Focus: Primavera

Montecassino, una ricostruzione controversa

montecassino
di Isabella Cioffi

Il 15 febbraio 1944 un bombardamento alleato distruggeva, per la quarta volta, l'Abbazia. A 70 anni di distanza, Elena Gigliarelli, responsabile del laboratorio 'Built Heritage' dell'Istituto per le tecnologie applicate ai beni culturali del Cnr, ricorda le polemiche che accompagnano i lavori di ricostruzione

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“Spirò il 21 marzo, quando la prima rondine tornava al suo nido a Montecassino, nido dell’ordine benedettino”. Da questa descrizione, riportata da Piero Bargellini ne 'I santi del giorno’, trae probabilmente origine il noto detto popolare “San Benedetto, la rondine sotto il tetto”, che associa la ricorrenza della morte del santo all'arrivo della primavera. L’annuale ritorno degli uccelli migratori tra le mura dell’abbazia benedettina, però, è stato spesso messo a rischio dalla travagliata storia del monastero, fondato nel 529 e poi distrutto (e ricostruito) quattro volte nel corso dei secoli: nel 581, ad opera dei Longobardi; nell’883 dai Saraceni; nel 1349 da un terribile terremoto; infine, durante la seconda guerra mondiale.

Ricorre quest’anno il 70° anniversario del bombardamento che, il 15 febbraio 1944, rase quasi completamente al suolo l’Abbazia. “Nell’erronea convinzione che vi si rifugiassero truppe tedesche, gli Alleati distrussero un tassello di storia, architettura e arte religiosa europea”, ricorda Elena Gigliarelli, dell’Istituto per le tecnologie applicate ai beni culturali (Itabc) del Cnr. “Rimase in piedi solo l'angolo sud-ovest dell'edificio; tutto il resto, armonicamente progettato, abilmente decorato e ricco delle testimonianze di 14 secoli di storia, fu ridotto a un ammasso di polvere e calcinacci. Fortunatamente, le preziose testimonianze storiche e artistiche raccolte e tramandate a Montecassino - dai primi rari documenti in lingua volgare ai famosi codici miniati cassinesi, fino ai rarissimi e pregiati incunaboli - erano state poste in salvo, a Roma, dai tedeschi alcuni mesi prima”.

All’indomani del conflitto mondiale, nel dibattito sull’eventuale ricostruzione dei monumenti danneggiati, sono emersi i problemi nell’applicazione delle teorie e dei principi del restauro. "Le proposte avanzate da idealisti o puristi sulla necessità di mantenere, con i ruderi, il segno della storia, apparvero subito insostenibili, in quanto gli edifici distrutti, fino a poco prima vitali, non avevano subito il lento processo di ruderizzazione dei monumenti archeologici", continua la ricercatrice, responsabile del laboratorio 'Built Heritage’ dell'Itabc-Cnr, che si occupa anche di strategie progettuali innovative per il restauro e la rifunzionalizzazione degli edifici storici. “A Montecassino prevalse allora la volontà di ricostruire l’abbazia com’era e dov’era. A sostenerla, personalità di spicco del mondo scientifico e accademico del tempo: Gustavo Giovannoni, Benedetto Croce, Renato Bonelli e Roberto Pane. In disaccordo alcuni storici dell'arte, tra cui Ranuccio Bianchi Bandinelli, che consideravano l’operazione un falso storico, contrario al principio di autenticità".

I lavori di restauro iniziarono, allora, il primo aprile 1949 e durarono 10 anni. "L’abate Ildefonso Rea volle riedificare il monumento sulla base del modello architettonico del '600-'700 che ne aveva decretato la grandiosità e la monumentalità, utilizzando il più possibile il materiale marmoreo recuperato dalle macerie. I lavori furono preceduti da un'accurata fase di ricerca e di studio dei disegni di rilievo realizzati in varie epoche: da quelli di Antonio da Sangallo, che lavorò all'abbazia nel 1531, a quelli di Gustavo Giovannoni del 1929. Preziosi, per una ricostruzione fedele, i disegni del monaco Angelo Pantoni, parte dell’archivio messo in salvo prima del bombardamento. La ricostruzione, diretta dall’ingegnere Breccia Fratadocchi", conclude Gigliarelli, "poté così restituire al monumento il suo aspetto esteriore, ma non i segni del passare dei secoli sulle sue strutture, andati irrimediabilmente persi".

Isabella Cioffi

Fonte: Elena Gigliarelli, Istituto per le tecnologie applicate ai beni culturali, Monterotondo Stazione, tel. 06/90672366 , email elena.gigliarelli@itabc.cnr.it, -

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