Focus: Pasqua

Una festa per tante fedi

crocifissione
di Claudio Barchesi

La Pasqua, per gli ebrei, i cattolici e gli ortodossi, cade in date diverse, in funzione dei diversi metodi di calcolo legati ai ritmi della natura. Una festività che rimanda a radici religiose antichissime e al bisogno di 'sacralizzare' le fasi di rigenerazione della natura.

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L'espressione 'fare le pulizie pasquali', ancora utilizzata, indica la consuetudine di ripulire la casa dalla fuliggine e dallo sporco accumulato nei mesi invernali, prima della benedizione. Per questa tradizione, lo storico delle religioni Angelo Brelich rinveniva radici e paralleli già nella Roma repubblicana, dove le Vestali spazzavano il tempio della loro dea, gettando le immondizie nel Tevere e spolverando tutto con cura religiosa. Tutta la rievocazione pasquale, in verità, è carica di elementi condivisi da altre feste e da varie religioni.

"La Pasqua che per i cristiani celebra la resurrezione di Gesù, per gli Ebrei era inizialmente una festa primaverile per l'anno nuovo, celebrata la notte del plenilunio del mese di Nisan, a ricordare la notte in cui l'angelo sterminatore era 'passato oltre' (questo vuol dire l'ebraico pesach), colpendo solo i primogeniti degli Egiziani", spiega Sergio Ribichini, storico delle religioni dell'Istituto di studi sul Mediterraneo antico (Isma-Cnr). Col cristianesimo, oltre al significato, cambiò la data di celebrazione della festa. "Gli Ebrei la festeggiano il 14 di Nisan. I cristiani dapprima scelsero la domenica immediatamente successiva, per ricordare il giorno della risurrezione; poi, con il Concilio di Nicea del 325, la fissarono alla domenica seguente il primo plenilunio dopo l'equinozio di primavera, in pratica tra il 22 marzo e il 25 aprile", prosegue il ricercatore dell'Isma-Cnr. "Gli ortodossi seguono un calendario liturgico diverso e la loro data può variare dal 4 aprile all'8 maggio. Quest'anno, ad esempio, capiterà il 5 maggio".

In passato, gli studiosi delle religioni Mircea Eliade e James George Frazer insistevano sulle analogie tra la festa cristiana e gli antichi culti di divinità morenti e risorgenti. "Sono tesi in parte superate", conclude Ribichini. "Più pregnante, sul piano storico, quanto scrive l'antropologo Ernesto De Martino sulla festa come ripetizione rituale di un modello mitico originario, come superamento periodico dell'angoscia che pervade i momenti di crisi. Per quanti la celebrano come festa religiosa, in effetti, la Pasqua è un avvenimento fondante sempre uguale a se stesso e fuori del tempo, capace di rassicurare con la sua regolarità e centralità".

Claudio Barchesi

Fonte: Sergio Ribichini, Istituto di studi sul mediterraneo antico, tel. 06/90672356 , email sergio.ribichni@iscima.cnr.it 

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