce, come avviene per altri organismi abissali (https://scienze.fanpage.it/lo-squalo-lanterna-che-brilla-nel-buio-e-lungo-40-centimetri-e-pesa-un-chilogrammo/).
Altri squali per nulla terrificanti, anzi, dall’aspetto rassicurante poiché si nutrono di plancton e, quindi, non hanno denti mostruosi, sono lo “squalo elefante” (Cetorhinus maximus, Gunnerus, 1765), così chiamato per via del suo muso allungato simile a una proboscide (lunghezza massima 12 metri), specie protetta (Squalo elefante: il gigante buono dei nostri mari - Universo Animali), e lo squalo balena (Rhincodon typus Smith, 1828) della lunghezza massima di 18,8 m, il più grande pesce e il più grande vertebrato non mammifero vivente. Il nome si riferisce appunto alle sue dimensioni, analoghe ad alcune specie di balene, e al suo simile modo di alimentarsi, filtrando l’acqua e trattenendo gli animali in essa presenti. La Iucn Red List lo considera in pericolo. Una curiosità: per la livrea che ricorda un cielo punteggiato da stelle, i Malgasci lo chiamano “marokitani”, che nella loro lingua significa appunto “cielo stellato”.