Focus: Cervello

L'isola dove si guarda dentro la mente

isola tiberina
di Claudio Barchesi

L’ospedale S. Giovanni Calibita di Roma, all’Isola Tiberina, conduce, in collaborazione con il Cnr, ricerca nel campo delle neuroscienze. Un team di scienziati, grazie alla Magnetoencefalografia, studia in particolare i meccanismi di sincronizzazione e bilanciamento tra regioni cerebrali, elementi decisivi in alcune patologie

Pubblicato il

L'Associazione Fatebenefratelli per la ricerca (Afar) è una rete distribuita su tutto il territorio nazionale di gruppi di ricerca clinica, attivi presso strutture sanitarie dell’Ordine ospedaliero di San Giovanni di Dio 'Fatebenefratelli’. Uno dei nuclei fondatori dell’Afar è l'ospedale romano S. Giovanni Calibita, all'Isola Tiberina. Tra i settori di ricerca trainanti dell’ospedale capitolino ci sono le neuroscienze, per le quali è in corso una convenzione con il Cnr che ha portato all’attivazione di un'apparecchiatura per Magnetoencefalografia (Meg/Eeg), tramite cui un'équipe di ricercatori ha ottenuto notevoli risultati sulla plasticità e sul riconoscimento del significato funzionale delle diverse aree cerebrali.

“Studiando pazienti affetti da patologie del sistema nervoso (ictus, disturbi del movimento, sclerosi multipla, Alzheimer e depressione) con tecniche di imaging cerebrale abbiamo compreso come il corpo e la mente vivano l’uno dell’altro dandosi vita a vicenda”, spiega Franca Tecchio, dell’Istituto di scienze e tecnologie della cognizione (Istc) del Cnr, e coordinatrice del Lets (Laboratory of Electrophysiology for Translational NeuroScience) presso l'unità di Magnetoencefalografia attiva al Fatebenefratelli.

I ricercatori usano un insieme di tecniche multimodali, integrando l’imaging con dati anatomici, metabolici, biochimici ed emodinamici. “Registriamo le variazione di flusso sanguigno e di consumo d’ossigeno cerebrale rilevate con la risonanza magnetica funzionale e l’attività elettrica neuronale con i campi elettrici (Eeg) e magnetici (Meg) generati dal nostro cervello assieme con l’attività elettrica muscolare (Emg)”, prosegue Tecchio. “I dati mostrano come - mentre sentiamo, guardiamo, ascoltiamo, leggiamo, giochiamo - le regioni del cervello coinvolte, anche lontane tra loro, si sincronizzano, si connettono funzionalmente creando reti unitarie che dinamicamente prendono forma per la durata del compito da svolgere e spariscono quando non servono più, tornando silenti”.

Questi meccanismi di sincronizzazione e bilanciamento tra regioni cerebrali possono essere un elemento decisivo in alcune patologie. “Il cervello è un organo capace di adattarsi rapidamente e può essere 'allenato'”, prosegue la ricercatrice dell’Istc-Cnr, “al fine di ripristinare l’organizzazione delle connessioni funzionali necessarie, ad esempio, per utilizzare una protesi sensorizzata di mano che traduca nei movimenti desiderati i segnali raccolti da elettrodi impiantati nei fasci nervosi di un braccio amputato. Le abilità automatiche del cervello sono l’ingrediente essenziale delle interfacce uomo-macchina (Bmi) e comprenderne i meccanismi prelude a future protesi cibernetiche”.

Studiare la mente, quindi, anche per offrire una migliore assistenza sanitaria. Stiamo preparando un intervento personalizzato di neuromodulazione – una tecnica non invasiva per modificare l’eccitabilità corticale – che compensi la fatica in chi soffre”, conclude Tecchio. “'Navigando' dentro il cervello del paziente, disegniamo un elettrodo per stimolare la regione da noi scelta per compensare le alterazioni osservate. I risultati ottenuti in un primo gruppo di pazienti affetti da sclerosi multipla sono incoraggianti”.

Claudio Barchesi

Fonte: Franca Tecchio, Istituto di scienze e tecnologie della cognizione, Roma, tel. 06/6837382, -5 , email franca.tecchio@istc.cnr.it -

Tematiche