Focus: Mediterraneo

Pandemia e media: predominio del Nord

Coronavirus
di Marco Ferrazzoli e Cecilia Migali

Riportiamo la sintesi, in traduzione italiana, di un saggio inserito nel rapporto “Mediterranean Economies 2021-2022” a cura dell’Istituto di studi sul Mediterraneo del Cnr, edito dal Mulino. I mass media italiani, rispetto all'andamento della Covid-19 nei Paesi del bacino hanno privilegiato la sponda geopolitica settentrionale. Ma le sponde sud-est sembrano avere interessi e obiettivi divergenti che meritano attenzione

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Nel data base di Eco della Stampa sono stati monitorati i nomi delle 22 nazioni che si affacciano sul bacino mediterraneo, in relazione alla pandemia nell'intero anno 2020: Francia e Spagna si posizionano ai primi due posti; seguono Malta, Croazia, Turchia e Israele; a chiudere Monaco, Palestina e Gibilterra. Se la ricerca viene effettuata sui titoli, dopo Francia e Spagna troviamo Israele e chiudono Montenegro, Bosnia, Cipro, Palestina e Gibilterra. Per eseguire le valutazioni qualitative, le ricerche sono state ristrette al primo semestre 2021 e alla sola Ansa, agenzia di stampa che cura il canale Ansamed. Tale monitoraggio conferma il primato di Francia e Spagna, seguite da Israele e Grecia; a chiudere sono Siria, Algeria e Cipro, Palestina, Gibilterra.  

In testa, come prevedibile, troviamo sempre due Paesi dalla forte vicinanza all’Italia, non solo geografica. Di Francia e Spagna ci importa sapere, poiché le dinamiche pandemiche riflettono spesso le nostre. L’andamento del virus e le misure politiche e sanitarie, le notizie dei record di contagi e decessi, le situazioni locali dove è maggiore il rischio sono le principali notizie di fonte franco-spagnola riprese dai nostri mass media.  

Dal punto di vista geopolitico, l’attenzione ai due paesi si lega alla predominanza mediatica della sponda mediterranea settentrionale. A seguire, troviamo gli articoli su Nordafrica, sponda est, Medio Oriente. Nelle quali notiamo sia analogie, sia differenze profonde. L’andamento discontinuo della pandemia caratterizza tutto il Mediterraneo, e a determinare l’incertezza sono soprattutto le varianti. Ma le sponde orientale e meridionale incontrano ben maggiori difficoltà per le vaccinazioni. Non a caso, le prime somministrazioni in Albania, l’11 gennaio 2021, sono segnate dalle dure critiche del premier Edi Rama contro la decisione dell'Unione Europea di “lasciare fuori dal suo piano di vaccinazione i Paesi dei Balcani occidentali".

Area mediterranea

In questo scenario, Cina e Russia giocano nell’area mediterranea un ruolo strategico che italiani ed europei forse non considerano abbastanza. Le prime donazioni di vaccino cinese Sinopharm giungono alla Bosnia il 23 gennaio, ben prima del programma vaccinale Onu Covax, per poi arrivare in Montenegro e Algeria, Egitto, Marocco e Tunisia, Libano e Siria: ben 27 Paesi nei primi mesi 2021. Pechino accompagna la distribuzione con roboanti dichiarazioni politiche: auspici di cooperazione, garanzie di fornitura a Paesi in via di sviluppo, disponibilità verso qualsiasi utente. Tanto che il direttore degli Africa Centers for Disease Control and Prevention, John Nkengasong, elogia “gli sforzi della Cina nell'aiutare i Paesi africani”. La Russia non resta però a guardare: decine di migliaia di dosi del siero di Mosca Sputnik V arrivano in Tunisia, Cisgiordania, a Gaza e Cipro.

La questione ha chiare implicazioni politiche, oltre che scientifico-sanitarie. Lo conferma la situazione in Turchia. L’alleanza turco-cinese parte a gennaio 2021 con due forniture per complessivi 9,5 milioni di dosi. In partnership con i russi arrivano invece al premier Erdogan forniture e licenze di Sputnik. Sempre sul piano geopolitico, la pandemia fa da enzima del “grande disgelo” sancito il 7 maggio tra Egitto e Turchia (due Paesi osservati con analoghe preoccupazioni dalle organizzazioni internazionali) dopo quasi un decennio di reciproche “accuse di golpismo e terrorismo" dovute alle Primavere arabe. Una svolta a cui i mass media italiani non danno grande spazio.

La stessa disattenzione si rileva rispetto al ruolo della pandemia in relazione a fragilità e divari socioeconomici. Tra le poche voci, quella del Papa che nell’aprile 2021 chiede di “superare i ritardi nella distribuzione dei vaccini”. E della Caritas, che avverte: “In Bosnia-Erzegovina situazione drammatica”. Anche l'inviato Onu per il Medio Oriente, Tor Wennesland, invita ad “accelerare il processo di vaccinazione della popolazione palestinese''. Le somministrazioni, infatti, incontrano ostacoli per le rivalità tra Israele e l’Autorità nazionale palestinese e soltanto il 18 giugno si raggiunge un accordo tra le due parti. 

Alla sottovalutazione informativa sembra corrispondere la mancanza di una visione euro-mediterranea strategica. L’impressione è che in Nordafrica e Medio Oriente la pandemia abbia accelerato un’instabilità cronica, a dieci anni dalle primavere arabe. Diverse notizie confermano il quadro, in generale e in particolare per il turismo, dove non si è comunque giunti a quelle interpretazioni e normative uniche dell’area mediterranea (né dei Paesi Ue) che avrebbero rassicurato e incentivato i viaggiatori.

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