Depurazione idrica migliore con il bioreattore dell'Irsa
Un nuovo sistema progettato dai ricercatori dell'Irsa-Cnr consente di diminuire del 90% la produzione di fanghi durante il processo di depurazione delle acque di scarico in città, permettendo altresì una maggiore efficienza degli impianti e un sensibile risparmio economico
Incolore, inodore, insapore, l'acqua accompagna il nostro quotidiano con apparente semplicità. La realtà, però, è ben più complessa: problemi di approvvigionamento a parte, dopo l'uso si pone infatti il problema della gestione degli scarichi urbani.
Le tecnologie attualmente impiegate per la depurazione delle acque sono caratterizzate da un' elevata produzione di fango, il cui smaltimento risulta sempre più problematico e costoso a causa dell'aumento della quantità, tanto a livello nazionale quanto comunitario. Secondo dati della Commissione Europea dai 5 milioni di tonnellate (sostanza secca) del 1992 si è arrivati nel 2007 a superare i 10 milioni di tonnellate.
Inoltre, il trattamento di queste sostanze può arrivare a incidere per il 60% sui costi di depurazione. Risulta evidente, pertanto, l'interesse verso tecnologie vantaggiose in termini di compattezza di impianto, operatività, produzione di fango e spese di gestione.
L'Istituto di ricerca sulle acque (Irsa) del Consiglio nazionale delle ricerche ha sviluppato negli ultimi anni un nuovo bioreattore, Sbbgr (Sequencing Batch Biofilter Granular Reactor), in grado di depurare le acque di scarico con massima flessibilità e minima produzione di fango (fino al 90% in meno di quello comunemente prodotto nei depuratori convenzionali).
"Nel sistema messo a punto presso il nostro Istituto", spiega Claudio Di Iaconi, ricercatore dell'Irsa-Cnr, "i batteri si sviluppano in granuli a elevata densità; questo permette di mantenere nel reattore una quantità di microorganismi fino a 10 volte maggiore di quella presente nei depuratori tradizionali consentendo sia di ridurre le volumetrie dell'impianto sia di realizzare un concreto risparmio".
Un prototipo a scala dimostrativa installato con successo impiegato presso l'impianto di depurazione dei liquami urbani di Bari occidentale durante il progetto Perbiof, finanziato dall'Unione Europea nell'ambito del Programma 'Life' conclusosi a fine 2008. L'inserimento del bioreattore Sbbgr nello schema di trattamento dei depuratori esistenti ha consentito di diminuire i quantitativi di fanghi da smaltire (fino a 10 volte), il consumo energetico (fino a 3 volte), le emissioni di gas serra (fino a 5 volte) e i potenziali di ecotossicità (fino a 30 volte).
Ma le possibili applicazioni di questa nuova tecnologia non si limitano solo agli scarichi urbani: il sistema è stato testato con risultati positivi anche per depurare i rifiuti liquidi dell'industria conciaria e tessile, nonché i percolati provenienti da discariche di materiali solidi urbani.
"Questi incoraggianti risultati", conclude il ricercatore dell'Irsa-Cnr, "potrebbero consentire di diminuire notevolmente l'impatto ambientale degli attuali presidi depurativi". La tecnologia 'made in Italy', ha ricevuto dalla Commissione Europea, lo scorso giugno, il riconoscimento 'Best Life Environment Project'.
Emanuele Grimaldi
Fonte: Claudio Di Iaconi, Istituto di ricerca sulle acque, Bari, tel. 080/5820525 , email claudio.diiaconi@ba.irsa.cnr.it -