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Il fatto che l'imponente schieramento di tecnologia, conoscenza e formazione di cui dispone il Giappone, Paese notoriamente a rischio sismico, non abbia assicurato l'incolumità a tutti gli abitanti delle zone colpite dallo tsunami suscita un senso di impotenza e porta a interrogarsi sull'efficacia e l'utilità dei sistemi di allerta per questo tipo di fenomeno.
Una tematica, questa, che già da anni vede protagonista l'Istituto di scienze marine (Ismar) del Cnr di Bologna, in veste di coordinatore del progetto Nearest della Commissione Europea (Integrated observations from Near shore Sources of Tsunamis: towards an early warning system). Il progetto ha portato all'istallazione di uno 'tsunamometro', nella stazione abissale Geostar, a 3.200 metri di profondità nel golfo di Cadice.
Rispetto al 'Pacific Tsunami Warning', Nevio Zitellini, dell'Ismar-Cnr spiega: "Dal punto di vista tecnico possiamo affermare che il sistema di allerta tsunami ha funzionato, inviando il primo allarme dopo 9 minuti dal terremoto. La tempestività dell'allerta non è stata però sufficiente per evacuare tutte le popolazioni minacciate."
"Gli ultimi dati, che man mano stanno arrivando dal Giappone", prosegue Francesco Chierici, dell'Ismar-Cnr, "fanno ritenere che, in alcune località, la rottura generata dal terremoto si sia propagata fin oltre la linea di costa, generando lo tsunami probabilmente in maniera istantanea. In questo modo, dal momento in cui è scattata l'allerta, non c'è stato praticamente tempo per permettere di evacuare le popolazione coinvolte. Per reagire al senso di impotenza dobbiamo migliorare i sistemi di allerta e renderne più rapido ed efficace l'invio, aspetti ai quali si sta già lavorando. Tuttavia, è necessario essere consapevoli che questo può non essere sufficiente a riparare tutti dalla minaccia costituita da tsunami distruttivi generati nelle immediate vicinanze della costa."
Nonostante non sia possibile azzerare vittime e danni, si possono mitigare gli effetti devastanti di questi fenomeni. "Occorre un'azione integrata che preveda, oltre a sistemi di warning ancora più efficaci, norme di costruzione che tengano conto anche di tale rischio e, ove possibile, l'allontanamento degli insediamenti dalle linee di coste minacciate", conclude Zitellini.
Barbara Pittaluga
Fonte: Francesco Chierici, Istituto nazionale di astrofisica , email chierici@ira.inaf.it - Nevio Zitellini, Istituto di scienze marine, Bologna, tel. 051/6398890 , email nevio.zitellini@bo.ismar.cnr.it -