Non intendiamo ovviamente entrare nel merito della campagna elettorale appena trascorsa, nella quale sono tuttavia emersi un paio di aspetti interessanti per chi si occupa di ricerca e di comunicazione scientifica: il primo è la presenza dei temi relativi all'innovazione, alla scienza e alla conoscenza nei programmi e nei dibattiti politici; il secondo, forse ancora più rilevante, è l'uso del fact checking applicato alle dichiarazioni politiche. Il controllo della veridicità delle affermazioni è infatti una sorta di applicazione del metodo scientifico, che è necessaria in assoluto e tanto più in un'epoca nella quale la quantità e la velocità delle informazioni circolanti è disorientante.
La battaglia contro le fake news, nelle settimane scorse, è stata cavalcata dai soggetti più vari, interni alla comunità politica ma non solo, in particolare per contrastare la tendenza dei candidati ad annunciare misure gradite all'elettorato ma insostenibili, per esempio, dal punto di vista finanziario e di bilancio. Allo stesso modo i media hanno offerto la possibilità di verificare quanto dei precedenti programmi politici sia stato realizzato da chi ha assunto posizioni di governo e la coerenza nei comportamenti e nelle dichiarazioni di chi è stato all'opposizione.
Certo, questo metodo viene spesso usato in modo tendenzioso, per smascherare debolezze e inaffidabilità degli avversari, ma è proprio da questo controllo incrociato che un cittadino può formarsi un'opinione consapevole. Poiché però lo scambio di accuse, alla lunga, può essere difficoltoso da interpretare quanto il gioco degli annunci e delle promesse, è indispensabile che nel dibattito si affermino dei mediatori, corretti e capaci di fare da filtro. A chi spetta questo compito? Ai giornalisti, naturalmente, che per appartenenza a un ordine professionale e per dovere deontologico hanno l'obbligo di diffondere notizie attendibili. Alle fonti istituzionali, poi, che nell'interesse pubblico devono comunicare in modo comprensibile ed efficace. Vi sono poi le autorità deputate: la polizia postale ha per esempio attivato un nuovo sito che permette di segnalare le news “manifestamente infondate”. Esistono anche software e piattaforme web di aiuto per discriminare e regolarsi nel mare magnum della Rete. Per non parlare degli studi, delle analisi, dei saggi come 'Postverità e altri enigmi' di Maurizio Ferraris (Il Mulino), e 'Conoscenza ignoranza mistero' di Edgar Morin (Raffaello Cortina).
Ma l'esigenza di assicurare la circolazione di informazioni attendibili è ormai stata recepita anche da coloro che finora sono stati imputati proprio in quanto propalatori di bufale: Facebook, per esempio, ha annunciato un sistema di ranking di fonti e testate, ancorché già molto criticato. A loro volta, alcuni investitori hanno minacciato i social network di bloccare le inserzioni pubblicitarie se non sarà garantita maggior attendibilità e controllo dei contenuti. Forse, dopo una lunga fase di esplosione quantitativa, stiamo finalmente rendendoci conto del bisogno inderogabile di un vaglio qualitativo della comunicazione. Di quest'esigenza, la ricerca scientifica è il paradigma, poiché la scienza non è un contenuto, un'area disciplinare, bensì un metodo che si basa su diversi, rigorosi parametri (verifica, riscontro, sperimentazione, dimostrazione, processo logico, riproducibilità, doppio cieco…) e che può e dovrebbe essere applicato in tutti gli ambiti della nostra vita pubblica. Politica inclusa.