La percezione che abbiamo dello sport e il significato che gli viene attribuito, soprattutto in termini di etica e di educazione, risentono di alcuni stereotipi. Lo dimostra un'indagine condotta dall'Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali (Irpps) del Cosiglio nazionale delle ricerche. Si registra una mutazione della pratica sportiva, calcio in primis, intesa come modello popolare da seguire. Antonio Tintori dell'Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali del Cnr fa il punto sulla percezione e il significato dello sport, anche alla luce di alcune recenti proposte sul gioco del calcio che parrebbero minarne alla base i valori, che fino a oggi sembravano indiscussi: “Negli anni si è persa la trasmissione, attraverso lo sport, dei valori socialmente positivi”. Un altro dato degno di considerazione attesta la crescente destrutturazione delle capacità fisiche e l'aumento della sedentarietà: le nuove generazioni sostanzialmente si muovono poco. "Non essendoci più il gioco di strada come un tempo, i più piccoli hanno perso le capacità coordinative di base, come la destrezza, l'equilibrio, il ritmo. Tutte capacità che si acquisiscono nei primi anni di vita”, aggiunge il ricercatore. “È un problema che va a sommarsi a quello della sedentarietà che, oltre ridurre lo stato di benessere, arreca un sovraccarico alle strutture sanitarie”.
La recente polemica di una Superlega calcistica è, probabilmente, solo la punta di un iceberg che nasconde una serie di problemi che vanno affrontati e risolti, perché "il calcio, e lo sport in generale tornino a essere un veicolo di promozione, di benessere sociale e, quindi, anche di educazione", conclude Tintori.