In digitale il mappamondo di Fra Mauro
È uno dei più preziosi manufatti cartografici tardo-medievali. Realizzato intorno al 1450, rappresenta e mette in connessione tutti i territori conosciuti all'epoca. Conservato a Venezia presso la Biblioteca nazionale marciana, integra ed espande i saperi della Geografia di Tolomeo, delle carte marine e di numerosi racconti di viaggio, tra cui il Milione di Marco Polo. Ne parliamo con il ricercatore Angelo Cattaneo dell'Istituto di storia dell'Europa mediterranea (Isem) del Cnr che prosegue le sue ricerche su questo prezioso documento
Il mappamondo di Fra Mauro, disegnato a Venezia intorno al 1450 e attualmente conservato presso la Biblioteca nazionale marciana nel capoluogo veneto, è considerato tra le più importanti e visionarie opere cosmografiche di tutti i tempi. Del suo autore, il monaco camaldolese Mauro, si sa molto poco: visse e operò tra il 1410 circa e il 1459-64 nel monastero di San Michele in Isola, nella laguna di Venezia. L'opera complessiva di Fra Mauro includeva, oltre a diversi “mappamondi” (in senso lato, opere cartografiche), anche “desegni” e “scripture”, tra le quali anche raccolte cosmografiche scritte, probabilmente preparatorie per gli estesi cartigli del mappamondo. Celebrato in vita come “cosmographus incomparablis”, Fra Mauro venne presto dimenticato. Il suo mappamondo - il più importante documento cartografico veneziano nel periodo di transizione fra la concezione medievale e le nuove conoscenze del mondo, apportate dai viaggi di esplorazione - divenne invece molto celebre. “Intorno alla metà del Cinquecento il mappamondo venne considerato da Ramusio 'uno dei miracoli di questa divina città', Venezia”, spiega Angelo Cattaneo dell'Istituto di storia dell'Europa mediterranea (Isem) del Cnr. “Ha dimensioni monumentali: è inscritto in una cornice quadrata lunga 223 cm, all'interno della quale è posta una cornice circolare di circa 196 cm. Include 3.000 iscrizioni, delle quali circa duecento sono cartigli complessi ed estesi, derivati da numerose fonti antiche e medievali, il resto toponimi, e centinaia di immagini (di città, templi, monumenti funebri, strade, confini, navi, naufragi), tra le quali spicca, nell'angolo inferiore sinistro, il paradiso terrestre miniato da Leonardo Bellini (ca. 1423-1490)”. L'opera descrive in modo approfondito il mondo così come percepito a Venezia, prima della scoperta delle Americhe. Fra Mauro descrive un'innovativa geografia dell'Africa, affermandone la circumnavigabilità molto prima che i viaggiatori portoghesi ne sperimentassero la fattibilità. Crea una complessa geografia dell'Asia, basandosi sulle indicazioni testuali di Marco Polo e Niccolò de Conti, che Fra Mauro intreccia con la “Geografia” di Claudio Tolomeo (II sec. A.D), che rappresentò la “partenza” per ogni discorso geografico dal XV secolo. “Più che una rappresentazione del mondo, il mappamondo è un progetto visionario che, mediante la cartografia, descrive la possibilità concreta di unire attraverso rotte marittime oceaniche l'intera ecumene”, prosegue il ricercatore. “Fra Mauro immaginava che le lontanissime Giava e Zaitun - Quanzhou, nel mar della Cina, ritenuta da Marco Polo il più grande porto al mondo - potessero essere collegate a luoghi più prossimi, quali Aden, Hormuz e le stesse Venezia e Lisbona, attraverso la circumnavigazione dell'Africa. Unendo le allora solo presunte navigazioni portoghesi lungo le coste africane con quelle degli 'çonchi da india', letteralmente le “giunche indiane”, nella parte occidentale del 'Mare indicum' in direzione del 'Mar delle Tenebre', e cioè l'Atlantico, si sarebbe potuta aprire un'immensa rotta che collegava i due mari e inserirsi nei ricchi circuiti commerciali dell'Oceano Indiano”.
Per rappresentare l'Asia centrale, la Persia, il bacino dell'Oceano indiano, il Cathai e il Mangi (rispettivamente, la Cina settentrionale e meridionale), Fra Mauro si avvalse delle narrazioni di Marco Polo, del francescano Odorico da Pordenone e del mercante Niccolò de' Conti. “Introdusse alcune sostanziali trasformazioni cosmografiche, ad esempio aprendo il bacino chiuso dell'Oceano Indiano tolemaico e ponendo accanto a Taprobana numerose isole sconosciute agli antichi, tra le quali Sumatra e Giava, descritte da Marco Polo e de' Conti”, aggiunge Cattaneo. “Tra il 1457 e il 1459, la corte di Alfonso V, re di Portogallo e Algarve, ne commissionò una copia che, inviata a Lisbona nell'aprile 1459, è andata perduta. Anche la corte di Lorenzo de' Medici ne commissionò una copia. Dipinta da pittori fiorentini che si recarono a San Michele intorno al 1480, venne esposta a Firenze, a Palazzo Medici Riccardi, ma dal 1494 se ne persero le tracce, probabilmente a causa dei tumulti antimedicei”. A lungo dimenticata, a fine Settecento la figura di Fra Mauro venne riscoperta da alcuni padri camaldolesi che iniziarono a documentare la storia dell'Ordine. “Il camaldolese Abondio Collina, professore all'Università di Bologna, riconobbe in Fra Mauro l'autore del celebre 'mappamondo di San Michele'” sostiene l'esperto. “Nel 1806, il cardinale camaldolese Placido Zurla, uno dei fondatori della storia della cartografia, trasformò il mappamondo e il suo autore nell'emblema e baluardo sia dei saperi e della cultura degli Ordini religiosi, sia della patria veneziana, contro la soppressione degli ordini religiosi e per rivendicare la grandezza (perduta) di Venezia, la cui millenaria indipendenza era stata interrotta dalle truppe napoleoniche nel 1796. Nel 1807, un gruppo di inglesi, finanziati dalla East India Company, ritenendo che il mappamondo derivasse da una mappa perduta di Marco Polo, ne commissionò una riproduzione manoscritta in dimensioni reali, come celebrazione dell'espansione inglese in Asia, attualmente conservata alla British Library”. Nel 1859, il Secondo Visconte di Santarém, già ministro del Regno portoghese, in esilio a Parigi, fece realizzare la prima edizione a stampa in dimensioni reali: la pubblicò nel 1854 nel suo “Atlas composé de des XIVe, XVe, XVIe et XVIIe siècles”, edito a più riprese a Parigi dal 1841. Ambiva a dimostrare che il mappamondo veneziano di Mauro, da lui ritenuto la “più portoghese di tutte le carte”, potesse servire a giustificare il colonialismo lusitano in Africa, minacciato da quello francese.
Con l'arrivo della fotografia, il mappamondo di Fra Mauro fu oggetto di importanti riproduzioni. La prima, nel 1871, del fotografo veneziano Carlo Naya, lo riprodusse in dimensioni reali su sedici lastre fotografiche. Recentemente, un raro esemplare della riproduzione di Naya è stato battuto all'asta per 280.000 euro. “Nel 1932, una speciale riproduzione fotografica, in dimensioni reali, venne inviata dal Cnr all'Esposizione internazionale di Chicago (Usa) del 1933 per rappresentare il progresso della scienza italiana”, conclude il ricercatore del Cnr-Isem. “Nel 1953 i facsimili inviati a Chicago rientrarono in Italia e furono raccolti presso il Museo nazionale della scienza e della tecnologia di Milano. Una riproduzione fotografica del mappamondo venne depositata presso la sede centrale del Cnr a Roma, dove si trova tuttora: prima esposta nell'Aula Fermi (immortalata da Armin Linke nel 2007, divenne la copertina del suo libro "Il corpo dello Stato") e poi nell'Aula Montalcini. Potrebbe trattarsi del facsimile fotografico inviato a Chicago nel 1933 e rientrato in Italia nel 1953 o di una seconda copia, stampata nel 1937, per l'inaugurazione, presso la sede centrale del Cnr, del 'Documentario', la raccolta di cimeli, in facsimile, che attestavano i progressi della scienza italiana: è un aspetto tuttora da approfondire”. L'attenzione per il mappamondo seguitò a creare sempre molto interesse. Per l'Esposizione universale di Roma del 1942, che però causa guerra non ebbe luogo, il governo italiano commissionò agli Alinari di Firenze una riproduzione fotografica in dimensioni reali e a colori che venne comunque realizzata e attualmente si trova esposta al Museo Galileo di Firenze. Nel 1956, per il settimo centenario della nascita di Marco Polo, il Poligrafico e Zecca dello Stato pubblicò un'edizione facsimile del mappamondo in 48 tavole litografiche a colori, con la trascrizione completa dei testi, curata da Tullia Gasparrini Leporace, direttrice della Biblioteca nazionale marciana. Questo accurato lavoro filologico rappresenta la base delle successive edizioni e traduzioni del mappamondo, tra le quali si distinguono due edizioni digitali open-access in italiano, inglese e cinese, una disponibile presso la biblioteca Marciana di Venezia dal novembre 2019, e una di imminente pubblicazione presso il Museo Galileo di Firenze.
Fonte: Angelo Cattaneo, Istituto di storia dell'Europa mediterranea , email angelo.cattaneo@isem.cnr.it -